Lamezia, 65 arresti tra professionisti e boss. In manette politici, indagato parlamentare
Lug 26, 2013 - redazione
In carcere sono finiti personaggi di primo piano come l’ex consigliere provinciale di Catanzaro Giampaolo Bevilacqua. Indagato il parlamentare Piero Aiello. Sequestrati beni per 1,2 mln di euro – I NOMI
Lamezia, 65 arresti tra professionisti e boss. In manette anche politici, indagato un parlamentare
Un’operazione di vaste proporzioni quella messa a segno dalla Dda di Catanzaro che ha portato in carcere personaggi di primo piano come l’ex consigliere provinciale di Catanzaro Giampaolo Bevilacqua. Tra gli indagati anche il parlamentare Piero Aiello per il quale non è scattato l’arresto. Ipotesi di reato è associazione per delinquere di stampo mafioso
LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Un’operazione della Polizia di Catanzaro è in corso a Lamezia Terme per l’arresto di 65 persone. Tra gli indagati e gli arrestati ci sono anche politici, imprenditori, avvocati, medici e appartenenti alla Polizia penitenziaria. Con gli arresti, dicono gli investigatori, saranno annientate le cosche di Lamezia. A numerosi arrestati, oltre al reato di associazione mafiosa, sono stati contestati diversi omicidi verificatisi in una guerra di mafia svoltasi tra il 2005 ed il 2011.
La cosca Giampa’ di Lamezia Terme, per finanziare gli acquisti di armi e stupefacenti, nonché per garantire il pagamento degli stipendi agli affiliati, aveva creato un vorticoso sistema di truffe assicurative, avvalendosi della collaborazione di un gruppo composto da assicuratori, periti, carrozzieri, medici e avvocati. Dalle indagini è emerso anche che dal sistema-truffe arrivavano nelle casse della cosca, ogni anno, milioni di euro, di cui beneficiavano anche i professionisti che concorrevano con la cosca.
Nell’ambito dell’inchiesta Perseo della Dda di Catanzaro è indagato anche il parlamentare Piero Aiello, nei cui confronti è stata rigettata la richiesta di arresto avanzata dalla Dda. In particolare, per il parlamentare di centrodestra, l’accusa contestata è quella di voto di scambio. Aiello è stato eletto al Senato nelle elezioni politiche del febbraio scorso. In precedenza era stato assessore all’Urbanistica nella Giunta regionale di centrodestra. Aiello, di 57 anni, è di Catanzaro ed è un medico. Tra gli arrestati invece figura l’ex consigliere provinciale e attuale vice presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto lametino, Gianpaolo Bevilacqua, del Pdl.
A Bevilacqua sono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di estorsione. In particolare oltre alla connivenza con la cosca Giampà lo stesso avrebbe estorto ad un commerciante di abbigliamento sportivo alcune tute da recapitare a detenuti del clan.
Ad uno degli avvocati arrestati stamani nell’ambito dell’inchiesta Perseo, è stato contestato anche lo scambio elettorale politico-mafioso. Secondo l’accusa, il legale avrebbe finanziato la cosca Giampà di Lamezia Terme attraverso un suo autorevole referente per ottenere voti alle elezioni amministrative del Comune di Lamezia Terme del 2010.
sequestrati beni per un mln di euro
SEQUESTRATI BENI PER 1,2 MLN DI EURO
Beni per un milione e 200 mila euro sono stati sequestrati dai militari della Guardia di finanza di Catanzaro nell’operazione compiuta congiuntamente con la polizia di Stato contro la cosca della ‘ndrangheta dei Giampà di Lamezia Terme. I beni sono stati sequestrati a cinque imprenditori arrestati stamane nell’operazione ‘Perseo’. A due degli imprenditori, operanti nel settore dell’edilizia, è stato contestato il reato di reimpiego di valori di provenienza illecita. E’ stato infatti accertato che impiegavano in attività economiche edili il denaro provento delle attività usuraie della cosca di ‘ndrangheta, soprattutto mediante l’acquisto di terreni, che procedevano a “lottizzare” e ad edificare, per la successiva cessione a terzi estranei all’organizzazione delinquenziale. Nei confronti dei due imprenditori sono stati sequestrati beni per 1 milione e 200 mila euro. Un terzo imprenditore ha avviato imprese edili per conto della stessa organizzazione ed è accusato di estorsione e ricettazione. In particolare avrebbe custodito un motorino rubato utilizzato per compiere un omicidio. Un imprenditore del settore dei fuochi pirotecnici ha invece fornito esplosivo a diverse cosche di ‘ndrangheta. Un commerciante di abbigliamento nascondeva e custodiva automezzi rubati da usare in azioni criminali contro cosche avversarie.
ECCO LA NOTA DEL COMANDO PROVINCIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA DI CATANZARO
NELLE PRIME ORE DI STAMANI, MILITARI DEL GRUPPO DELLA GUARDIA DI FINANZA DI LAMEZIA TERME, COORDINATI DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI CATANZARO – D.D.A –, HANNO ARRESTATO 5 IMPRENDITORI AFFILIATI ALLA ‘NDRANGHETA LAMETINA, SEQUESTRANDO BENI PER UN VALORE COMPLESSIVO DI CIRCA 1.200.000 EURO.
L’ATTIVITÀ DI POLIZIA GIUDIZIARIA, INNESTATA NELLA PIÙ AMPIA OPERAZIONE DI POLIZIA GIUDIZIARIA DENOMINATA CONVENZIONALMENTE “PERSEO”, È STATA ESEGUITA SIMULTANEAMENTE ALLA SQUADRA MOBILE DELLA POLIZIA DI STATO DI CATANZARO.
I REATI CONTESTATI DAI FINANZIERI SPAZIANO DALL’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO, ALL’ESTORSIONE, ALLA RICETTAZIONE, FINO AL POSSESSO DI MATERIALI ESPLODENTI.
NEI CONFRONTI DI DUE DEGLI IMPRENDITORI, OPERANTI NEL SETTORE DELL’EDILIZIA, È STATO STIGMATIZZATO, OLTRE AL REATO DI ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO, IL REIMPIEGO DI VALORI DI PROVENIENZA ILLECITA. E’ STATO INFATTI ACCLARATO CHE IMPIEGAVANO IN ATTIVITÀ ECONOMICHE EDILI IL DENARO PROVENTO DELLE ATTIVITÀ USURARIE SVOLTE DAI SODALI DELLA COSCA DI ‘NDRANGHETA, SOPRATTUTTO MEDIANTE L’ACQUISTO DI TERRENI, CHE PROCEDEVANO A “LOTTIZZARE” E AD EDIFICARE, PER LA SUCCESSIVA CESSIONE A TERZI ESTRANEI ALL’ORGANIZZAZIONE DELINQUENZIALE. SONO STATI SVOLTI NEI LORO CONFRONTI ANCHE ACCERTAMENTI PATRIMONIALI, INDIVIDUANDO BENI MOBILI ED IMMOBILI PER UN VALORE COMPLESSIVO DI CIRCA € 1.200.000, SOTTOPOSTI A SEQUESTRO.
UN TERZO IMPRENDITORE, ANCH’ESSO OPERANTE NEL CONTESTO DELL’EDILIZIA, HA PARTECIPATO ALL’ASSOCIAZIONE CRIMINALE CON IL COMPITO, TRA GLI ALTRI, DI CUSTODIRE E INVESTIRE DENARO DELLA COSCA, AVVIANDO IMPRESE EDILI PER CONTO DELLA MEDESIMA ORGANIZZAZIONE. INOLTRE LO STESSO È ACCUSATO DI ESTORSIONE, PER AVER INDEBITAMENTE PRETESO SOMME DI DENARO DA ALTRI IMPRENDITORI, NONCHÉ RICETTAZIONE, PER AVER CUSTODITO UN MOTOCICLO DI PROVENIENZA FURTIVA, CONSEGNANDOLO SUCCESSIVAMENTE AD UN “GRUPPO DI FUOCO” DELL’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE, AL FINE DI PERPETRARE UN OMICIDIO.
UN ULTERIORE IMPRENDITORE, OPERANTE NEL SETTORE DELLA FABBRICAZIONE DI ARTIFIZI PIROTECNICI, HA FORNITO IN VARIE OCCASIONI ESPLOSIVO A DIVERSE COSCHE DI ‘NDRANGHETA, CHE LO HANNO UTILIZZATO PER COMPIERE DANNEGGIAMENTI A FINI ESTORSIVI A DANNO DI ALTRI IMPRENDITORI OVVERO CONTRO ORGANIZZAZIONI CRIMINALI CONTRAPPOSTE.
INFINE, UN COMMERCIANTE DI ABBIGLIAMENTO SI È VISTO ATTRIBUIRE LE ACCUSE DI RICETTAZIONE E FAVOREGGIAMENTO PERSONALE, PER AVERE FORNITO APPOGGIO LOGISTICO ALLA COSCA DI ‘NDRANGHETA, PER LA QUALE OCCULTAVA E CUSTODIVA AUTOMEZZI RUBATI DA UTILIZZARE ANCHE IN AZIONI CRIMINALI NEI CONFRONTI DI AFFILIATI A COSCHE AVVERSARIE.
IL SEQUESTRO DI BENI ODIERNO (PARI, COME ACCENNATO, A CIRCA 1.200.000 EURO) “COMPLETA” ED INTEGRA QUELLO ESEGUITO, NEI MESI SCORSI, DAGLI STESSI MILITARI DEL GRUPPO DI LAMEZIA TERME NEL CORSO DELL’ OPERAZIONE “MEDUSA”, IN CUI FURONO APPRESI BENI ILLECITAMENTE ACCUMULATI DALLA MEDESIMA CONSORTERIA CRIMINALE PER UN VALORE STIMATO DI OLTRE 2 MILIONI DI EURO.
Questore: disarticolato sistema mafioso
”L’importanza di questa operazione non si desume soltanto dal numero e dalle caratteristiche degli indagati e dalla quantità dei poliziotti impiegati, circa 400, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza di avere ricostruito ed in parte disarticolato un vero e proprio ‘sistema mafioso”’. Lo ha detto all’ANSA il questore di Catanzaro, Guido Marino, facendo riferimento all’operazione contro la cosca Giampà di Lamezia Terme. ”Un ‘sistema’ – ha aggiunto – in cui hanno trovato posto non soltanto gli affiliati conclamati alle cosche, ma anche professionisti insospettabili. Si trattava di un ‘sistema mafioso’ che non soltanto ha insanguinato Lamezia Terme a suon di omicidi, ma ha anche dissanguato una parte della già fragile economia lametina”. ”L’auspicio, a questo punto – ha concluso il questore Marino – è che la società civile di Lamezia Terme rifletta e reagisca”.
Operazione Perseo, l’elenco degli indagati
Questo l’elenco degli indagati nell’operazione Perseo portata a conclusione questa mattina dalla squadra mobile di Catanzaro diretta dal vice questore Rodolfo Ruperti. Tra gli indagati figurano persone già detenute per altre ragioni e altre per le quali non sono state previste misure cautelari. Tra gli indagati figurano anche eminenti esponenti politici tra cui il senatore del Pdl Pietro Aiello.
Diverse le ipotesi di reato contestate a vario titolo ai diversi indagati, si va dalla associazione mafiosa alla truffa, al voto di scambio, all’estorsione e al concorso esterno in associazione mafiosa
Fozza Emiliano
Sirianni Domenico
Crapella Andrea
Mercuri Michael
Cerra Nino
Paradiso Angelo Francesco
Ventura Antonio
Grutteria Giuseppe
Bentornato Pasquale
Bentornato Michele
Curcio Antonio
De Vito Antonio
Renda Francesco
Trovato Franco
Trovato Luigi, detto Gino
Trovato Luciano
Muraca Antonio
Ammendola Giuseppe
Strangis Gino
Strangis Pasquale
Strangis Pino
Ascone Salvatore detto “U Pinnularu”
Donato Antonio
Lucchino Giuseppe
Galiano Giorgio
Fragale Antonio
Mascaro Francesco Costantino
Cosentino Giovanni
Giampà Domenico
Catroppa Giuseppe
Catroppa Pasquale
Bonaddio Vincenzo
Giampà Pasquale
Notarianni Aldo
Notarianni Antonio
Molinaro Maurizio
Giampà Vincenzo
Torcasio Alessandro
Paola Claudio
Voci Eric
Torcasio Saverio
Arcieri Vincenzo
Ventura Vincenzo
Scalise Daniele
Scalise Pino
Voci Antonio
Gullo Fausto
Strangis Emanuele
Notarianni Carmine Vincenzo
Notarianni Pasquale
Folino Alessandra
Ciubuc Dragos Ionut
Notarianni Giuseppe
Bonafè Carmen
Giampà Alberto
Muraca Michele
Perri Vincenzo
Curcio Domenico
Chirumbolo Giancarlo
Aiello Pietro
Scaramuzzino Giovanni
Torcasio Vincenzo
Notarianni Luigi di Aldo
Curcio Petronio Carlo
Rotundo Renato
Gigliotti Pasquale
Paradiso Antonio
Arzente Luciano
Ruiz Juan Manuel
Giampà Davide
Giampà Saverio
Torcasio Vincenzo detto “U russu”
Bevilacqua Giampaolo
Orlando Davide
Chirico Domenico
Tiziana D’Agosto
Ricorso Dda a riesame contro il non arresto di Aiello
La Dda di Catanzaro ha presentato ricorso al Tribunale del riesame contro il mancato accoglimento, da parte del gip, della richiesta di arresto del senatore Piero Aiello. Il ricorso è stato depositato ieri, ma la data dell’udienza non è stata ancora fissata. Aiello, secondo l’accusa, in occasione delle regionali del 2010, avrebbe promesso l’affidamento di appalti per la fornitura di materiale vario alla Regione ai boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello in cambio di voti.
Vicepresidente Sacal, 50% sconto per tute detenuti
Uno sconto del 50% sull’acquisto di alcune tute perché destinate ai detenuti. A chiederlo ad un commerciante, secondo la Dda di Catanzaro, è stato Gianpaolo Bevilacqua, vice presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme e capogruppo del Pdl alla Provincia di Catanzaro fino allo scioglimento deciso in seguito al decreto sull’abolizione delle Province. Bevilacqua è stato arrestato stamani nell’operazione Perseo condotta dalla polizia. Oltre che di estorsione, il politico è accusato anche di avere stretti legami con esponenti della cosca Giampà.
Dda, omertà non solo paura ma anche cointeressenza. “Drammatico ricorso a truffe assicurazioni anche cittadini”
”L’omertà non è dovuta solo alla paura ma anche a rapporti di cointeressenza”. A dirlo è stato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli illustrando i particolari dell’inchiesta Perseo nell’ambito della quale è indagato il senatore Piero Aiello e 65 persone sono state arrestate. ”Con il sistema delle truffe alle assicurazioni – ha aggiunto Borrelli – messo in atto grazie a avvocati, medici, carrozzieri, periti, la cosca Giampà non solo aveva trovato un nuovo sistema di finanziamento, ma aveva creato una collusione tra ‘ndrangheta e cittadini, non tutti ovviamente, che per ottenere benefici economici si rivolgevano al boss chiedendo ed ottenendo il permesso di beneficiare dello stesso meccanismo. Ciò è drammatico ed è indice della pervasività della ‘ndrangheta e di come questa ottenga quel consenso che è la ragione del suo successo”. Borrelli ha anche sostenuto che dopo i colpi inferti alla cosca Giampà, l’attenzione della Dda si sposterà adesso già dai prossimi mesi sulle cosche Iannazzo e Torcasio ed anche su quei gruppi che dopo i primi arresti dei Giampà stanno cercando di prenderne il posto. Il procuratore aggiunto della Dda ha anche messo in evidenza come ”raramente le vittime hanno collaborato spontaneamente. Questo è grave perché l’opera dello Dda in altre realtà calabresi ha innescato meccanismi virtuosi che dovrebbero partire anche a Lamezia. E’ incredibile, poi, che un esponente politico, Gianpaolo Bevilacqua, vada in un negozio a dire che vuole lo sconto per acquistare le tute per i detenuti. Siamo tra il drammatico ed il folcloristico”. ”Con questa operazione – ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – grazie all’attività della squadra mobile, abbiamo fatto tabula rasa. La cosca Giampà era una holding criminale in cui c’era un ramo che si occupava delle truffe alle assicurazioni, uno che si occupava di droga ed uno dedicato alle estorsioni che riguardavano tutti i commercianti che pagavano con varie modalità. Avevamo detto che non ci saremmo fermati davanti a nessun santuario e così abbiamo fatto”. Il questore di Catanzaro Guido Marino, dal canto suo ha evidenziato che gli ”piacerebbe esprimere gratitudine alla società civile di Lamezia che aspettiamo batta un colpo. Chiediamo di riflettere e reagire, senza atti di eroismo che quelli non servono”. L’importanza del pentimento del boss Giuseppe Giampà, figlio del capocosca Francesco, detto ”il professore”, è stata sottolineata dal capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti. ”E’ stata una svolta – ha detto – perché ci ha dato una chiave di lettura particolare dei fatti che già noi stavamo ricostruendo, parlandoci della zona grigia”.
Gip, patto scellerato consigliere Provincia-cosca. Emerge immagine desolante politico con stabile relazione
La ”rigorosa” valutazione del racconto di vari collaboratori di giustizia ”restituisce in modo assolutamente nitido ed evidente, l’immagine, invero desolante, di un politico che, da anni, ha intessuto una stabile, paritetica, assolutamente deprecabile relazione di cointeressenza e solidarietà con l’organizzazione, nella perfetta consapevolezza di essere colui che ricambia o deve ricambiare i numerosi favori ricevuti per la sua brillante ascesa politica”. E’ questo il ritratto fatto dal gip di Catanzaro Abigail Mellace, di Gianpaolo Bevilacqua, del Pdl, vice presidente della società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme e ex consigliere provinciale di Catanzaro. Bevilacqua è stato arrestato stamani, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e estorsione, nell’operazione Perseo condotta contro la cosca Giampà di Lamezia Terme. ”Pertanto – prosegue il gip – anche a volere affermare che oggi Bevilacqua è costretto ad assumere determinati comportamenti compiacenti o collusivi nei confronti degli indagati, è evidente come siffatta affermazione non scrimini in alcun modo la sua condotta, essendo questa sua attuale posizione ‘vincolata’ nient’altro che la conseguenza di un patto scellerato, liberamente e volontariamente siglato in precedenza e in forza del quale egli ha ottenuto la promessa di un incondizionato appoggio elettorale in cambio della promessa di favori di vario genere”. Il gip, esaminando l’accusa di estorsione ad un commerciante, evidenzia poi come Bevilacqua ”si presta, senza remore, addirittura a fare acquisti, pretendendo lo stesso sconto praticato a tutti gli altri sodali, e quindi a spendere la propria persona oltretutto nei confronti di un soggetto che sa essere perfettamente consapevole dei ruoli importanti che ricopre in ambito politico e, più in generale, nel mondo del lavoro”. Il giudice definisce quindi ”inquietante la circostanza che Bevilacqua, per fare acquisti in favore di detenuti, si sia recato in un esercizio commerciale che da anni è sottoposto ad un giogo mafioso asfissiante, in un esercizio cioè dove si recano con straordinaria frequenza tutti i sodali e ove gli stessi usufruiscono di un forzoso sconto che è stato precedentemente imposto come prezzo per non subire atti intimidatori”.
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