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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Rapporto “Doing Business 2015”, l’Italia scivola al 52esimo posto Perde posizioni nella classifica dei paesi con maggiore attrattività per gli investimenti

Rapporto “Doing Business 2015”, l’Italia scivola al 52esimo posto Perde posizioni nella classifica dei paesi con maggiore attrattività per gli investimenti
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L’Italia scivola di quattro posizioni e si piazza al cinquantaseisimo rango dei paesi
con il miglior clima degli affari al mondo. Nella classifica pubblicata dalla Banca
mondiale si colloca al primo posto Singapore, mentre ultima è l’Eritrea.Il rapporto
“Doing Business 2015” svelato oggi a Washington esamina la situazione in cui operano
le imprese di 189 paesi, ad esempio a quali condizioni possono lanciare la loro attività,
aver accesso all’elettricità e a crediti o ottenere permessi di importazione o esportazione.
Oltre ad analizzare le regolamentazioni locali vengono aggregati i risultati ottenuti
da oltre 10’000 professionisti.In seguito alle critiche di diversi paesi, Cina in
testa, la Banca mondiale ha affinato quest’anno la sua metodologia. Ciononostante
in cima alla graduatoria si piazzano gli stessi paesi dell’edizione precedente: Singapore
(regina dal 2007) è seguita da Nuova Zelanda e Hong Kong. La Top 10 è completata
da Danimarca, Corea del Sud, Norvegia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Finlandia e Australia.Ogni
parametro ha una propria classifica. L’Italia ad esempio risulta al 46esimo posto
per creazione di impresa, ma solo al 116° se si considera l’ottenimento delle licenze
edilizie. E per quanto riguarda la Giurisprudenza civile, siamo davvero in basso
nella classifica, appena al 146° posto per l’esecuzione dei contratti, mentre guadagniamo
posizioni sul versante della insolvibilità, 29°. Sul piano delle tasse e delle
imposte, siamo al 141° posto, segno che nel mondo il nostro Paese viene considerato
“inospitale” dal punto di vista delle regole fiscali. Il miglior risultato lo
raggiungiamo solo nella tutela dei soci minori, dove si guadagna la 21° posizione.Per
Giovanni D’Agata fondatore dello “Sportello dei Diritti [1]” nonostante la
revisione metodologica continua a non soddisfare tutti, la Banca mondiale sottolinea
che il rapporto non riflette tra l’altro gli aspetti legati alla sicurezza, la corruzione
o la stabilità macroeconomica dei paesi.