Rosarno, omicidio Pupo, esclusa la premeditazione per Carmelo Bersano La Corte di Assise di Palmi ( Presidente dott. Petrone, a latere dott. Iazzetti ) con la sentenza odierna ,in accoglimento degli argomenti difensivi dell’avv. Borgese
Il 4 agosto 2020 Bersano Carmelo è stato arrestato a Rosarno per avere ucciso il cognato Pupo Antonio e ferito il nipote Pupo Michele con l’aggravante della premeditazione. Proprio a causa della contestazione di tale aggravante ,a seguito della riforma dell’art. 438 del codice di procedura penale del 2019, egli non ha potuto accedere al rito abbreviato che non può applicarsi ai reati puniti con la pena dell’ergastolo, quali l’omicidio premeditato.
Pertanto il Bersano, su richiesta del sostituto procuratore dott. Romano , è stato rinviato a giudizio innanzi la Corte di Assise di Palmi per rispondere dei reati di omicio , tentato omicidio ,ricettazione della pistola e detenzione dei proiettili.-
L’avvocato Mariangela Borgese,difensore del Bersano, nella discussione difensiva ha evidenziato l’insussistenza dell’aggravante della premeditazione deducendo che non fu il Bersano a tendere un agguato al cognato ma fu il Pupo Antonio ,all’una di notte, a contattarlo per chiedergli un incontro con ben 3 telefonate. Dunque il Bersano si recò all’appuntamento non già con l’intenzione di uccidere o ferire alcuno, ma solo perché richiesto insistentemente dal cognato e fu costretto ad usare l’arma per difendersi credendo di essere caduto in un agguato,poiché si trovavano in posto buio ed isolato e vide un’altra autovettura con persone all’interno, ed in quel momento vi era in corso tra i due una forte lite per motivi familiari ed il cognato lo stava minacciando di morte.-
Il Bersano già in sede di interrogatorio aveva chiarito che quella sera si trovava in giro con un amico e poiché nei giorni precedenti aveva visto che la figlia rientrava tardi aveva voluto controllare sotto la ex abitazione coniugale per vedere se la moglie e i suoi figli fossero rincasati, ma nell’abitazione non c’era nessuno. Volendo capire dove fossero si era recato sotto casa della sorella della moglie e avendo appurato che sua moglie si trovava lì, i due si erano fermati nei pressi del campo sportivo,ove la stessa abitava. Dopo una certa attesa la moglie è andata via e incrociandosi le due auto questa l’avrebbe riconosciuto. A quel punto il Bersano, salutato l’amico, si è incamminato a piedi verso casa dei propri genitori dove era andato ad abitare dopo la seprazione dalla moglie.Poco prima di giungere lì ha ricevuto la telefonata del cognato che gli avrebbe chiesto dove si trovava e lo ha preceduto con l’auto attendendolo davanti casa dei suoi genitori. Il cognato quindi lo ha invitato a salire in auto e lui ha preso posto sul sedile anteriore lato passeggero, senza neanche avvedersi che sul sedile posteriore vi era seduta un’altra persona. Bersano ha raccontato che era molto intimorito dal cognato e quando a un certo punto il Pupo ha fermato l’auto in una strada buia nei pressi del campo sportivo e ha visto che sul luogo c’era anche una macchina ferma con i fari accesi, ha pensato a un agguato. Nel frattempo il cognato lo stava minacciando di morte, dicendogli che non doveva permettersi più di seguire la moglie o la cognata. A quel punto, talmente intimorito, pensando che il cognato stesse per mettere in pratica le minacce di morte, ancora seduto sul sedile dell’auto il Bersano ha impugnato la pistola con l’intenzione di esplodere un colpo in aria ma poiché non è mai stato avvezzo all’utilizzo delle armi, il colpo esploso, nonostante fosse stato diretto verso l’alto, ha colpito il cognato. Senza ancora rendersi conto che la persona seduta dietro era il nipote, Bersano ha esploso altri due colpi ed è fuggito via e l’auto che era ferma coi fari accesi è ripartita velocemente.
Poi la fuga prima a piedi e poi in auto verso il casolare dove lo hanno trovato i carabinieri. Dei tre colpi esplosi, uno ha ferito mortalmente Antonio Pupo, uno ha ferito il nipote Michele, un terzo si è conficcato sul sedile posteriore dell’auto.
Se il Bersano avesse avuto davvero l’intenzione di uccidere il cognato Pupo Antonio e di ferire il nipote Michele non si sarebbe limitato ad esplodergli contro pochi colpi, ma avendone a disposizione ben 8 ,li avrebbe esposi tutti per assicurarsi di avere portato a termine quando premeditato. Invece egli sparò per la paura di essere stato attirato in un agguato e si allontanò immediatamente dal luogo fuggendo a piedi.-
Nell’immediatezza del fatto , la notte stessa del 4 /8/ 2020, i carabinieri intervenuti hanno sottoposto sequestro ben 2 coltelli a serramanico , uno posto sotto il tappetino lato guida della macchina del Pupo Antonio,con già il manico fuori dal tappetino e l’altro sotto lo zaino di Pupo Antonio posto sul sedile posteriore della stessa macchina ove era seduto il nipote che fu ferito.-
La Corte di Assise di Palmi ( Presidente dott. Petrone, a latere dott. Iazzetti ) con la sentenza odierna ,in accoglimento degli argomenti difensivi dell’avv. Borgese, ha escluso la sussistenza dell’aggravante della premeditazione- che avrebbero comportato se riconosciuta la pena dell’ergastolo- ha concesso le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei motivi abietti o futili ed ha condannato Bersano Carmelo alla pena di anni 30 di reclusione per i reati contestatigli di omicidio di Pupo Antonio, tentato omicidio di Pupo Michele e ricettazione dell’arma, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.-
Ha infine dichiarato revocata l’azione civile nel processo penale ex artt. 82 e 523 cpp.-