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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Riforma Camere di Commercio, Abramo: “Pronti ad un percorso graduale”

La razionalizzazione del sistema potrebbe comportare un risparmio di circa 300 milioni di euro

Riforma Camere di Commercio, Abramo: “Pronti ad un percorso graduale”

La razionalizzazione del sistema potrebbe comportare un risparmio di circa 300 milioni di euro

 

Una profonda razionalizzazione del Sistema camerale italiano che preveda, fra l’altro,
accorpamenti di Camere di commercio ed aziende speciali, l’introduzione di costi
standard (in grado da soli di portare risparmi a regime pari a 300 milioni di euro),
la riduzione del numero dei consiglieri. Questa in sintesi la proposta avanzata oggi
dall’Unione delle Camere di Commercio nazionale, in occasione dell’audizione svoltasi
davanti alla I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati sul cosiddetto
“Decreto P.A.”. Il Presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Paolo Abramo,
ha commentato così la proposta:

“Come ho affermato recentemente in occasione di un incontro pubblico – ha detto
Abramo – in Italia si ha la cattiva abitudine di programmare poco e azzerare ciò
che funziona. Se venisse accolta la proposta di riforma delle Camere di Commercio
presentata questa mattina in Parlamento, sarei felice di essere smentito in questa
mia affermazione, purtroppo storicamente comprovata dai fatti. Una proposta – quella
avanzata – che tramite una programmazione triennale, permetterebbe al sistema di
riassestarsi secondo diversi parametri e criteri, ma anche di salvaguardare un patrimonio
di esperienze, buone prassi e competenze che il Paese e l’intero tessuto economico
e produttivo non possono permettersi di perdere. Lo Stato – ha ricordato ancora Abramo
– ha assegnato alle Camere di
commercio una serie crescente di compiti che vanno dalla tenuta del Registro delle
imprese a quelli dei protesti e dei gestori ambientali, al rilascio di firma digitale
e delle carte tachigrafiche, alla gestione di oltre 3200 Suap (Sportello unico per
le attività produttive) su delega dei comuni, alla gestione delle Borse merci, alla
metrologia, alla sicurezza dei prodotti, alla ricezione delle domande per marchi
e brevetti, allo sviluppo delle infrastrutture locali, al supporto per l’internazionalizzazione
delle piccole e medie imprese ed altro ancora. Senza contare che la legge di stabilità
per il 2014 impegna le Camere di commercio a finanziare i Confidi per almeno 70 milioni
l’anno per il prossimo triennio, e su questo aspetto in particolare la Camera di
Commercio di Catanzaro ha compiuto operazioni di alto spessore negli ultimi due anni.
A ciò va aggiunto che le Camere versano al bilancio dello Stato circa 80 milioni
annui fra risparmi di spesa ed imposte e che sostengono direttamente le spese delle
attività sanzionatorie delegate dallo Stato (circa 15 milioni di euro annui)”.

Ai parlamentari è stato ancora fatto presente che sarebbero fortissimi anche gli
effetti negativi sul Pil e sull’occupazione della proposta di taglio del 50% del
diritto versato dalle aziende per l’iscrizione al Registro delle imprese. Se la
norma introdotta con il decreto non verrà modificata in Parlamento, a fronte di
un risparmio pari a circa 5 euro al mese per impresa, al netto delle tasse, l’effetto
recessivo conseguente alla riduzione dei finanziamenti diretti delle Camere di commercio
alle aziende e al territorio nel 2015 potrebbe valere 2,5 miliardi in meno di Pil.
Sul fronte occupazionale, Unioncamere ha poi sottolineato che tra personale pubblico
a tempo indeterminato delle Camere di commercio e personale con contratto privatistico
di aziende speciali, Unioni regionali e società di sistema si determinerebbe un
potenziale esubero di personale pari a circa 2.600 unità, almeno metà delle quali
dovrebbe essere riallocata con oneri a carico dello Stato, come fatto in altre occasioni
per realtà simili.

“In considerazione di tali effetti – ha ribadito Abramo – nel corso dell’audizione
è stata avanzata la proposta di rendere graduale, e quindi sostenibile per le Camere
di commercio, industria, artigianato e agricoltura d’Italia la riduzione delle
entrate dal diritto annuale, che potrà così giungere, nell’arco di tre anni,
al risultato atteso del dimezzamento del diritto annuale dovuto dalle imprese (corrispondente
a circa 63 euro per impresa in media all’anno). Una gradualità – ha concluso Abramo
– che consentirebbe di realizzare la riorganizzazione dell’intero sistema camerale,
senza danneggiarlo e senza penalizzare il tessuto produttivo sul fronte delle attività
e dei servizi resi”.