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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Rocco e i suoi seguaci & “Santo Roccu” E il Consiglio Comunale di Taurianova naufragò!

Rocco e i suoi seguaci & “Santo Roccu” E il Consiglio Comunale di Taurianova naufragò!
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Prefazione “La presunzione può gonfiare un uomo, ma non lo farà mai volare. Era come un gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare.”

“Che bella sta jornata di stari in cumpagnia, San Roccu di Taurianova pregati a Diu pe mia. Cu vinni e cu non vinni, non vi dimenticati, San Roccu di Taurianova non d’abbandunati. Jendu e benendu, jovendu e nivicandu, San Roccu di Taurianova a vui marraccumandu”. Ma Santo Roccu se ne andò, seguendo la ciurma (con la sua guida spirituale di Scroforio), perché nessuno lo pregò e si sentì solo, facendo naufragare un civico consesso per la mancanza del numero legale. Nella maggioranza mancava il “dandy” Dario Romeo.
La tensione era già nell’aria, a causa dell’annosa questione dei 35 lavoratori ex Lsu/Lpu da stabilizzare e si vociferava pure un aspro battibecco tra il sindaco e alcune rappresentanze sindacali (notizia poi confermata dallo stesso Scionti, durante il dibattito sull’interpellanza di Rocco Sposato in merito alla questione). Si entra in aula, c’è qualcosa di insolito per un consiglio comunale, due mazzi di fiori poggiati a terra, sotto i banchi della Giunta, e pensi subito (stavolta con gioia e sorrisi) che finalmente Biasi si è dimesso, dopo quasi un anno di assenza, e l’addobbo floreale è per dare il benvenuto al consigliere subentrante Maria Fedele. Donando così un “tocco” di freschezza e bellezza a un contesto (quasi tetro), e di gran lunga migliore rispetto alla presenza/assenza di Biasi. Ma così non fu e gli animi si spengono appena intravedi, come un miraggio, lui, Biasi, ancora lui. Che non è venuto per dimettersi (sic!). Né la maggioranza (ai sensi dell’art. 12 comma 4 dello Statuto comunale), gli farà notare che sono trascorsi abbondantemente le “tre assenze consecutive”, non utilizzando nei fatti, lo stesso metodo che lui da sindaco nel secondo mandato, adottò (senza successo) con l’allora consigliere Olga Macrì. Né dice nulla, politicamente innocua anche nelle azioni morali necessarie (anche verbali), e che oltre ai “petti gonfi” è priva di spina dorsale.
Biasi sembra un agnellino al primo svezzamento, inizia la seduta, chiede scusa per la sue tante assenze, con un modo che di solito fanno i teatranti goldoniani nel proscenio della laguna, e lo fa sia ai consiglieri che ai cittadini che l’hanno eletto. Si siede, furbescamente fa la conta dei consiglieri, rimanendo in silenzio ad ascoltare i primi vagiti del Consiglio. Tutto sembra che rientri nella normalità, si va dal ventaglio rosso improbabile che l’assessore “Danglars” Loprete utilizza per un illuso refrigerio, preso in prestito da una signorina dai capelli sciroccati che stava al suo fianco (alcuni presenti dicono poi che si tratta di un assessore). Al solito viso “allegro” e dal “sorriso smagliante” del segretario comunale proveniente (come chi l’ha preceduto) dalla scuola del “cupismo”. Immaginate il clima (ndr). Si discute l’interpellanza di Rocco Sposato, il sindaco risponde con grande onestà che le forze economiche del comune non possono fare il passo più lungo della gamba e sulla stabilizzazione si parla, di “6 o 8” lavoratori su 35, e che però non saranno messe nel “bacino”, ma avranno le spalle coperte per altri due anni. Intanto il collega reggino Falcomatà nel suo profilo social annuncia la stabilizzazione di 104 lavoratori. I malumori si notano e Rocco Sposato, controbatte manifestando la sua “insoddisfazione” che poi si trasformerà in malessere insofferente. E intanto Biasi conta.
Inizia il primo punto all’ordine del giorno, la parola a Luigi “Pangloss” Mamone che per l’occasione aveva acquistato una camicia più larga del solito, ma ecco la stoccata australiana di Scroforio. “Noto che si conferma il punto debole in questa maggioranza perché facendo la conta dei presenti, senza la minoranza non avete il numero legale”, più o meno così, e consiglia ai suoi “compagni di ciurma” a uscire dall’aula per delle “responsabilità” che la maggioranza si dovrebbe prendere. Essendo nove il numero legale consentito per i lavori. Nella maggioranza sono otto. La minoranza era di cinque (perché mancavano “Cabdy Candy” Nicolosi, l’ex “Tina Anselmi” Morabito, la quale poi si rifarà sui social, e “Ken” Scarfò). Ovviamente, la maggioranza restava impassibile quasi indifferente, come per dire, “Tanto c’è Roccu”. Ma “Roccu” stavolta non c’è perché non ci sta più a stare da solo (così come fu in passato, salvando quest’amministrazione per ben quattro volte), così dice lui. Forse prima di arrivare in aula avrà letto Leopardi sulla solitudine che “è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo”. Evidentemente, sta solo e male. C’è qualcosa che non va? Si è rotto un equilibrio? Straremo a vedere. Sono i particolari a fare la differenza. Sposato ha lanciato un messaggio come per dire, nulla vi è dovuto. E l’altro particolare, non di poco conto, è che il “compare” Caridi quando c’è stata l’interpellanza se n’è uscito dall’aula. Lo stesso “Roccu” si chiedeva dopo la chiusura del consiglio, “Chissà se il petto lo gonfieranno ancora?”. Chissà!

Ps. È, dunque, nella facoltà della giunta comunale emettere direttive che rientrano nella generale competenza di indirizzo poltico-amministrativo per legge riconosciutale. Legittimato dall’Art. 107 comma 1 del Dlgs 267/2000. Ovvero, gli atti di indirizzo sono “accompagnati” da una delibera di Giunta. Così, elucubrazioni spontanee…