Si è svolto a Palermo il secondo incontro della Macroregione per la legalità
redazione | Il 15, Nov 2013
Magarò: “Unità di sforzi con tutte le regioni del meridione”. Minasi: “L’esperienza di Palermo consolida il percorso”
Si è svolto a Palermo il secondo incontro della Macroregione per la legalità
Magarò: “Unità di sforzi con tutte le regioni del meridione”. Minasi: “L’esperienza di Palermo consolida il percorso”
REGGIO CALABRIA – Finiranno sul tavolo del Presidente del Consiglio Enrico Letta e del Presidente del Senato Piero Grasso le proposte legislative di contrasto alla criminalità organizzata, elaborate nel corso della seconda riunione degli organismi antimafia delle regioni del sud, riunite ieri a Palermo nella sede dell’Assemblea regionale siciliana di Palazzo dei Normanni. A darne notizia, è il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta della Calabria Salvatore Magarò. A Magarò si deve l’idea di una Macroregione per la legalità, nonchè l’organizzazione del primo incontro svoltosi a Reggio Calabria il 26 luglio scorso, al termine del quale gli è stata attribuita la responsabilità del Coordinamento interregionale. Alla conferenza di ieri la Calabria, oltre che da Magarò, era rappresentata da Clotilde Minasi, consigliere segretario della Commissione contro la ‘ndrangheta, e dal dirigente Antonio Cortellaro. I lavori sono stati aperti dal saluto del Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e coordinati dal presidente della Commissione Antimafia della Sicilia Nello Musumeci, con la partecipazione di Gianfranco Valiante e di Antonio Amato, alla guida rispettivamente della Commissione Anticamorra e della Commissione speciale sulle ecomafie e il riutilizzo dei beni confiscati della Campania. “Con i colleghi delle altre regioni del meridione, stiamo unendo – ha detto Magarò – gli sforzi per assicurare una nuova stagione di crescita civile, democratica ed economica nei nostri territori, mettendo in campo tutte le iniziative necessarie per liberarci dalla presenza delle cosche Mafia, camorra e ‘ndrangheta non esitano ad infiltrarsi nel tessuto sociale, depredano le nostre risorse, frenano ogni processo di sviluppo, condizionano la vita dei cittadini. Il nostro obiettivo è quello di costruire un Mezzogiorno finalmente libero ed affrancato dall’illegalità, mettendo a punto una legislazione regionale comune e sollecitando il Governo ed il Parlamento ad affrontare il problema delle consorterie criminali come una priorità. La lotta alle mafie deve essere al primo posto dell’agenda politica”. Al termine della discussione, gli organismi della Macroregione hanno elaborato una serie di proposte da sottoporre in breve tempo all’approvazione dei rispettivi consigli regionali e, in una seconda fase, a quella di Camera e Senato. La più significativa riguarda la modifica dei criteri di assegnazione e gestione dei beni confiscati. “Le confische – spiega Magarò – rappresentano un’arma formidabile per minare le basi del potere mafioso e colpire quel capitale economico costruito sul sangue, sulla violenza, sullo sfruttamento e sulla corruzione, ma la percentuale dei beni che rimangono inutilizzati, è ancora troppo alta. La legislazione vigente prevede che i beni confiscati vengano destinati ai comuni, enti spesso privi sia dei fondi necessari al recupero del bene ed al suo riutilizzo, sia delle professionalità richieste dalle procedure. Per questo, chiediamo una modifica delle norme che attribuisca maggiori poteri alle regioni, assegnando loro in via prevalente i patrimoni confiscati. Inoltre bisogna fare in modo che le risorse sottratte alla criminalità vengano impiegate principalmente per promuovere investimenti, creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro”. Tra gli altri progetti normativi presentati ieri nella riunione di Palermo, c’è anche quello di destinare le somme sequestrate alle mafie alla Regione in cui le confische sono avvenute. L’organismo interregionale ha inoltre avanzato la proposta di equiparare le vittime della criminalità ed i testimoni di giustizia alle vittime del terrorismo; di promuovere per legge nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione lo studio dell’insegnamento dei valori della legalità, dell’etica pubblica e dell’educazione civica; di premiare attraverso posizioni preferenziali nei bandi o attraverso l’affidamento diretto di contratti di cottimo fiduciario, le imprese che non scendono a patti con la criminalità organizzata e che denunciano i propri estorsori. Infine, i componenti della macroregione della legalità chiederanno una modifica dell’art. 1 legge 3 gennaio 1991 n.3, affinché lo Stato possa costituirsi parte civile in tutti i processi per reati legati alla criminalità organizzata”.
Minasi: “L’esperienza di Palermo consolida il percorso”
“L’esperienza di Palermo, che fa il paio con quella svoltasi a Reggio Calabria solo qualche settimana addietro, consolida il percorso avviato, appunto, in riva allo Stretto e dà concretezza alla volontà di intraprendere progettualità mirate alla luce di un fenomeno, quello delle criminalità organizzate, che è lampante come non riguardi solo il Mezzogiorno d’Italia- sebbene qui assuma forme più incisive e pesanti- ma si sia ramificato su tutto il territorio nazionale ed anche oltre i suoi confini”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Tilde Minasi, segretario della Commissione contro la ‘ndrangheta in merito alla riunione tenuta nel capoluogo siciliano. “Abbiamo rinnovato il concetto di unità d’intenti e di rete proprio per cercare di fornire un contributo fattivo da parte delle Istituzioni all’affermazione del concetto di legalità – rilancia Tilde MInasi-. E’ dai luoghi deputati all’amministrazione di un territorio, infatti, che deve partire un messaggio forte al contrasto di tutte quelle condizioni che offuscano e condizionano le opportunità di crescita e di sviluppo. Con queste finalità , è nata -e prosegue il suo impegno- la Macro-regione della legalità, la quale, attraverso azioni sinergiche, vuole far assumere alla problematica il giusto peso nei confronti degli assetti mondiali, proprio per le dimensioni che la criminalità organizzata ha ormai assunto non solo nelle sue espressioni più manifeste ma anche tramite le cosiddette infiltrazioni. Significativo il confronto, lo scambio di opinioni e di idee – conclude il consigliere Minasi – nonchè l’analisi di documenti specifici, anche di natura legislativa, proposti proprio per essere sottoposti al vaglio del Governo centrale, affinchè anche l’attuazione di iter burocratici ah hoc poco macchinosi e snelli possa rappresentare uno degli strumenti di lotta necessari per contribuire alle finalità che ci siamo proposti”.