Riorganizzazione ospedale Bianchi-Melacrinò-Morelli, Tripodi replica al commissario Bellinvia
redazione | Il 10, Dic 2010
Il capogruppo Udc chiede l’intervento di Scopelliti
Riorganizzazione ospedale Bianchi-Melacrinò-Morelli, Tripodi replica al commissario Bellinvia
Il capogruppo Udc chiede l’intervento di Scopelliti
La replica alle mie puntuali osservazioni dellaltro giorno, da parte del commissario Bellinvia, aumenta le mie perplessità anziché diradarle. E quanto afferma, a proposito della a riorganizzazione funzionale e dipartimentale dell’Azienda ospedaliera Bianchi – Melacrino – Morelli, Pasquale Tripodi, capogruppo dellUdc. A questo punto aggiunge – mi corre lobbligo di essere ancora più circostanziato. Perché, questo mi sento di dire al commissario dellAzienda, nella nostra regione gli sprechi nella sanità sono degenerati in un deficit strutturale al quale siamo stati costretti a rimediare con un Piano di rientro per la razionalizzazione della spesa sanitaria. Piano che è fatto anche di tagli in termini di servizi e sacrifici rivolti ai cittadini. Dunque, non è tempo, e mi pare che su ciò si debba unanimemente convenire, di adottare atti deliberativi improntati allo spreco, ma piuttosto è necessario riflettere prima di assumere qualsiasi decisione che comporti dei costi. Mi risultano inspiegabili – specifica Tripodi – le determinazioni dal commissario assunte, con la delibera n. 750 del 30/11/2010. In essa sono previsti due reparti di oculistica, di cui uno di Unità operativa complessa ed uno di Struttura semplice dipartimentale; tre reparti di anestesia, di cui due di Unità operativa complessa ed uno di Struttura semplice dipartimentale; tre reparti di radiologia, di cui uno di Unità operativa complessa e due di Struttura semplice dipartimentale, a cui si aggiunge un’ulteriore Struttura semplice dipartimentale di ecografia; due reparti di medicina. entrambi Unità operative complesse; e, infine, due reparti di cardiologia, entrambi Unità operative complesse. In merito a quest’ultima, inoltre, mi domando, con preoccupazione, che fine abbia fatto il reparto di cardiochirurgia. Reggio Calabria, infatti, ha lungamente lottato per la realizzazione del Centro cuore. E stata fatta una battaglia di civiltà, essendo inconcepibile che i reggini debbano rischiare la vita in una lotta contro il tempo per raggiungere Catanzaro. Aggiungo, ancora, per corroborare le mie osservazioni, che sono state previste Unità operative complesse che potevano essere accorpate ad altre, come quelle di dermatologia e di diabetologia. Insomma tutto il contrario di una salutare azione di razionalizzazione. Sostiene Tripodi: Non a me si debbono spiegare scelte simili, ma alle centinaia di madri che devono percorrere chilometri per raggiungere i più vicini Centri nascita; alle comunità che hanno visto chiudere i propri presidi ospedalieri di montagna. O ai precari, che attendono di essere stabilizzati e sono in comprensibile allarme per le note difficoltà nel reperire le necessarie risorse. Può darsi che io mi sbagli, ma i fatti cantano e le delibere altrettanto. Ad ogni modo, per verificare la coerenza o meno delle scelte assunte con le esigenze più generali di ridefinizione della sanità calabrese, mi farò carico di inoltrare quanto deciso dallAzienda ospedaliera al Presidente della Giunta regionale nella sua qualità di commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro, e ai due sub-commissari Navarria e Pezzi, al ministro della Funzione Pubblica Brunetta, a quello del Lavoro, Salute e Politiche Sociali Sacconi, al tavolo “Massicci” ed ai sindacati regionali del settore.
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