Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Strade di memoria nel segno delle vittime di ‘ndrangheta Successo per il progetto promosso dai comuni di Cittanova a Vimodrone

Strade di memoria nel segno delle vittime di ‘ndrangheta Successo per il progetto promosso dai comuni di Cittanova a Vimodrone
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

«Porterò a Vimodrone le grandi emozioni ed i grandi spunti che mi ha
regalato Cittanova nell’incontro di oggi. Scambi: questo vogliamo e
dobbiamo fare. In un’Europa che si sta spaccando erigendo muri abbiamo la
possibilità di costruire un ponte che si basi sulla responsabilità e
l’impegno. Educare alla legalità è un dovere istituzionale, morale e
personale: dobbiamo combattere le cose che non vanno. Lo abbiamo fatto,
continueremo a farlo. È un orgoglio ricordare quello che abbiamo costruito
sulla strada della legalità. Se si vuole le cose si possono fare. Se si
vuole insieme, se ne faranno ancora di più. Questi sono i ponti che
vogliamo». Il sindaco di Vimodrone (Mi) Antonino Brescianini, che domenica
23 aprile ha chiuso l’incontro “costruiamo strade di memoria”, organizzato
con il comune di Cittanova (Rc) come prosieguo del gemellaggio sottoscritto
tra le due amministrazioni, ha chiuso così una mattinata intensa e proficua.

L’incontro al Polo Solidale per la Legalità F. Vinci di Cittanova, moderato
dal coordinatore di “Libera Informazione” Lorenzo Frigerio, si è aperto con
l’intervento del sindaco di Cittanova Francesco Cosentino, che ha spiegato:
«La scuola deve essere non tanto e soltanto il fine, quanto il mezzo per
memoria e impegno. Leggere la realtà e scrivere i valori fondamentali:
questo è e deve essere il percorso di legalità. Educazione e legalità
richiedono una relazione continua e costante con tutto il territorio. Mafia
e mafiosità sono più forti quando non fanno rumore. La mafia non è solo una
questione di ordine pubblico, ma soprattutto un modo di soggiogare la
nostra società».

Tanto lavoro da fare, ma con la gioia dei passi in avanti fatti negli
ultimi anni, come ha spiegato il referente di Libera Piana Gioia Tauro, don
Pino Demasi: «Ricordo tanti familiari delle vittime innocenti. Li ricordo
con il fazzolettone nero che copriva tutto il volto, spesso anche gli
occhi. Il fatto che oggi non siate qui vestiti di nero è molto
significativo: la memoria può restituire un senso per il cambiamento del
nostro territorio. Nel passato tante morti si sarebbero potute evitare se
fossimo stati più vivi, più attenti. Richiamare alla memoria, costruire
strade di memoria diventa motivo di impegno e di cambiamento. Loro – le
nostre vittime innocenti – sono ancora vivi. Loro camminano sulle nostre
gambe. Costruire strade di memoria significa prestare ai nostri morti la
nostra vita. L’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto». Una sala gremita,
quella di domenica mattina. Molti i familiari delle vittime innocenti di
mafia, come le sorelle di Francesco Vinci. E poi cittadini, sindaci,
rappresentanti delle scuole. Un obiettivo: iniziare percorsi reali di
memoria e impegno, come sottolineato dal referente di Libera Memoria
Calabria, Matteo Luzza: «La costruzione di una memoria collettiva parte dal
bisogno di fare squadra. Ecco perché è così importante questo gemellaggio.
Rendere umano il disumano che ci ha strappato i nostri cari non è facile,
ma indispensabile. La nostra rete di Libera contro le Mafie intende
celebrare da vive le nostre vittime innocenti. Questa progettualità deve
essere costruzione di percorsi: la vita vince sempre su tutto. L’impegno
dei familiari è stato proprio questo: andare dove c’è disagio per dire che
insieme si può costruire altro. Quale migliore forma di resistenza di
vincere l’angoscia del vivere quotidiano? La tentazione alla rassegnazione
(nulla cambia, nulla si può fare) deve essere vinta per essere liberi, per
celebrare ogni giorno come se fosse il 25 aprile. Non abbiamo nulla da
temere. I nostri cari questo ci chiedono: resistenza con un nuovo sforzo,
un nuovo impegno».

«Per tantissimi decenni abbiamo rimosso queste storie» ha specificato
Lorenzo Frigerio, che ha aggiunto: «Abbiamo lasciato dire agli altri che le
vittime innocenti si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non è vero. Non siamo noi, non sono stati loro a trovarsi nel luogo e nel
tempo sbagliato, ma i mafiosi. E se esistiamo, se stiamo costruendo insieme
qualcosa, lo dobbiamo solo ed esclusivamente ai familiari delle vittime
innocenti, che continuano ad esserci e a fare».

Un cammino congiunto, a partire dalle istituzioni. Come ha detto
l’assessore alla PI e Politiche giovanili della regione Calabria, Federica
Roccisano: «Dobbiamo trasferire ai ragazzi l’amore per il loro territorio.
Se stiamo insieme ognuno per la propria parte, in rete, in modo completo e
sano, allora potremo iniziare davvero a costruire strade di amore fatto di
rispetto. Ciò significa anche avere il coraggio di iniziare a chiamare le
cose con il proprio nome. La comunità c’è, esiste, ed è più forte della
‘ndrangheta». E come ribadito dal Presidente della Commissione regionale
contro la ’ndrangheta Arturo Bova: «Quando i boss mafiosi chiedono di
prendere i loro figli e salvarli abbiamo il senso reale dell’impegno contro
la ‘ndrangheta. Questa è la strada da prendere, ma dobbiamo imboccarla
tutti insieme, e senza titubanze».

Tutti insieme, partendo dalle scuole in rappresentanza delle quali sono
intervenute due dirigenti scolastiche. Angela Maria Colella: «Sulla
comunità educante si formano nuovi percorsi, in un’ottica di
collaborazione. La legalità a scuola viene promossa con esperienze di
convivenza civile, offrendo ai nostri giovani contatti continui con il
mondo culturale e sociale capace di trasmettere valori. Quelli che troppo
spesso dimentichiamo».

Eva Nicolò: «I valori della legalità rimangono parole al vento se non si
uniscono a percorsi reali di educazione nelle scuole. La scuola è il primo
luogo dove i ragazzi si confrontano con le regole, ed io sono orgogliosa di
farlo in una comunità come quella cittanovese, in cui si cammina in un
percorso virtuoso assieme all’amministrazione comunale. Quando parliamo di
educazione alla legalità ricordo sempre le due categorie di pensabile e
possibile. È chiaro che una società che rende pensabili i possibili è
destinata a soccombere. Il possibile deve essere limitato dal pensabile. Il
rispetto delle regole è un qualcosa di basilare: dobbiamo far sì che i
nostri alunni sappiamo stati al mondo, aiutandoli a sviluppare i valori che
fanno parte dello stare in una società».