Reggio Calabria, Castore, tra illusioni e magie Fin qui soluzioni impraticabili farcite da tracotante ignoranza e noncuranza della legge
È passato più di un anno dalle dichiarazioni trionfalistiche degli uomini di punta dell’amministrazione Falcomatà, che il 28 novembre 2019 celebravano l’allargamento del perimetro operativo di Castore: “con l’ingresso nella compagine azionaria di Castore di fatto si rivoluziona il ciclo integrato dei rifiuti (…): l’internalizzazione di tutti i servizi pubblici essenziali, ancor più rilevante quale concreta risposta alle criticità riscontrate da numerosi utenti nell’esecuzione del servizio da parte dell’Avr”.
Purtroppo, se da una parte la cronaca quotidiana conferma che il servizio di spazzamento e raccolta dei rifiuti è ancora svolto da AVR – a colpi di ordinanze sindacali, l’ultima delle quali ne ha prorogato l’affidamento fino al 31 luglio 2021 – dall’altra,due amministrazioni pubbliche, quella del Comune di Reggio Calabria e quella della Città Metropolitana, lavorano alacremente al perseguimento del disegno politico del Sindaco Giuseppe Falcomatà.
Infatti, con deliberazione n. 113 del 18 dicembre 2020, il Consiglio Metropolitano ha stanziato un milione di euro decidendo di sottoscrivere il 50% del capitale sociale di Castore SPL S.r.l., la società in house del Comune di Reggio Calabria, alla quale affiderà, oltre ai servizi cimiteriali, di manutenzione stradale,di illuminazione pubblica e di manutenzione degli edifici pubblici, anche i servizi di spazzamento e raccolta dei rifiuti nonché di manutenzione degli impianti afferenti al ciclo integrato delle acque (depuratori, reti idriche e fognarie).
Progetto realizzabile o riconferma dell’improvvisata navigazione a vista che ha caratterizzato il “primo tempo” e prosegue senza soluzione di continuità nel “secondo tempo” dell’amministrazione Falcomatà segnata dall’incapacità amministrativa di organizzare in modo efficiente i servizi pubblici essenziali?
La risposta sta in una attenta lettura della normativa vigente e. per contro, negli atti fin qui assunti dalla Città metropolitana e dal Comune di Reggio Calabria.
Sia l’art. 5 del D. Lgs. 175/2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) sial’art. 192, comma 2 del Decreto Legislativo n. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici) stabiliscono chiaramente che l’affidamento in house dei servizi pubblici locali necessita di una motivazione rafforzata mediante la quale gli enti affidanti sono tenuti a provare la concreta convenienza economica di detta modalità di affidamento rispetto a quella ad un soggetto interamente privato o ad una società mista pubblico-privata, in entrambi i casi mediante esperimento di procedura ad evidenza pubblica.
La scelta del legislatore italiano – suffragata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, dai Tribunali Amministrativi italiani e, da ultimo, dalla sentenza n. 100 del 27 maggio 2020 della Corte Costituzionale – è stata quella di limitare l’affidamento in house a ipotesi del tutto residuali ed eccezionali rispetto al ricorso mercato con procedure competitive e trasparenti.
La motivazione rafforzata richiesta dalla legge deve essere supportata da dati economici oggettivi dai quali risulta che la gestione dei servizi di interesse economico generale(servizi pubblici) è concretamente più conveniente rispetto al ricorso al libero mercato e, dunque, al coinvolgimento operativo, con gara pubblica, di soggetti industriali specializzati nei settori di riferimento. Questa concreta ed effettiva convenienza deve essere provata non solo in termini di maggiore economicità – mediante confronto e analisi di piani industriali – ma soprattutto in termini di accessibilità e di qualità del servizio per i cittadini facendo riferimento a oggettivi parametri di mercato.
La Città Metropolitana, per contro, come risulta dagli atti pubblicati, al fine di dimostrare la presunta convenienza e maggiore efficienza dell’inhouseproviding, ha“interpretato” semplicisticamente il precetto normativo, adottando motivazioni elementari che saranno oggetto di controllo da parte dell’AGCM (Autorità Garante per la Concorrenza) e della Corte dei Conti.
In particolare,a pag. 3 della deliberazione n. 113/2020 del Consiglio Metropolitano si legge che “l’affidamento diretto dei servizi strumentali ad una società di capitale in houseproviding costituisce ontologicamente e aprioristicamente (…) una scelta di maggiore economicità rispetto ai modelli che coinvolgono terzi operatori”. Una motivazione che si fonda su una tesi statalista – sepolta da una giurisprudenza granitica – secondo la quale le società in house, in quanto tali, non perseguirebbero lo scopo di lucro, affermazione contraria alla stessa natura di Castore, società di capitali tenuta per legge, prima ancora che per il proprio statuto, a generare utili di impresa.
Altro assunto della motivazione è quella secondo la quale l’affidamento in house comporterebbe già di per sé un risparmio per le casse pubbliche (però il legislatore richiede una motivazione rafforzata per procedervi!). La Relazione illustrativa allegata alla deliberazione 113/2020 del Consiglio Metropolitano, che citando dati autoreferenziali – senza indicazione delle relative fonti – si limita a comparare il costo della futura gestione in house di Castore (per tutti i servizi pubblici locali) al costo dei servizi gestiti, sulla base di un vecchio contratto, dagli attuali operatori privati incaricati della manutenzione stradale e della manutenzione degli edifici pubblici.
I nostri amministratori toccano poi il fondo a pag. 44 della predetta Relazione illustrativa, laddove affermano che l’affidamento in house: a) merita di essere preferito ad una procedura di gara trasparente proprio perché grazie all’in house “si eviterebbero le procedure di gara, con le inevitabili verifiche preventive delle imprese partecipanti” come se il ricorso al mercato sia un’inutile iattura che comporta altrettanto inutili perdite di tempo, invece di essere la migliore garanzia, per noi cittadini, della qualità del servizio; b) deve essere preferito al ricorso al libero mercato“in un contesto ambientale quale quello della provincia di Reggio Calabria, il purtroppo non infrequente blocco dei servizi e/o dei lavori a causa dell’emissione di interdittive prefettizie antimafia, che comportano l’esclusione dell’imprenditore dalla possibilità di divenire titolare di rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione, ovvero di proseguire eventuali rapporti già in essere, in virtù dell’incapacità giuridica determinata dall’interdittiva stessa”.
Con queste disarmanti motivazioni, le amministrazioni Falcomatà (sia quella comunale che quella metropolitana) dimostrano una grave allergia al mercato e alle procedure ad evidenza pubblica e una totale ignoranza o (forse peggio) noncuranza per i limiti che la legge impone nel perseguimento dell’azione amministrativa, in questo caso chiaramente deviata dall’obiettivo politico da raggiungere: l’internalizzazione dei servizi pubblici e con essa di tutti i dipendenti delle società private che oggi gestiscono quei servizi.
Secondo quanto recentemente affermato dall’Assessore Brunetti, il Comune, per procedere all’internalizzazione dei servizi (rifiuti e idrico) con conseguente assunzione da parte di Castore di tutti i dipendenti di A.V.R. S.p.A. e di Idrorhegion S.c.ar.l. – società già beneficiarie di numerose proroghe motivate solo ed esclusivamente dalla già citata allergia – sarebbe solo in attesa della “luce verde” dell’ANAC! Successivamente, la Città Metropolitana ufficializzerebbe l’ingresso in Castore perché questa si possa occupare anche dei principali servizi pubblici che riguardano l’intero territorio metropolitano!
Questa narrazione si scontra però con il quadro normativo di cui si è detto e a nulla valgono i comunicati stampa o le dirette facebook che mirano a stravolgere la realtà!
L’internalizzazione dei servizi essenziali che il Sindaco Falcomatà ha programmato con il doppio cappello di Sindaco e di Sindaco Metropolitano – e sulla quale ha fondato insieme al sodale Castorina la propaganda elettorale della scorsa estate – allo stato appare una soluzione impraticabile con la conseguenza che la nostra Città continuerà a versare nelle pessime condizioni igienico-sanitarie provocate dalla crisi rifiuti ancora chissà per quanto tempo.
Riteniamo necessario che i reggini su questa paradossale situazione siano correttamente informati perché siamo quotidianamente impegnati a fare tutto quanto è nelle nostre capacità nell’esclusivo interesse della cittadinanza facendo emergere i casi di cattiva amministrazione. Ed è in quest’ottica che invieremo specifica nota alla Corte dei Conti e all’AGCM, sperando che alle denunce di noi privati cittadini si associno le istanze di imprese e associazioni di categoria,rese inermi dal torpore nel quale le amministrazioni Falcomatà hanno fatto piombare la Città, tanto da non accorgersi che quella “svolta” promessa nel 2014, sette anni dopo, è diventata una deriva.