Riflessione politica sulla Centrale di Saline
redazione | Il 21, Set 2012
A cura di Giovanni Marino, vicepresidente del Comitato di responsabilità per lo sviluppo del territorio
Riflessione politica sulla Centrale di Saline
A cura di Giovanni Marino, vicepresidente del Comitato di responsabilità per lo sviluppo del territorio
Riceviamo e pubblichiamo:
Il tema dell’energia è fondamentale per lo sviluppo e la crescita di ogni Nazione tanto che si possono
formulare indicatori di consumo energetico direttamente proporzionali al loro prodotto interno lordo (PIL) ed
alla qualità di vita di quelle popolazioni.
Le fonti energetiche oggi disponibili sono gli idrocarburi, il nucleare ed il fossile oltre alle energie rinnovabili
che allo stato attuale non possono essere considerate in sostituzione di quelli tradizionali.
Il carbone rappresenta ancora oggi la fonte energetica con il più basso costo e con maggiore disponibilità ed è
inevitabile che sarà completamente utilizzato in futuro soprattutto dalle centrali elettriche, mentre l’uranio e gli
idrocarburi sono in rapido esaurimento o antieconomici e le nuove tecnologie come la fusione nucleare , calda
o fredda (LERN) richiedono ancora decenni di sviluppo e la disponibilità sul mercato è prevedibile non prima
della metà del secolo.
Le emissioni di CO2 da parte delle centrali a carbone ed il loro rigido monitoraggio sono il deterrente per
rallentare l’utilizzo di questa fonte per la produzione di energia elettrica che porta a mantenere un mix di fonti
energetiche alternative anche a tutela della dipendenza dagli approvvigionamenti.
Nel nostro Paese la carenza di una politica energetica ed il populismo dei nostri rappresentanti politici di ogni
colorazione ci ha costretto a produrre energia a costi, mediamente superiori del 35%, rispetto a quelli dei nostri
partner europei che ormai da tempo hanno scelto il nucleare ed anzi hanno tentato di potenziarlo prima che il
vento antinucleare cominciasse a gonfiarsi a seguito di qualche incidente minore e per ultimo di quello più
grave della storia accaduto recentemente in Giappone. Proprio questo Paese ha deciso di rinunciare alla
costruzione di nuovi impianti nucleari e di procedere con la progressiva chiusura di quelli ancora in esercizio e
sarà costretto ad individuare altre fonti energetiche ed esiste una buona probabilità che tra le fonti alternative al
nucleare una grossa percentuale sarà rappresentata dal carbone. La Germania ha già avviato il potenziamento
delle proprie centrali utilizzando questa fonte energetica e ciò è dimostrato dalla notizia di qualche settimana
fa quando è stata inaugurata una centrale a carbone da 2200 MWe, quasi di potenza doppia rispetto a quella
prevista a Saline, con tecnologia di abbattimento delle emissioni di ultima generazione .
Anche negli Stati Uniti si procede velocemente alla costruzione di decine di centrali a carbone in sostituzione
di quelle obsolete che sono in via di smantellamento così come del resto sta accadendo non solo in tutti i Paesi
industrializzati e ricchi, ma anche in quelli in via di sviluppo e non si capisce perché a casa nostra si nutrono
timori per delle emissioni che è scientificamente dimostrato non hanno effetti negativi sulla salute e
sull’ambiente .
E’ lo stesso miope atteggiamento di quando uno scellerato referendum ha cancellato l’industria nucleare
che ha prodotto danni economici valutabili in oltre un quarto del nostro debito pubblico mentre i nostri partner
europei si sono sviluppati su questa direzione per come ben sappiamo.
Nel nostro Paese e specialmente nel nostro territorio si è scatenato un dibattito tra chi è favorevole e chi no
all’insediamento della centrale a carbone di Saline Joniche.
Purtroppo il dibattito è privo di razionalità e di conoscenza tecnica ed amministrativa ed è necessario fare
chiarezza che con questa nota auspichiamo di potere agevolare.
La Valutazione di Impatto ambientale ( VIA ) rilasciata dal Ministero dell’Ambiente riconosce la validità
tecnica del progetto SEI ed è assolutamente ridicolo che sia messo in discussione soprattutto dai politici locali,
che con questo incomprensibile atteggiamento, dimostrano ancora una volta la loro ignoranza ed un totale
disprezzo delle decisioni rilasciate da un organo tecnico competente e scrupoloso chiamato a verificare il
progetto ed il buon funzionamento degli impianti in tal modo garantendo e tutelando la salute pubblica e
l’ambiente. I politici , tutti, dovrebbero invece manifestare rispetto per questo organo tecnico governativo, così
come dovrebbero dimostrare rispetto per il DPCM che, nella sostanza, autorizza l’insediamento e non
inseguire improponibili ricorsi contro un potere dello Stato che invece dovrebbero difendere nell’interesse
delle popolazioni che sono stati chiamati ad amministrare.
E’ bene ricordare sinteticamente che le ragioni dell’insediamento a Saline sono dettate da favorevoli
caratteristiche tecniche e geografiche del sito che non vogliono affatto offendere la dignità dei cittadini ivi
residenti come invece i detrattori del progetto intendono insinuare.
E’ altrettanto utile ricordare che l’impianto progettato dalla SEI, nella parte che riguarda il controllo ed il
monitoraggio delle emissioni è di ultimissima generazione ed a Colonia, dove recentemente si è avviata la
produzione , non ci sono stati timori di danni catastrofici perché quella popolazione ha rispetto dell’organo
pubblico che si occupa del monitoraggio e che rappresenta una garanzia per la loro salute e non una minaccia.
Siccome questa breve riflessione non ha la finalità di convincere i contrari ad accettare questo insediamento,
non sarà fatto alcun cenno alle ricadute positive ed occupazionali che esso potrà generare e soprattutto ci
asterremo dal dimostrare come sia falsa la contrapposizione sulla vocazione turistica del territorio rispetto a
questo insediamento industriale.
Vogliamo semplicemente invitare la gente e sopratutto la classe politica a fare le giuste analisi nel rispetto
delle opinioni dei favorevoli e dei contrari riconoscendo e rispettando la posizione di questi ultimi non sul
piano tecnico, poiché indifendibile se analizzato in maniera scientifica, ma soltanto su quello politico.
Se è quindi quello esclusivamente politico il livello del confronto allora è bene richiamare la classe dirigente di
questa regione alle proprie responsabilità di gestione della cosa pubblica e di guida nei processi di sviluppo di
questo territorio.
E’ troppo facile seguire il vento di una opinione rumorosa e contraria senza offrire delle alternative di sviluppo
immediate e tangibili e senza imbrogliare più la gente su progetti effimeri che lasciano da oltre mezzo secolo
questo territorio in uno stato di abbandono e di sottosviluppo.
La classe politica sarà un giorno chiamata a spiegare a quella stessa gente perché il costo dell’energia è più
alto che nei ricchi Paesi del nord Europa dove non hanno alcun timore di queste centrali e soprattutto dovrà
dare conto della scelta politica contraria all’insediamento che è spesso diversa da quella privata perché la
decisione su un investimento di siffatta portata, che supera 1,5 mld di euro, non può essere presa a cuor
leggero senza fornire forti e concrete motivazioni.
Abbiamo pertanto la necessità di comprendere di cosa si tratta quando si parla di centrale a carbone e quali
possono essere le alternative che la classe politica intende proporre per non lasciare ancora per altri decenni
questo territorio nello stato di abbandono in cui ormai da troppo tempo versa.
Ad una classe politica competente è riconosciuto il ruolo di guidare i cittadini che amministra ad
autodeterminarsi e non può limitare il proprio intervento affidandosi con superficialità alla inconsapevole
valutazione di una parte di opinione pubblica molto rumorosa ma altrettanto disinformata.
Co.Re.Svi.T.
Il Vice Presidente Ing. Giovanni Marino