Reggio: rapine agli anziani, 11 arresti
redazione | Il 22, Lug 2011
Le undici persone arrestate dai carabinieri sono accusate di avere organizzato e commesso dieci rapine nel corso del 2010 nel pieno centro cittadino
Reggio: rapine agli anziani, 11 arresti
Le undici persone arrestate dai carabinieri sono accusate di avere organizzato e commesso dieci rapine nel corso del 2010 nel pieno centro cittadino
REGGIO CALABRIA – Alle prime luci dell’alba di oggi i carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alle rapine agli anziani, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona.
Il gruppo è accusato di aver organizzato e commesso dieci rapine in abitazione di anziani nel corso del 2010.
L’operazione è frutto dello sviluppo di una prima attività di indagine che nel giugno del 2010 aveva portato al fermo di tre persone, due uomini ed una donna (PALMISANO Domenico, SORACE Vincenzo e LAURO Carmela) accusati inizialmente di tre episodi di rapina commessi in danno di anziani. In quella circostanza le attività si svilupparono a seguito di una rapina in cui un testimone riuscì a fornire tre numeri della targa di un’auto sospetta notata nei tempi e nei luoghi della rapina.
Le indagini permisero di individuare l’autovettura ed il suo proprietario (CARACCIOLO Antonio), pregiudicato su cui si concentrarono le attenzioni investigative.
Nella notte dell’8 giugno 2010 venne effettuata una perquisizione domiciliare presso l’abitazione della LAURO e del PALMISANO, conviventi, e nelle cantina della stessa fu rinvenuta gran parte della refurtiva ottenuta dalle rapine, nonche’ tre pistole a salve prive di tappo rosso e dei passamontagna. Si giunse così al primo fermo e, a distanza di pochi giorni, venne eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un quarto complice (CARACCIOLO Antonio, inizialmente irreperibile) mentre, dopo circa un mese, venne eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei quattro soggetti già fermati e di altro complice (FALCOMATA’ Mirko, figlio della LAURO) con risultanze investigative che ricostruivano le responsabilità in ordine a sette rapine commesse dal
L’operazione.
L’operazione odierna è il frutto dello sviluppo complessivo delle indagini che hanno permesso di ricostruire con assoluta certezza le responsabilità in ordine a dieci episodi di rapina in abitazione in danno di anziani, tutte commesse nel 2010 in Reggio Calabria, di individuare tutti i componenti del gruppo criminale, compresi i capi, i due pregiudicati CALU’ Fabio e CALU’ Carmelo, nonche’ di svelare tutti gli aspetti organizzativi della banda.
A tale risultato si è prevenuti attraverso gli esiti del primo fermo, le denunce ed i riconoscimenti, sia personali che della refurtiva, attuati da molte vittime giunte spontaneamente in caserma, attraverso altresì attività tecniche di intercettazione e riscontri sui tabulati che hanno permesso di accertare la puntuale presenza degli indagati nelle zone e negli orari delle rapine.
L’organizzazione.
La banda, composta tutta da reggini, era suddivisa su due livelli: il primo costituito dai fratelli CALU’, veri capi e ideatori dell’attività criminosa, i quali si avvalevano del CARACCIOLO, leader operativo del gruppo, per portare a segno i colpi attraverso l’intervento degli altri componenti. Costante era la presenza della donna, la LAURO, presenza che da subito ha fornito un comune denominatore per i diversi episodi di rapina verificatisi in città.
Il gruppo sceglieva le proprie vittime tra persone anziane che vivevano da sole o al massimo con la presenza di una badante, in modo che fossero facile preda e potessero essere immobilizzate senza difficoltà. L’individuazione delle potenziali vittime avveniva a cura del capo operativo, il CARACCIOLO; le tecniche erano diverse: in un caso si è accertato che la notizia fu offerta da una badante, in altro caso il luogo era conosciuto direttamente da uno dei componenti del gruppo, il BELLANTONI per via di lavori svolti presso l’abitazione della vittima quale operaio.
In ogni caso l’azione scattava a seguito di attenti sopralluoghi, in un caso la vittima ha riconosciuto uno dei rapinatori avendolo notato una settimana prima della rapina mentre sostava nei pressi della sua abitazione.
Il modus operandi era quello registrato in numerosi casi: il colpo veniva portato a segno spesso anche in pieno giorno; il pretesto per fare ingresso nel portone e nell’abitazione delle vittime era fingere al citofono di dover consegnare della posta o dei volantini; la figura femminile serviva a vincere la naturale diffidenza degli anziani e convincerli ad aprire la porta. Una volta che la malcapitata vittima apriva la porta veniva investita da una violenza inaudita che non permetteva alcun tipo di reazione. A quel punto iniziava l’incubo: le vittime venivano imbavagliate e, se accennavano alcuna reazione, ancora pestate; venivano prelevati contanti e preziosi e i rapinatori si dileguavano lasciando le loro vittime ancora immobilizzate e imbavagliate con evidente e grave rischio per queste povere persone anziane.
La crudeltà con cui venivano considerate le vittime emerge chiaramente dalle conversazioni intercettate:
LAURO Carmela: “.. sono salita sul tavolo … sapevamo quello che c’era. Il vecchio lo hanno scassato proprio!! Dalla bocca lo hanno scassato!.. La vecchia l’ho buttata a terra e gli ho detto “ o mi dai la chiave della cassaforte o ti spacco qua e ti chiudo dentro il caminetto”.
LAURO: “i vecchi non mollano nemmeno se li ammazzi, ma la chiave della cassaforte non te la danno, perche’ la tengono addosso, non la lasciano dentro casa, non te la danno!”
A fine colpo i proventi venivano gestiti dai capi mentre gli altri membri del gruppo ricevevano un compenso che variava da alcune centinaia di euro a mille- mille cinquecento euro.
Secondo quanto appreso dalle conversazioni della LAURO, i fratelli CALU’ investivano il denaro per comprare la “cocogna”, terminE utilizzato in gergo per indicare la cocaina.
L’attività di spaccio di stupefacenti non è estranea al gruppo: due degli odierni arrestati ARICO’ Antonino e BELLANTONI Giovanni sono già detenuti in carcere perché nello scorso maggio, a seguito di perquisizione, furono trovati in possesso dai militari della Stazione Modena di oltre 2 kg di marijuana.
Lo sviluppo delle indagini.
A seguito dei primi arresti le attività di intercettazione hanno documentato le nuove dinamiche innescatesi all’interno del gruppo: da un lato il CARACCIOLO ristretto in carcere cercava di controllare gli altri membri ed evitare che cedessero ad eventuali collaborazioni, dall’altro nei confronti del SORACE Vincenzo, che aveva rilasciato le prime importanti dichiarazioni, interveniva per fargli ritrattare ogni cosa, arrivando a minacciare i familiari per convincerli a riferire che il SORACE aveva problemi psichici e che non poteva essere affidabile. Lo stesso CARACCIOLO ordinava dal carcere che fossero uccisi i cani del padre del SORACE bruciandoli vivi, evento che fortunatamente non fu portato a termine.
CARACCIOLO: “fallo chiamare, digli di passare con la moto e gli va a bruciare i cani… gli butta un poco di benzina là sopra e li manda a fuoco ..senza perché, per come e per quando”
Su altro fronte si registra il cedimento della LAURO, la stessa, ristretta ai domiciliari, con il figlio maggiore MIRKO detenuto nell’ambito della stessa indagine e con due figli piccoli da mantenere, tenta di invocare l’aiuto e la solidarietà dei capi del gruppo, i CALU’, ma invano. Tale mancato sussidio, che sarebbe stato secondo la donna dovuto in ossequio a quel concetto di mutua assistenza tra i componenti di un’associazione criminosa, determina nella donna fermento e nervosismo che la spingono ad esternare agli interlocutori che si alternano nella sua abitazione le sue “confessioni” circa il suo ruolo avuto nei colpi e quello di ciascun membro del gruppo lamentando appunto il comportamento scorretto dei capi che la avevano abbandonata dopo l’arresto.
Di particolare interesse risultano proprio le conversazioni in cui la LAURO, stimolata dalla presenza di una conoscente, legge e commenta passo per passo la prima ordinanza di custodia cautelare fornendo agli investigatori una completa e dettagliata esegesi di tutta l’attività della banda, straordinario ausilio per le indagini, per la ricostruzione delle singole responsabilità e della struttura dell’organizzazione.
Durante tali conversazioni la stessa pianifica le sue possibili strategie difensive, stimolando la commissione di nuove rapine da parte di altra donna, in modo da confondere le risultanze investigative, pianificando poi anche di cambiare il suo look per non essere riconosciuta in aula dalle vittime, e cercando possibili falsi testimoni.
LAURO” figliuoli le abbiamo fatte, Ognuno ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità, non c’è niente da fare..”
LAURO: “bastava che organizzavano una rapina con una femmina..”
LAURO” …che la “cocogna” la comprano, i soldi li hanno per la “cocogna”, e glielo puoi dire, ha detto Mela, come l’avete per la “cocogna” i soldi li avete pure per mandarli ai suoi figli, non glieli volete mantenere?
Oltre alle risultanze ottenute dalle intercettazioni sono stati numerosissimi i riscontri.
In tutte le rapine i tabulati telefonici hanno riscontrato la presenza dei soggetti indagati nella zona e negli orari in cui sono stati commessi i colpi.
Numerosi sono stati i riconoscimenti effettuati dalle vittime sia dei soggetti, ceh agivano a volto scoperto, sia della refurtiva rinvenuta. Ad esempio il CARACCIOLO arrestato durante la sua volontaria irreperibilità indossava una collana ed un bracciale d’oro vistosi risultati rapinati ad un anziano. Nella sua vettura anche un verbale per divieto di sosta attestava la presenza della vettura nelle adiacenze e negli orari di una delle rapine, oltre ovviamente a tutti i tracciati telefonici..
L’attività ha permesso di arrestare l’intera compagine dedita a reati terribili che vedevano quali vittime esclusivamente gli anziani indifesi, che venivano selvaggiamente aggrediti e che solo per pura fortuna sono tutti sopravvissuti alla terribile esperienza.
L’epilogo è appunto questa indagine che ha ricostruito minuziosamente, e per come meritava di essere fatto, uno spaccato di crudeltà e capacità criminale che ha turbato per mesi la città di Reggio Calabria.
Così commentava la LAURO: ”furono bastardi quelli (riferito ai carabinieri), se non ci… col …(volgarità) ci prendevano, tutta Reggio piangeva!!ah! Tutta Reggio avrebbe pianto!!”
“se non era per il (offesa nei confronti del SORACE, reo confesso), tutta Reggio piangeva!”
Di seguito i nomi degli arrestati:
1. CALU’Fabio, Reggio Calabria, classe 1976;
2. CALU’Carmelo, Reggio Calabria classe 1975;
3. CARACCIOLO Antonio, Reggio Calabria, classe 1970;
4. ARICO’ Antonino Consolato, Reggio Calabria classe 1969;
5. LAURO Carmela, Reggio Calabria classe 01.12.1965,
6. PALMISANO Domenico, Reggio Calabria classe 1972,
7. SORACE Vincenzo, Cinquefrondi (RC) classe 1985,
8. BONURA Salvatore, Sesto San Giovanni (MI) classe 1974;
9. MONORCHIO Demetrio, Reggio Calabria classe 1966;
10. FALCOMATA’ Mirko, Reggio Calabria classe 1989;
11. BELLANTONI Giovanni, Reggio Calabria classe 1987
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