Scorre tra memoria e sentimento il primo volume di Giovanni Taibi “Lame di buio dal passato”, presentato ieri pomeriggio a Palazzo San Giorgio.
Lo scrittore siciliano, ospite dell’Associazione “Da Sud, laboratorio per il cambiamento”, ha raccontato la nascita dell’opera e il suo rapporto con la letteratura.
Un’esperienza autobiografica che trae spunto da un testo scritto ai tempi del liceo e diventa il canovaccio su cui si sviluppa la vicenda del protagonista, Salvo, che da Milano ritorna nella sua amata Sicilia.
Le tradizioni e i sapori, le amicizie e il ricordo di un amore perduto, in un intreccio che conduce il lettore a riflettere sull’essenzialità della vita e sulla ricerca della felicità.
Con un filo conduttore che si può fare risalire ai temi Luigi Pirandello, per confessione dello stesso Taibi, reduce dal Salone del Libro di Torino dove il volume ha ottenuto apprezzamento di critica e di pubblico.
A introdurre l’ospite, Claudia Leone, di Laboratorio Da Sud, che ha ricordato le finalità culturali dell’associazione sul territorio.
L’evento è stato moderato dalla giornalista Emanuela Martino, che ha dialogato con l’autore, facendo emergere i caratteri principali del romanzo.
«Il passato e il ricordo di un amore infelice – ha commentato l’autore – ritornano come “lame” alla memoria. Una storia profondamente umana e comune a tanti giovani del Sud che, costretti a emigrare, si allontanano dagli affetti più sinceri spesso relegandoli a qualche angolo nascosto della mente, ma che puntualmente riemergono, portandoci sofferenza».
Il volume ci lascia con un finale aperto, al quale si cercherà di dare risposta nel sequel già scritto dall’autore e in via di definizione.
Da “Lame di buio dal passato”, invece, è già pronta una trasposizione teatrale che sarà rappresentata a breve sui palcoscenici siciliani.