Ripepi, “Aeroporto di Reggio Calabria morto, staccarsi da Sacal” Quale soluzione allora? Staccarsi dalla Sacal e creare una società unica dello Stretto pubblico-privata a maggioranza privata che veda protagonisti attori del nostro territorio e non di quello lametino
Per cinque lunghi anni abbiamo gridato soli nel deserto, derisi da Falcomatà & company, sostenendo con tutte le nostre forze che Sacal avrebbe ucciso per sempre il nostro scalo per il semplice motivo che l’uno è concorrenziale all’altro. Poi, particolare non di poco conto, i soci che compongono la stessa Sacal sono tutti appartenenti al territorio di Catanzaro, Lamezia e Cosenza. Ed è e per questo che mai e poi mai i nostri competitor di sempre potranno pensare al nostro di territorio anzi ci terranno sempre al guinzaglio e saremo sempre lo zerbino dei loro piedi. Occorre, dunque, rompere subito con Sacal formando una nuova società dello stretto con la vicina Messina e con società private capaci e motivate a conquistare un assett strategico nel territorio dello Stretto.
Nell’ultima conferenza stampa, il Presidente Sacal, Giulio De Metrio, ha messo l’accento su una questione chiave: ragionare in termini di sistema aeroportuale e non di singoli aeroporti. De Metrio ha parlato di un piano che sia soprattutto “culturale”, prima ancora che industriale, sostenendo la forte connessione fra infrastrutture aeroportuali e territorio. Nelle parole del Presidente si evidenzia il vero nodo della questione su Reggio: un cambiamento di rapporti fra il Tito Minniti e la SACAL stessa.
Oggi lo stesso Sindaco tenta di sdoganare un serio ripensamento nei confronti della gestione Sacal pur essendo stato proprio lui a volerla e consapevole che ciò avrebbe tagliato fuori il territorio reggino con l’unico risultato di trasformare l’Aeroporto dello Stretto nello zerbino di Lamezia, cosa che è puntualmente accaduta. Con un ritardo di cinque anni, il primo cittadino fa lacrime di coccodrillo nonostante già all’epoca avevamo fatto sentire la nostra voce sulla scelta Sacal che, come è avvenuto, sarebbe stata mortifera per l’aeroporto di Reggio. Oggi finalmente il Sindaco se ne rende conto ma, salvo correre ai ripari nell’immediato, il rischio è quello di staccare per sempre ossigeno ad una infrastruttura che è baricentro di un reale e redditizio sviluppo infrastrutturale nell’area dello Stretto.
Quale soluzione allora? Staccarsi dalla Sacal e creare una società unica dello Stretto pubblico-privata a maggioranza privata che veda protagonisti attori del nostro territorio e non di quello lametino: Comuni e Città Metropolitane di Reggio Calabria e Messina, Caronte&Tourist, MSC, porto di Gioia Tauro ed Autorità Portuale dello Stretto che operano realmente e non teoricamente sul territorio reggino e messinese. Questo è l’obiettivo primario, prima ancora di dare seguito ad inutili e obsoleti programmi di ristrutturazione. È l’unica interpretazione che può invertire la rotta del Tito Minniti ad esclusione di ogni altra strada, se non un impegno, da parte del Sindaco, affinchè dia una spinta politica per sganciare Reggio Calabria dall’amministrazione Sacal. Come può, in effetti, una società predisporre un programma di sviluppo per Reggio quando la componente societaria ricade interamente in un’altra area territoriale, che richiama gli interessi di Lamezia, Catanzaro e Cosenza? Forse non se ne rende conto De Metrio ma, con una contraddizione intrinseca ai suoi stessi annunci, ci porge la soluzione dell’annoso dilemma sull’aeroporto, che realmente deve rispecchiare il territorio qualora però tutti i partecipanti siano espressione di una singola area e quindi in grado di conoscere punti di forza e debolezze di quel territorio.
Naturalmente, quello che sosteniamo non è un’accusa discriminante nei confronti dei reggini da parte di Sacal, ma una ovvia considerazione di “attenzioni” industriali e progettuali, per i quali ogni territorio, e di conseguenza quello lametino-catanzarese-cosentino, si preoccupa che tornino a proprio vantaggio. Quello che difatti sostiene De Metrio, con la concessione di farci avere qualche consiglio di amministrazione a rotazione, non è altro che un cumulo di chiacchiere atte a distogliere l’attenzione. Al Tito Minniti, non serve un contentino, ma serve uno strappo nei confronti della Sacal.
Per quanto estrema, va fatta una scelta politica convinta onde evitare di chiudere i battenti dell’Aeroporto e mettere una pietra tombale sull’intera area dello Stretto, che oggi paga isolamento e mancati investimenti. Lo dicono tragicamente i dati del traffico, a prescindere dalla pandemia. È suonata l’ora anche per Reggio Calabria, rappresentata da Falcomatà e dalla Città metropolitana che dovrebbero curare i nostri interessi senza togliere nulla a nessuno, di attivare immediatamente una politica di parte cominciando proprio dallo scioglimento dei rapporti con la Sacal, oltremodo mortificante per la città stessa. Il secondo passo da compiere, poi, riguarda l’importantissimo emendamento Cannizzaro, il quale ci consente di avere in mano 25 milioni di Euro utilizzabili non per rimettere in sesto lavori di aggiustamento o risanamenti, ma per dare al Tito Minniti un progetto lungimirante che inglobi la nuova aerostazione a mare collocata dentro l’aeroporto. Lo studio di fattibilità è già in essere ed è prodotto da imprenditori locali che conoscono nel dettaglio le esigenze del territorio e hanno bisogno che quest’ultimo si sviluppi secondo l’ottica reggina. Si tratta quindi di un’esigenza di strategia politica, che consentirà all’Aeroporto Minniti di continuare a vivere come zona economica speciale, operando il collegamento fra Reggio e Messina, con cui fare urgenti interlocuzioni al fine di studiare un piano che sappia intercettare l’utenza verso le isole Eolie. Questo è l’unico modo, il più sano possibile, di curare il nostro territorio, con la partecipazione di attori privati pronti a mettere a disposizione anche le loro competenze.