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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Scure su 64 Province, come cambia l’Italia

Scure su 64 Province, come cambia l’Italia

Se ne salvano 43. Malumori tra territori ‘nemici’ presto accorpati

Scure su 64 Province, come cambia l’Italia

Se ne salvano 43. Malumori tra territori ‘nemici’ presto accorpati

 

 

(ANSA) Pordenone non finirà mai ‘sotto’ Udine, promette Battagliero Alessandro Ciriani, Pdl, presidente della Provincia di Pordenone. E chiarisce: “piuttosto siamo pronti ad andare sul ponte del Tagliamento per difendere il nostro territorio”. Più laconico, ma non rassegnato, Feliciano Polli, presidente dell’amministrazione provinciale di Terni, che fa notare come in Umbria si creerà l’assurdo di un’unica Provincia, quella di Perugia, “con un territorio che coincide con quello della regione”. Il decreto varato oggi dal Consiglio dei ministri che ha definito i criteri per il riordino delle Province previsti dalla spending review, insomma, è destinato a creare più di qualche malumore, per non parlare di rivalità storiche tra popolazioni vicine come quella tra i livornesi e i pisani. Ma anche alcuni governatori non concordano con il provvedimento: “Con questi nuovi criteri – osserva il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini – al danno si é aggiunta anche la beffa: rischiamo di perdere la Provincia di Viterbo per 30.000 residenti in meno del necessario e quella di Latina per 49 kmq in meno di quanto stabilito con il decreto votato oggi dal Consiglio dei Ministri. Rieti, invece, avrebbe chilometri quadrati in abbondanza, ma non abbastanza abitanti secondo una proporzione che non risponde né a logiche di risparmio concrete e realistiche, né a criteri storici, economici o sociali. Persino Frosinone, che pure avrebbe tutti i requisiti sanciti dal decreto odierno, si salverebbe in modo virtuale, considerato che perderebbe il capoluogo”. In base ai nuovi criteri approvati dall’esecutivo, i nuovi enti dovranno infatti avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Saranno quindi 64 su 107 le Province da accorpare, di cui 50 in Regioni a Statuto ordinario e 14 in Regioni a statuto speciale. Le Province ‘salve’ sarebbero dunque 43 su 107 di cui: 10 metropolitane, 26 in Regioni a Statuto ordinario e 7 in Regioni a statuto speciale. C’é da ricordare tuttavia che nelle Regioni a Statuto speciale varranno le prerogative previste dai rispettivi Statuti. In Sardegna, per esempio, la legge costituzionale dell’Isola prevede tre Province: Cagliari, Sassari e Nuoro. In Friuli Venezia Giulia, é il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, a ricordare che “é la Regione che deve decidere sia per quanto riguarda l’estensione sia per ciò che attiene al numero di abitanti” anche se ammette che “pensare di mantenere quattro Province in una regione come la nostra, di soli un milione e 200 mila abitanti, è un po’ troppo”. “Ora parte un processo di riforma istituzionale dal quale ci auguriamo esca una Italia più efficiente, con una amministrazione più moderna”, commenta il presidente dell’Upi, l’Unione delle Province d’Italia, Giuseppe Castiglione. In ogni modo la riforma delle Province è destinata a comportare un cambio storico della cartina geografica italiana, con nuovi enti che nasceranno, alcuni anche ‘riesumando’, o almeno ricordando da vicino, antiche suddivisioni del territorio italiano. Basti pensare che tra le nuove Province che potrebbero nascere dall’accorpamento di quelle esistenti c’é la ‘Provincia romagnola’ che riunirebbe Cesena, Forlì, Rimini e Ravenna che sono già al lavoro per un’unica Provincia; Parma, Piacenza, Modena e Reggio Emilia, invece, potrebbero far parte di una sorta di ‘Provincia del buon gusto’ capace di riunire tutte le migliori Indicazioni geografiche protette (Igp) del Paese, dal parmigiano al prosciutto, all’aceto. In alcuni territori il ‘taglio’ delle attuali Province sarà drastico: basti pensare alla Toscana, dove, delle attuali 10 Province, solo Firenze ha i requisiti non solo per rimanere, ma per trasformarsi in città metropolitana. Le altre 9 dovranno accorparsi per dare vita – è probabile – a due nuove amministrazioni provinciali. In Lombardia, su 12 Province attuali, solo 4 (Milano, Brescia, Bergamo e Pavia) hanno i requisiti per rimanere in vita (Milano si trasformerà in città metropolitana), le altre dovranno in qualche modo accorparsi. Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità; perderanno invece alcune funzioni tra le quali quelle che riguardano il mercato del lavoro e l’edilizia scolastica.

E’ POLEMICA MA STRADA E’ TRACCIATA. MARONI: TESTO ASSURDO. MASTELLA: CAPOLUOGO SIA CITTA’ PIU’ POPOLATA

Ci sono Province che rischiano di ‘chiudere’ per colpa di pochi chilometri, altre che si oppongono alla loro soppressione sostenendo che in tal modo si cancellerebbe un pezzo di storia. La Provincia regionale di Trapani, per esempio, rischia di sparire perché la sua superficie è di 2.459,84 chilometri quadrati contro quella minima prevista dal Governo che è di 2.500,00, necessari per la sopravvivenza. “Pur rendendomi conto dello stato economico in cui versa il Paese – afferma il presidente, Girolamo Turano – mi sembra un atto sconsiderato affidarne lo scioglimento a meri parametri matematici senza tenere conto di quell’insieme di valori dettati dall’economia, dalla cultura e umani che un territorio racchiude ed esprime”. Contrario al provvedimento del Governo anche il sindaco di Verbania, Marco Zacchera. “La Provincia del Verbano-Cusio-Ossola non deve sparire nel silenzio generale”, sostiene. Per il presidente della Provincia di Perugia e dell’Upi regionale, Marco Vinicio Guasticchi, “é un errore madornale” la decisione del Governo sul riordino delle Province. “L’Umbria – aggiunge – sarà sicuramente più povera” dopo avere perso l’amministrazione provinciale di Terni. L’attacco più forte però arriva dal segretario della Lega, Roberto Maroni. “In Lombardia – dice – rimarranno quattro Province: Milano, Bergamo, Brescia e Pavia ma le altre in realtà non spariranno e insieme faranno nascere nuove Province: dunque questa manovra è un’assurdità, è irrazionale e farà aumentare le spese e i dazi per i cittadini. A questo punto allora – aggiunge Maroni – facciamo sparire tutti gli enti intermedi e pure le Regioni con meno di un milione di abitanti”. Al parlamentare europeo Clemente Mastellla sta a cuore che il capoluogo della nuova istituzione sia la città con il maggior numero di abitanti. “Nel caso di specie, se dovesse nascere la Provincia unica Avellino-Benevento – spiega – i galloni sarebbero assegnati a Benevento che con oltre 62mila abitanti sopravanza Avellino (a quota 56mila) di circa 6mila unità”. E mentre l’amministrazione provinciale di Viterbo ha deciso di mettere in vendita tutti gli edifici di sua proprietà, molti dei quali di grandissimo pregio storico-artistico, ed ha intimato lo ‘sfratto’ alla Prefettura (che ha sede in un immobile di proprietà della Provincia), per il governatore del Lazio, Renata Polverini, “il nostro Paese non è il Dakota o il Nebraska e i confini delle province non possono essere ridisegnati in base ai meridiani o ai paralleli, tracciando con la squadra una riga sul territorio”. “Il Governo disegna una nuova geografia senza conoscere territorio”, le fa eco il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, annuncia invece che porterà una sua proposta all’attenzione della maggioranza e del Consiglio regionale. “Pensare oggi di accettare ‘sic et simpliciter’ l’ipotesi del Governo che di fatto eliminerebbe le Province di Pordenone e Gorizia – ragiona – significherebbe sostanzialmente creare un ‘Grande Friuli’ e la Città metropolitana di Trieste. E a questo punto la domanda che mi farei è quale senso possa avere la Regione. Finiremmo per essere un po’ come il Trentino Alto Adige, che ha due Province autonome, con la conseguenza che lì di fatto la Regione non esiste. A questo punto credo che si possa anche cominciare a ragionare, con determinazione – conclude – sul superamento delle Province”. Infine il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, chiede più tempo: “Ora che il Governo ha approvato i parametri per definire le nuove Province, occorre nel dibattito parlamentare apportare modifiche al testo della spending review per consentire ai territori maggior coinvolgimento nel processo di costituzione dei nuovi enti”.