Reggio, perquisizioni in case, società e banche per l’inchiesta su Francesco Belsito
Oltre una trentina le perquisizioni ordinate questa mattina dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta sulla Lega Nord. Nell’inchiesta emerge la presenza del clan De Stefano
Reggio, perquisizioni in case, società e banche per l’inchiesta sul tesoriere della Lega Belsito
Oltre una trentina le perquisizioni ordinate questa mattina dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta sulla Lega Nord. Ad essere sottoposte a perquisizioni ci sono le case di 25 professionisti ma anche società e ben sei banche. Nell’inchiesta emerge la presenza del clan De Stefano
REGGIO CALABRIA – Perquisizioni in 25 abitazioni, tre sedi societarie e sei accessi bancari sono in corso da parte della Dia, in Lombardia, Liguria ed a Reggio Calabria. Le perquisizioni sono state disposte nell’ambito dell’inchiesta della Dda reggina sul presunto riciclaggio di denaro della cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano nella quale e’ indagato, tra gli altri, l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito.
C’é anche la violazione della legge Anselmi sulle società segrete tra i reati ipotizzati dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di otto persone indagate nel filone d’inchiesta che ha portato alle perquisizioni di oggi. In questo filone non figura l’ex tesoriere della Lega Belsito, arrestato ad aprile su richiesta della Procura di Milano e adesso ai domiciliari. Gli inquirenti reggini ipotizzano un rapporto ‘ndrangheta-massoneria-eversione per il riciclaggio di denaro sporco.
Personale della Dia di Reggio Calabria sta compiendo perquisizioni anche nelle sedi di diramazioni di società reggine a Milano collegate all’Expo. All’operazione, disposta dalla Dda di Reggio, partecipano 70 unità della Dia, 35 a Milano, 30 a Reggio Calabria e 6 Genova. L’inchiesta mira a chiarire una presunta opera di riciclaggio del denaro della cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano, una delle piu’ potenti della Calabria, attraverso un intreccio tra cosche, massoneria ed eversione nera.
PERQUISIZIONI A PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI
Professionisti, imprenditori, un ex consigliere comunale di Reggio Calabria ed un investigatore privato: sono le persone indagate dalla Dda di Reggio Calabria per associazione a delinquere, riciclaggio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete nell’ambito dell’inchiesta avviata lo scorso anno su un bonifico di sei milioni di euro da parte dell’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito che, secondo l’accusa, potrebbe avere nascosto un’operazione di riciclaggio in favore della cosca De Stefano. Tra gli indagati, che hanno subito perquisizioni ad opera della Dia di Reggio Calabria, figurano il procacciatore di affari B. M., l’avvocato Pasquale Guaglianone, un passato nei Nar e titolare dello studio Mgim con sede in via Durini a Milano, e Giorgio Laurendi, un altro professionista anche lui di origine calabrese come i primi due. Indagati anche gli imprenditori Michelangelo Maria Tibaldi, Giuseppe Sergi, ex consigliere comunale a Reggio Calabria e commissario dell’Asi di Reggio, Romolo Girardelli, conosciuto come ”l’ammiraglio” e secondo gli inquirenti legato ai De Stefano, l’investigatore privato Angelo Viola e Ivan Pedrazzoli.
PM: COMPONENTE DI NATURA SEGRETA
Una “associazione per delinquere, al cui interno opera una componente di natura segreta, collegata e servente alla cosca De Stefano il cui programma criminoso risulta finalizzato a fornire un consapevole contributo diretto ad agevolare la struttura criminale”. E’ quanto ipotizzano i magistrati della Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato ad una trentina di perquisizioni tra Reggio Calabria, Milano e Genova su un presunto riciclaggio in favore della ‘ndrangheta. L’organizzazione, secondo il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo, e il sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio, avrebbe fornito il contributo in “specifici settori di natura strategica identificabili: in quello economico e finanziario, nel cui ambito si pianificano complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita e di controllo delle attività imprenditoriali riferibili alla cosca; e in quello politico ed istituzionale, nei quali le relazioni personali tra cui quella con Francesco Belsito, vengono sfruttate al fine di consolidare ed implementare la capacità di penetrazione e di condizionamento mafioso”. Dalle indagini dunque, scrivono gli inquirenti nel decreto di perquisizione, emerge “l’esistenza di una struttura criminale (connotata da segretezza) a carattere permanente nella quale, tra gli altri, operano con ruoli organizzativi B. M., Pasquale Guaglianone, Giorgio Laurendi, noti professionisti di origine calabrese inseriti in multiformi contesti politici; gli imprenditori reggini Michelangelo Tibaldi e Giuseppe Sergi (soggetto che ricopre anche incarichi politici ed istituzionali di rilievo locale); con ruoli di ausilio informativo e di supporto, Romolo Girardelli, Angelo Viola e Ivan Pedrazzoli”.
Le indagini che stamani hanno portato ad una trentina di perquisizioni disposte dalla Dda di Reggio Calabria hanno evidenziato, secondo il pm, “l’avvenuta predisposizione di schemi operativi finalizzati ad occultare la reale natura delle attività svolte”. Secondo gli inquirenti è da ritenere, che anche attraverso molteplici operazioni di consulenza finanziaria e commerciale illecita in quanto finalizzata a illegale arricchimento, riguardante operazioni imprenditoriali relative al contesto territoriale reggino riferibili all’attività professionale svolta dalla Mgim con studio in via Durini a Milano, si siano poste in essere attività dirette ad agevolare operazioni di riciclaggio o reimpiego di ingenti capitali di provenienza delittuosa”.
PM: GESTITE INFORMAZIONI RISERVATE
“Acquisire e gestire informazioni riservate, che venivano fornite da numerosi soggetti in corso di individuazione collegati anche ad apparati istituzionali e canalizzate a favore degli altri componenti della ramificata organizzazione”. E’ uno degli aspetti emersi dall’inchiesta della Dda reggina che ha portato stamani ad una trentina di perquisizioni tra Calabria, Liguria e Lombardia. Secondo gli inquirenti, gli indagati erano diventati “il terminale di un complesso sistema criminale destinato” anche ad ottenere un “proficuo utilizzo delle notizie riservate” per dare “concreta attuazione al programma criminoso” e gestire “una struttura imprenditoriale, prevalentemente impegnata in operazioni ad alta redditività nel campo immobiliare e finanziario, destinata al riciclaggio e reimpiego di risorse economiche di provenienza delittuosa riconducibili ad ambienti criminali legati alla cosca De Stefano”. Dalle indagini, secondo gli inquirenti, “sono emersi continui contatti e collegamenti fra i soggetti investigati ed appartenenti ad ambienti politici ed istituzionali, che hanno anche consentito a più di un indagato, ben collegato alla cosca De Stefano, di ricoprire incarichi in tali ambiti operativi (già raggiunti dalle indagini in corso e da considerare diversi ed ulteriori rispetto a quelli riferibili ai soggetti facenti parte del sodalizio oggetto di contestazione, a loro volta risultati collegati al fine di sviluppare i loro programmi illeciti, alle attività politico-finanziarie del movimento politico Lega Nord)”.
DIA IN SEI FILIALI BANCHE MILANO
Personale della Dia del Centro di Reggio Calabria, oltre a perquisire 25 abitazioni e tre sedi di società, hanno effettuato l’accesso disposto dalla Dda alla ricerca di documenti in sei filiali di tre banche diverse a Milano. In particolare il personale Dia ha visitato quattro filiali di Intesa San Paolo, una della Banca di credito artigiano ed una della Popolare di Vicenza.
AVVOCATO: «Nessuna nuova imputazione per Belsito»
GENOVA – «Non esiste alcuna nuova contestazione nei confronti di Francesco Belsito». Lo afferma il legale dell’ex tesoriere della Lega Nord, Alessandro Vaccaro, contattato telefonicamente dall’Agi, in ordine alle perquisizioni che sono state effettuate stamani su disposizione della Dda di Reggio Calabria. «Belsito non è stato raggiunto da alcun avviso di garanzia o decreto di perquizione» aggiunge Vaccaro. «La materia del provvedimento della Dda reggina – prosegue il legale – era già stata contestata nel febbraio dello scorso anno in un interrogatorio dai magistrati di Reggio Calabria a Belsito e nulla era emerso. Non esiste la prova – conclude – di un passaggio di denaro tra società costituite da Belsito in passato e organizzazioni mafiose».