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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Steve Jobs, l’uomo che diede un morso alla mela ma… non colpevolizzo’ Eva!

Steve Jobs, l’uomo che diede un morso alla mela ma… non colpevolizzo’ Eva!

Il genio visto dalla nostra scrittrice Mirella Maria Michienzi


Editoriale di Mirella Maria Michienzi

Steve Jobs, l’uomo che diede un morso alla mela ma… non colpevolizzo’ Eva!

Il genio visto dalla nostra scrittrice Mirella Maria Michienzi

 

 

   

Gentile Direttore,

grande è il simbolismo, e nel linguaggio e nelle azioni, di Steve Jobs. La sua mela morsa è proprio il suo super-simbolo, perché vi traspare non solo la sua idea di libertà totale, ma anche quella di autonomia di pensiero e di responsabilità individuale del proprio operato, senza condizionamenti alle altrui idee per…eventuali giustificazioni in caso di “ fallimento”.

Però anche Steve Jobs, , definito il genio simile ad Einstein, davanti alla morte si è dovuto inchinare ed arrendere.

Il mondo intero piange la sua prematura dipartita con l’incredulità che si riserva soltanto ai grandi personaggi, quasi non accettando la falce che miete senza alcuna distinzione.

Il mio modo di onorarlo è stato quello di leggere più volte il discorso che, nel 2005, fece ai laureandi dell’Università di Stanford.

Vi si deducono due cardini importanti: Il senso del tempo e  il senso dell’amore.

–        Il primo è un invito ai giovani a non sprecare il tempo, perché è limitato; a  vivere ogni giorno intensamente, come se fosse l’ultimo.

–        Il secondo è il consiglio di seguire sempre la voce del cuore, di fare tutto con amore, di lottare per raggiungere i propri sogni, di scoprire le proprie passioni e di non stancarsi di cercarle fin quando non si siano trovate…per potersi dedicare al lavoro con amore. Solo così, anche se c’è stato un rifiuto o un fallimento, si può ricominciare con lena ad insistere sullo “ stesso argomento” , perché ancora innamorati di ciò che si è fatto.

La visione del tempo è prospettata in maniera realistica. Lui, fautore di una tecnologia d’avanguardia, invita i giovani a guardare al futuro volgendosi sempre indietro, in un’unità-continuità tra passato, presente, futuro. Sottolineando che su questa terra siamo di passaggio, non pronuncia, però, la parola morte che, tuttavia, è presente, perché aleggia. Il genio con supremo pudore non si addentra nel mistero.

Questo simbolismo, tra richiamo del passato ed anticipazione del futuro, è il motivo conduttore della Montagna Incantata di T. Mann. Naturalmente sorge spontaneo il parallelo con il discorso che, nel 1939, Mann fece agli studenti dell’Università di Princeton presentando, appunto, il suo romanzo che sarebbe stato oggetto di studio degli stessi durante l’anno accademico.

Qui la ricerca del Gral, del sapere, della conoscenza sono incorniciati a chiare note dall’interrogativo sul  mistero del tempo, della vita, della morte, della morte che non c’è se non c’è vita. Grandi interrogativi senza risposta a cui Mann, nella Montagna Incantata, risponde per bocca di Behrens: “ Conosco la morte, sono un suo vecchio funzionario, mi creda, lei la sopravvaluta…Noi veniamo dalla tenebra e andiamo nella tenebra. In mezzo ci sono esperienze vissute. Ma il principio e la fine, la nascita e la morte non sono nostre esperienze…”.

Steve Jobs, come ho già detto, ha posto gli stessi interrogativi in maniera indiretta, non esplicita, lasciandoci, ancora una volta, nella libertà individuale di pensiero.

La morte da lui è stata sempre paventata, nel rendersi conto della brevità del tempo, ma intelligentemente non ha voluto mai approfondirla per non perdersi in astruse ed impossibili risposte.

Adesso che è nel “ mondo della verità” , adesso che ha quest’altra esperienza, forse potrà sciogliere l’enigma del principio e della fine.

Steve caro, chi sa se non inventi qualcosa per farcelo conoscere in anteprima,… prima che il nostro tempo finisca. Io ci conto e ancora grazie per tutto ciò che hai fatto.  Mirella

 

MIRELLA  MARIA  MICHIENZI