Riforma della giustizia, Cisal: “Sì, ma non sulla pelle dei lavoratori giudiziari”
redazione | Il 13, Dic 2013
Ieri sit-in di protesta pacifica dei lavoratori della città giudiziaria di Roma
Riforma della giustizia, Cisal: “Sì, ma non sulla pelle dei lavoratori giudiziari”
Ieri sit-in di protesta pacifica dei lavoratori della città giudiziaria di Roma
Si è svolto ieri mattina, giovedì 12 dicembre, con inizio alle ore 12,15, in Via Golametto a Roma, il sit-in di protesta pacifica dei lavoratori della città giudiziaria di Roma che, organizzatisi – alla pari di tantissimi loro colleghi in numerose altre città del Paese – in comitati spontanei di protesta pacifica, rivendicano i propri sacrosanti diritti e condizioni lavorative più dignitose ed adeguate ai tempi.
Primo fra tutti, il riconoscimento – che attendono invano oramai da circa un ventennio – della loro elevata professionalità, mediante una riqualificazione per legge, da attuarsi prima dell’avvento (così per come disposto dal Ministro della Giustizia con provvedimento di mobilità esterna del 29/7/2013) di oltre 8000 dipendenti provenienti da altre pubbliche amministrazioni, già riqualificati (nelle amministrazioni di partenza), ma privi della necessaria adeguata professionalità in campo giudiziario.
Accanto a questi lavoratori giudiziari, la CISAL Fpc, con il Segretario Generale del Dipartimento Ministeri-Sicurezza-Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paola Saraceni che, da tempo, sostiene la necessità di una riforma della giustizia che tenga nella debita considerazione una rivisitazione dell’organizzazione del personale giudiziario.
La CISAL, con la Saraceni, ha più volte ribadito il suo No ad una riforma fatta sulla pelle dei lavoratori giudiziari (e Pubblici più in generale) il cui unico risultato sarà quello del risparmio di pochi euro.
Dal momento che il costo dei pubblici dipendenti è congelato da anni dal blocco dei contratti (atto peraltro recentemente giudicato “una palese violazione di ben 6 articoli della Costituzione”), non è certamente da qui che dipende l’eccesso della spesa pubblica.
Non certo nelle tasche di questi lavoratori, che devono essere reperite le risorse per sanare il Bilancio dell’Italia.
Per ridurre tale eccesso di spesa – a parere di Cisal – è necessario ridurre gli esorbitanti ed insostenibili costi della politica.
È necessario, quindi – ha spiegato Paola Saraceni – perlomeno ridurre, quando non tagliare completamente, le nomine di consulenti e di alti dirigenti; le esternalizzazioni di servizi essenziali che possono essere ben svolti dalle valide professionalità interne alla P.A.; il proliferare di Organi e Commissioni varie; le pensioni d’oro per parlamentari e grandi manager pubblici; le nomine di senatori a vita (basti pensare che solo gli ultimi recentemente nominati da Napolitano, costano ai contribuenti oltre un milione di euro l’anno) e, infine ma non da meno tutta una serie di benefit, agevolazioni, bonus e prebende per lor signori.
Solo con questi tagli, cui andrebbe sommato il recupero dell’evasione Iva e Irpef, riciclaggio e corruzione, si andrebbero a recuperare all’incirca 355 miliardi di euro.
Ecco dove il Governo Letta, deve (o dovrebbe) trovare le risorse finanziarie per sanare il bilancio pubblico, non certo nelle tasche dei lavoratori!!!