Siria, attivisti: altri 100 morti a Hama. Cina e Russia per conferenza
redazione | Il 07, Giu 2012
Nuovo massacro di civili. Qualcosa si muove sul fronte diplomatico
Siria, attivisti: altri 100 morti a Hama. Cina e Russia per conferenza
Nuovo massacro di civili. Qualcosa si muove sul fronte diplomatico
(ANSA) BEIRUT – Nuova strage ad Hama, citta’ in rivolta della Siria centrale gia’ teatro di un massacro di civili il 28 maggio scorso sotto i bombardamenti delle forze fedeli al presidente Bashar al Assad. A denunciarlo e’ il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale coalizione dell’opposizone con sede all’estero, secondo cui le vittime sarebbero un centinaio, tra cui una ventina di donne e altrettanti bambini. Impossibile, al momento, verificare la notizia da parte di fonti neutrali. Ma i racconti degli attivisti anti-regime sono raccapriccianti: dopo un furioso bombardamento, i miliziani di Assad sarebbero penetrati in due villaggi alla periferia di Hama ed avrebbero fucilato ed addirittura accoltellato i civili inermi. Dodici cadaveri sarebbero stati anche bruciati. ”Abbiamo un centinaio di morti nei villaggi di al-Kubeir e Maarzaf, tra cui 20 donne e 20 bambini”, ha denunciato Mohammed Sermini, un portavoce del Cns, che ha puntato il dito contro le forze del regime ed ha invitato gli osservatori internazionali, incaricati di far rispettare il cessate il fuoco in vigore dal 12 aprile scorso, a recarsi subito sul luogo del nuovo massacro.
Il direttore dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo (Osdh), Rami Abdel Rahman, ha confermato il nuovo ”massacro” ed ha parlato di ”almeno 87 morti”, ma ha aggiunto che il bilancio e’ destinato ad aumentare. Rahman ha detto che il massacro ha avuto luogo dopo il bombardamento su due villaggi dove i miliziani hanno infierito sulla popolazione civile inerme, tra cui donne e bambini, fucilandoli e uccidendoli all’arma bianca. Il 25 maggio scorso, almeno 108 persone, tra cui 50 bambini, furono trucidati ad Hula, nella provincia di Homs, nella Siria centrale. Una fonte delle Nazioni Unite ha detto che vi sono ”forti sospetti” contro le milizie di Assad per la strage che ha suscitato sdegno e condanna da parte della comunita’ internazionale. Questa sera ad Istanbul, in Turchia, si riunisce il Gruppo degli Amici della Siria per discutere le possibilita’ di una soluzione democratica alla crisi in atto. Dal palazzo di vetro delle Nazioni Unite, l’inviato speciale in Siria, Kofi Annan, ha intanto annunciato che domani presentera’ al Consiglio di Sicurezza una nuova proposta per tentare di salvare dal fallimento il suo piano di pace. Secondo fonti diplomatiche, Annan punta alla creazione di un ‘Gruppo di contatto’ di potenze mondiali come Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, e dei principali attori regionali influenti sul governo di Damasco o sull’opposizione, come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Iran.
ISTANBUL – Qualcosa si muove nella crisi siriana, almeno sul fronte diplomatico, dopo il muro contro muro delle ultime settimane: dal vertice russo-cinese di Pechino e’ venuta oggi la proposta di una conferenza internazionale che garantisca l’attuazione del piano di pace di Kofi Annan, mentre occidentali e Lega araba, i cui ministri degli esteri si sono riuniti questa sera a Istanbul, premono per un nuove sanzioni contro Damasco e l’avvio di un processo di ‘transizione’.
Ma si lavora per ora soprattutto per fermare il bagno di sangue in corso nel paese arabo. ”La strategia di Damasco rischia di produrre un genocidio, se non si interviene rapidamente” ha avvertito oggi il titolare della Farnesina Giulio Terzi, presente per l’Italia al vertice degli ‘Amici della Siria’ a Istanbul, accanto al segretario di stato Usa Hillary Clinton, e ai colleghi di Francia, Germania, regno Unito, Turchia, Arabia saudita, Giordania e Qatar, presidente della Lega Araba. Un intervento militare internazionale ‘modello Libia’, con mandato Onu, al momento sembra escluso per il veto di Cina e Russia. Ma Usa e Lega Araba premono perche’ dal Palazzo di Vetro venga ora una nuova bordata di sanzioni contro il regime Assad, sulla base del Capitolo VII dello statuto delle Nazioni Unite. Una proposta in questo senso e’ venuta formalmente dalla Lega Araba, che ha precisato di non chiedere al momento un’azione militare. Il Capitolo VII prevede che il consiglio di sicurezza ”puo’ decidere quali misure che non implichino l’uso della forza armata devono essere prese per dare effetto alle sue decisioni, e invitare gli stati membri ad applicarle”. Il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner oggi ha avvertito Damasco che 55 paesi sono gia’ pronti ad imporre la ”massima pressione finanziaria”. Qualcosa intanto pare muoversi anche nella strategia di Mosca, grande protettrice del regime siriano, che ospita la piu’ grande base navale russa del Mediterraneo. Il viceministro degli esteri Gennady Gatilov ha precisato ieri per la prima volta che Mosca ”non ha mai detto” che Assad ”deve per forza restare al potere alla fine di un processo politico”. Un messaggio interpretato come una possibile ‘flessione’ nell’appoggio al presidente siriano da parte del Cremlino. “E’ difficile che nella transizione politica in Siria, il presidente Assad, suo fratello e i suoi familiari, possano avere un ruolo accettabile da parte dell’opposizione” ha avvertito Terzi: ”l’obiettivo e’ che si giunga a una transizione politica che sia ‘Syria-led’ (guidata dai siriani), non imposta dall’esterno e condivisa dalla più ampia parte della popolazione siriana”. Una prospettiva resa pero’ complicata dalle divisioni emerse fra opposizione armata ‘interna’ ed ‘esterna’ (attiva soprattutto in Turchia), e dai connotati potenzialmente esplosivi del conflitto religioso ‘settario’ latente fra maggioranza sunnita e minoranza alawita, al potere con gli Assad). Gli ‘Amici della Siria’ premono anche per un rafforzamento della missione degli osservatori Onu, che dovrebbe avere anche maggiori ”possibilita’ di autodifesa” ha chiarito Terzi. E l’idea di una conferenza internazionale lanciata da Russia e Cina, con la partecipazione di tutti gli stati che possono esercitare pressioni sui protagonisti della crisi, governo e opposizione, crea perplessita’ oltre Atlantico, soprattutto perche prevede anche una èpartecipazione dell’Iran, oggi principale alleato di Damasco.ù Intanto a Damasco Assad ha dato oggi incarico a un ex ministro dell’agricoltura di formare il nuovo governo a un mese dalle elezioni legislative.
Il vertice di Istanbul sulla Siria ha respinto la proposta russa di invitare l’Iran a partecipare a una trattativa internazionale per la soluzione della crisi. Lo ha detto il ministro degli esteri Giulio Terzi. ”L’opinione generale, ha precisato, e’ che questa ipotesi non abbia senso”, perche’ coinvolgerebbe ”una parte in causa”.