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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Slovacchia dà scacco all’euro, bocciato fondo salva Stati

Slovacchia dà scacco all’euro, bocciato fondo salva Stati

Votata sfiducia a governo, forse nuovo voto tra una settimana

Slovacchia dà scacco all’euro, bocciato fondo salva Stati

Votata sfiducia a governo, forse nuovo voto tra una settimana

 

(ANSA) BRATISLAVA  – Il “no” della Slovacchia all’ estensione del fondo salva-Stati europeo mette a rischio l’ intero progetto di soccorso finanziario ai paesi dell’ Eurozona e aggrava la crisi del debito. Il Parlamento slovacco ha bocciato la proposta avanzata dall’esecutivo di centro-destra e insieme sfiduciato il governo guidato dal premier Iveta Radicova. La conclusione era apparsa già chiara nel dibattito del pomeriggio e il voto l’ha confermata: dei 124 deputati presenti hanno votato contro 9 deputati, 55 hanno votato a favore, ma 60 deputati si sono astenuti. Dopo il voto positivo di Malta ieri sera, la Slovacchia era l’ultimo paese dei 17 a procedere al voto sul fondo ed è ora l’ unico paese a non averlo ratificato. Di fatto il verdetto negativo potrebbe avere solo un effetto di rallentamento per l’estensione del fondo Efsf, perché una nuova votazione potrebbe tenersi già la prossima settimana. I deputati slovacchi si sono riuniti per ratificare l’ estensione del fondo salva-Stati oggi nel primo pomeriggio. In seguito a disaccordi manifestatisi nelle ultime settimane dentro la coalizione quadripartita, dovuti all’ atteggiamento negativo del partito Libertà e Solidarietà (Sas), il voto in Parlamento era unito al voto di fiducia al governo. Con il voto voto negativo del Parlamento unicamerale è caduto anche il governo quadripartita di centro destra, formato dall’ Unione slovacca dei cristiani democratici (Sdku), Libertà e Solidarietà (Sas), Movimento dei cristiani democratici (Kdh), e dal partito della minoranza magiara Most-Hid. La coalizione era uscita vincente dalle elezioni del giugno 2010 ed aveva sostituito l’esecutivo di centro sinistra del premier Robert Fico. Una delle prime decisioni del governo della Radicova era un “no” al prestito alla Grecia e un “si” preliminare alla creazione del fondo salva-Stati, al quale allora la Slovacchia avrebbe dovuto contribuire con 4,37 miliardi di euro. A riforma avvenuta il contributo slovacco è salito a 7,7 miliardi di euro (circa il 10% del Pil), cosa ritenuta inammissibile dai liberali del Sas. Di fatto, il Paese con un esborso di questa entità rischia di indebitarsi a sua volta. A dirlo è stato anche il leader del Sas Richard Sulik. Ha sostenuto che la Slovacchia è troppo povera per pagare gli errori degli altri paesi più ricchi. Per questo aveva chiesto che la Slovacchia fosse dispensata dall’ obbligo di pagare il suo contributo all’Efsf, che avesse il diritto di veto sui futuri stanziamenti dell’ Efsf e che si potesse disimpegnare dal Meccanismo europeo di stabilità permanente (Esm).
TROIKA SESTA TRANCHE AIUTI A INIZIO NOVEMBRE – La Grecia alla fine sembra avercela fatta e a inizio novembre, con tutta probabilità, riceverà la sospirata sesta tranche di aiuti internazionali da 8 miliardi. La troika (Ue,Fmi e Bce) ha concluso oggi la sua quinta missione ad Atene riscontrando “importanti progressi” nel risanamento fiscale, anche se – avvertono gli ispettori – saranno necessari ulteriori tagli alla spesa per centrare gli obiettivi sul deficit per il 2013 e 2014. Lo sblocco degli aiuti che consentiranno al Paese di sopravvivere e pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, arriva mentre il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, avverte che la crisi è sistemica e i leader Ue si apprestano a ridiscutere il salvataggio bis della Grecia, siglato il 21 luglio, e che potrebbe prevedere svalutazioni più pesanti per i creditori privati. La corsa alla ricapitalizzazione delle banche europee fa prefigurare svalutazioni anche superiori al 50% sul debito greco contro il 21% previsto e oggi c’é stato il giallo sulle dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: stando alla stampa, avrebbe ipotizzato svalutazioni anche superiori al 60%. Una bomba che Junker è stato poi costretto a disinnescare con una smentita ufficiale (“intendevo dire che le svalutazioni potrebbero superare il 21%”) ma resta il fatto che – come spiega la troika – “il successo del programma continua a dipendere dalla mobilizzazione di adeguate risorse finanziarie con il coinvolgimento del settore privato e statale”. La troika ha ora 10 giorni di tempo per stilare un rapporto che sarà alla base delle discussioni dell’Ue sulle modifiche al secondo piano salva-Grecia, tenuto conto che la recessione in Grecia “sarà molto più pesante del previsto”. Intanto, per il via libera alla tranche da 8 miliardi bisognerà aspettare la ratifica del board del Fmi e dell’Eurogruppo che si riunirà il 23 ottobre, e i fondi “molto probabilmente – precisa la troika – saranno disponibili a inizio novembre”. In cambio, il ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos, annuncia nuovi sacrifici e promette decurtazioni su pensioni e stipendi, incluso il licenziamento di 30.000 dipendenti pubblici. “Faremo ciò che deve essere fatto entro la fine di ottobre”, ha promesso il ministro ricordando che il Paese ha liquidità fino a metà novembre. E ad Atene, intanto, non si ferma la protesta contro i sacrifici decisi dal governo e proseguono le occupazioni di ministeri e uffici pubblici da parte di dipendenti. Oggi è stato il turno della Ragioneria Generale dello Stato e del Dipartimento delle pensioni, delle raffinerie di Aspropirgos – dove circa 300 lavoratori hanno occupato lo stabilimento mentre sono ancora occupati i ministeri degli Interni, Lavoro e Sviluppo.

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