Rasff, ritirato in Francia gorgonzola prodotto in Italia
Giovanni D'agata | Il 19, Lug 2014
Per contaminazione da Listeria monocytogenes
Rasff, ritirato in Francia gorgonzola prodotto in Italia
Per contaminazione da Listeria monocytogenes
La Francia ha attivato, il 17 luglio 2014, il Sistema rapido di allerta europeo (Rasff
n° 2014.0984) avvisando le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei circa
la presenza Listeria monocytogenes in gorgonzola prodotto in Italia e commercializzato
anche in Francia. Attualmente le informazioni sulla distribuzione non sono ancora
disponibili.
Il motivo del ritiro è una contaminazione da Listeria monocytogenes, un batterio
che può dare origine a disturbi gastrointestinali e in alcuni soggetti a rischio
può sfociare in malattie sistemiche più gravi come la meningite. Appertenente alla
classe dei Bacilli, riferendosi al NCBI Taxonomy Database, esistono sei specie del
genere Listeria (L. grayi, L. innocua, L. ivanovi, L. monocytogenes, L. seeligeri
e L. welshimeri). A livello di variabilità esistono diversi sierotipi di cui i più
comuni, nell’infezione che riguarda gli esseri umani, sono: I/2a, I/2b e 4b.
A livello ecologico-ambientale, si tratta di un batterio che trova come suoi habitat
preferiti il suolo, l’acqua, il fango, il foraggio normale e quello fermentato,
ovvero quello insilato. A tale proposito si è notato che l’utilizzo di questo
foraggio direttamente nell’alimentazione animale, aumenterebbe l’incidenza della
listeriosi negli animali.
Gli animali che possono essere colpiti dalla Listeria monocytogenes non sono solo
gli animali da allevamento ma anche quelli domestici e selvatici, dai mammiferi più
comuni agli uccelli includendo anche delle specie di pesci e molluschi e ovviamente
l’uomo.
La Listeria si può riscontrare nelle feci di circa il 10% della popolazione animale
e umana, ciò è anche legato al fatto che questo batterio riesce a sopravvivere
molto bene, pur non essendo un batterio sporigeno, sia al freddo, al caldo, e all’essiccamento,
riesce infatti a svilupparsi anche in condizioni di temperatura inferiore ai 3°C.
I batteri riescono dunque anche a sopravvivere in ambienti industriali, come le industrie
alimentari, dove la contaminazione può rappresentare un vero problema.
In seguito al contatto con la Listeria monocytogenes si può manifestare un quadro
sintomatologico caratterizzato, ad esempio, da meningoencefalite e/o setticemia sia
nei neonati sia negli adulti; infezioni intrauterine o cervicali che possono causare
aborto.
Nelle donne incinte l’infezione non si manifesta nella mamma, che resta in una
situazione asintomatica, ma è particolarmente pericolosa per il feto al quale viene
trasmessa l’infezione, ciò che può causare la morte fetale, o bambini che al
momento della nascita presentano setticemia o meningite.
L’aborto si può verificare nella seconda metà della gravidanza stessa, cioè
dal momento in cui la madre ha contratto l’infezione nell’ultimo trimestre.
I sintomi della meningoencefalite sono: la febbre, il mal di testa, nausea, vomito
con evidenti segni di irritazione della meninge, ai quali si possono aggiungere;
delirio, choc, coma o collasso. Inoltre si possono aggiungere endocardite, lesioni
del fegato e altri organi, lesioni cutanee pustolose.
Molto più sovente si può avere solo una malattia lieve con una sintomatologia tipo
influenzale; febbre e sintomi gastrointestinali, lesioni papulari sulle mani e le
braccia derivate dal contatto diretto con il materiali infetto.
Il decorso: nei neonati colpiti la mortalità è purtroppo molto elevata: potendo
raggiungere il 50% quando si manifesta nei primi quattro giorni di vita. Anche negli
adulti la mortalità può essere alta.
Per ciò che concerne la terapia: si cura con antibiotici, soprattutto ampicillina
o penicillina. La dose infettiva si ipotizza che vari in base alla tipologia di ceppo
e alla suscettibilità della persona contraente, ovviamente in caso di bambini, anziani
e immunodepressi è più facile che anche una piccola dose sia già molto aggressiva.
A livello d’indagine si procede con esami al microscopio per valutare la presenza
di bastoncelli nel meconio (neonati) oppure nel liquido cerebrospinale. Si procede
poi nell’isolamento del batterio dal fluido cerebro-spinale, liquido amniotico,
meconio, sangue ecc., l’importante è saperlo ben differenziare da altri tipi di
batteri similari. In sintesi si procede con un’emocoltura del sangue dopo aver
comunicato al laboratorio di analisi che si hanno dubbi su questo tipo di batterio
e non su altri. Altri metodi diagnostici possono essere la biopsia del fegato.
Il tempo richiesto per le tecniche d’identificazione è variabile dalle 24 alle
48 ore di coltivazione, poi seguono altri test, in ogni caso sono necessari circa
7 giorni seguendo i metodi tradizionali.
Per quello che riguarda la diffusione, si tratta di un’infezione che molto raramente
può manifestarsi a livello epidemico, ma molto più frequentemente a livello isolato.
I dati epidemiologici americani dicono che il 30% dei casi è rappresentato da neonati
con età inferiore al mese e tra le persone più esposte ci sono i bambini, i giovani
e le persone immunocompromesse, le donne incinte, e coloro che spesso fanno uso terapeutico
di corticosteroidi, per contrastare il cancro o per terapie immunosopressive antirigetto,
o per combattere l’AIDS, ma anche malati di colite ulcerosa, diabetici, asmatici.
La trasmissione avviene attraverso il canale alimentare, in modo preferenziale. Questa
è la modalità più semplice per il batterio di entrare nell’organismo umano e
insediarsi. Tramite la contaminazione primaria (quando l’alimento si è contaminato
a livello agricolo) oppure per contatto durante la lavorazione (questo accade quando
gli impianti sono contaminati).
Pertanto Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda
massima allerta e di rispettare le basilari norme igieniche anche se si può ridurre
al minimo il pericolo di contrarre la listeriosi con gli accorgimenti opportuni.
Le categorie a rischio dovrebbero evitare di consumare i prodotti citati. Per tutti
gli altri la regola principale è avere cura nella conservazione degli alimenti,soprattutto
nel frigorifero. Mentre si raccomanda di mantenere la temperatura del frigorifero
tra i 4 e i 5 gradi, anche se la maggior parte dei frigoriferi domestici li supera
abbondantemente arrivando agli 8. Inoltre la Listeria sopravvive alle temperature
basse del frigorifero, ma muore con il calore della cottura.