Regione, dimissioni Zito: l’intervento di Sapia (M5S) Il deputato chiede nomina immediata dg dipartimento Tutela della salute
«Le dimissioni di Bruno Zito dalla carica di direttore generale facente funzioni
del dipartimento regionale Tutela della salute sono la riprova di grosse e innegabili
difficoltà ai piani alti della Cittadella. Il governatore Mario Oliverio non lasci
la sanità calabrese allo sbando. Nomini subito il direttore generale della struttura
rimasta senza il vertice ». Lo afferma, in una nota, il deputato M5s Francesco Sapia,
che aggiunge: «Prima di pensare all’annunciata ricandidatura, Oliverio si prenda
la responsabilità politica di intervenire sui nodi principali della gestione sanitaria,
che, gli ricordo, riguarda direttamente la Regione Calabria, malgrado il commissariamento
da parte del governo nazionale. Il presidente della Regione non può ignorare i problemi,
molto seri, che interessano le direzioni del dipartimento Tutela della salute e delle
Aziende sanitarie». «Finora – prosegue il deputato 5stelle – Oliverio ha volutamente
ignorato il caso dei dg aziendali protagonisti di disavanzi di bilancio, che vanno
rimossi per legge, così come il comportamento del dg dell’Azienda ospedaliera di
Reggio Calabria, Giacomino Brancati, censurato dal commissario Massimo Scura e dalla
Procura di Locri. Non solo, Oliverio non ha revocato a Frank Benedetto l’incarico
di dg dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, benché il dipartimento Tutela
della salute abbia rilevato, per il professionista, la mancanza dei requisiti prescritti
dalla legge. Inoltre Oliverio ha sorvolato sulla consulenza illegittima affidata
a Franco Pacenza, per la quale non risulta esserci stata una verifica di pari professionalità
nell’organico regionale, come abbiamo denunciato alla Corte dei conti». «A Oliverio
– conclude Sapia – rammento che oggi i parlamentari 5stelle eletti in Calabria
sono 18. Pertanto, non gli consentiremo di nascondersi dietro alle sue finzioni teatrali.
Dovrà risponderci senza esitazioni, nell’interesse dei calabresi».