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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Reggio, decretata l’incandidabilità dell’ex sindaco Arena e di 6 ex esponenti comunali

Reggio, decretata l’incandidabilità dell’ex sindaco Arena e di 6 ex esponenti comunali

La decisione del tribunale come conseguenza della documentazione che ha portato allo scioglimento dell’amministrazione cittadina per infiltrazioni mafiose

Reggio Calabria, decretata l’incandidabilità dell’ex sindaco Arena e di 6 ex esponenti comunali

La decisione del tribunale come conseguenza della documentazione che ha portato allo scioglimento dell’amministrazione cittadina per infiltrazioni mafiose. Insieme all’attuale assessore regionale colpiti esponenti della giunta comunale e del consiglio, in carica all’epoca del commissariamento

 

 

REGGIO CALABRIA – Il tribunale di Reggio Calabria ha sancito l’ineleggibilità per diversi esponenti politici coinvolti nello scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose, deciso dal Consiglio dei ministri nell’ottobre 2012. Si tratta dell’ex sindaco Demetrio Arena, attuale assessore regionale, e di altri sei, ossia i due ex assessori comunali Pasquale Morisani e Luigi Tuccio, l’ex presidente di Palazzo San Giorgio Seby Vecchio, e i tre ex consiglieri comunali Giuseppe Eraclini, Giuseppe Plutino (in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa) e Giuseppe Martorano. Sono stati tutti banditi dalla magistratura con una sentenza pesantissima di 120 pagine che porta la firma del giudice estensore Giulia Messina e del Presidente della Corte Rodolfo Palermo e che ripercorre l’intera relazione della Commissione d’accesso che ha portato allo scioglimento per “contiguità con la ‘ndrangheta”.
I sette esponenti politici dovranno saltare un turno elettorale, mentre sorte diversa è stata decretata per gli ex consiglieri comunali Nicola Paris, Nicola Irto e Bruno Bagnato, per i quali il ricorso nei loro confronti è stato rigettato.

 

LA NOTA POLITICA DI LL

Una decisione che non lascia dubbi a nessuna interpretazione, il tribunale di Reggio Calabria mette fine a qualsiasi velleità di speranza dell’ex giunta Arena di ribaltare a settembre la decisione del Tar di Roma sullo scioglimento per infiltrazione mafiosa del primo comune capoluogo della storia repubblicana. Una mazzata per le ambizioni di riscatto di Arena e della sua squadra amministrativa che ha governato per un breve periodo il comune reggino. Le motivazione della sentenza si commentano da sole: «Traendo quindi le fila dell’indagine così conclusa, si palesano in capo al primo cittadino condotte omissive di particolare rilevanza, sol esaminando i singoli settori dell’Ente comunale, nell’ambito dei quali le risultanze documentali in atto hanno evidenziato notevoli criticità, che si sono riverberate direttamente sulla funzionalità dell’Ente, compromettendone il buon andamento e la corretta gestione. Stessa considerazione deve trarsi dall’analisi della gestione delle società partecipate dal Comune, accertate pervasivamente infiltrate dalla criminalità organizzata di stampo mafioso. L’ente comunale è risultato così non solo vulnerabile rispetto al potere delle ndrine locali, ma di fatto a queste permeabile, generando un pericoloso vulnus nel doveroso rigore granitico della legalità amministrativa. I doveri di controllo, vigilanza, gestione della RES publica secondo criteri di correttezza, efficienza e buon andamento, gravanti sull’organo apicale del Comune (ossia su Arena, ndr), risultano così significativamente inadeguati per far fronte al dilagante interesse della ndrangheta, non contribuendo fattivamente al suo indebolimento né ponendo in essere un’efficace azione di contrasto al suo

potere criminale». E poi la botta finale: «Le condotte sin qui enucleate in capo al Sindaco Arena si palesano quindi pienamente riconducibili ai canoni dell’art. 143, co. 1 e 11, T.U.E.L. (la norma sullo scioglimento per mafia del comune ndr), per esser state causa efficiente dello scioglimento del Comune di Reggio Calabria». C’è scritto proprio così: “causa efficiente dello scioglimento”. Dicevamo una decisione che mette fine a qualsiasi speranza di poter ribaltare la decisione del Tar di Roma, ed avvia un rinnovamento forzato della classe politica reggina per decisione della magistratura.