Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

“Vanessa e Greta non sono in mano all’Isis”

“Vanessa e Greta non sono in mano all’Isis”

Per la giovane calabrese e la sua amica c’è la speranza di un pronto rientro a casa

“Vanessa e Greta non sono in mano all’Isis”

Per la giovane calabrese e la sua amica c’è la speranza di un pronto rientro a casa

 

Vanessa Marzullo e Greta Ravelli «non sono in mano ai tagliagole e sono in una situazione diversa da quella dei decapitabili». Dunque ci sono «ragionevoli motivi» per pensare che possano essere riportate a casa sane e salve. Lo 007 non si sbilancia oltre ma le sue parole confermano quanto affermato ufficialmente dal governo con il sottosegretario agli Esteri Francesco Giro: «Al momento non risulta che le due giovani rapite lo scorso 31 luglio alla periferia di Aleppo, in Siria, siano nelle mani dei jihadisti dell’Isis. Stiamo facendo tutto il possibile affinché si possa arrivare alla loro liberazione», ha aggiunto Giro ribadendo l’invito già rivolto sulle colonne del quotidiano cattolico “L’Avvenire” a mantenere in questo momento il «massimo riserbo» sull’intera vicenda. La buona notizia non vuol dire però che il sequestro sia alle battute finali.

E, soprattutto, che le due giovani cooperanti non possano finire nelle mani dei fondamentalisti che hanno giustiziato il giornalista americano James Foley. Chi le ha attualmente in mano, molto probabilmente un gruppo diverso da quello che le ha rapite e appartenente alla galassia dei gruppi ribelli che combattono il regime di Assad, potrebbe infatti puntare a gestire il sequestro, facendo il doppio gioco, e decidere poi di passare di mano Vanessa e Greta, incassando così dagli uomini dell’Isis un riconoscimento importante sia dal punto di vista politico che economico.

Ecco perché si sta cercando di accelerare, anche se in queste situazioni la prima cosa da fare è muoversi con assoluta cautela per non mettere a rischio la vita degli ostaggi e per individuare il canale giusto con cui trattare. «Siamo in uno scenario assolutamente fluido – conferma lo 007 – e non possiamo escludere il rischio che la situazione possa precipitare». Al di là delle normali preoccupazioni, un contatto con chi ha ben chiara la situazione sarebbe stato stabilito e una trattativa sarebbe già in corso. Ecco perché ci sono «ragionevoli motivi» per pensare che le due ragazze possano essere riportate a casa.

Proprio due giorni fa, tra l’altro, il quotidiano panarabo “Al Quds al Arabi”, che si pubblica a Londra, scriveva che le ragazze stanno bene, riportando una fonte dei ribelli di Ahran ash Sham, uno dei gruppo di opposizione ad Assad. Il governo continua dunque a lavorare sottotraccia in stretto contatto con le intelligence di altri paesi, in particolare con quelle che hanno già avuto a che fare con i sequestri dell’Isis e quelle dei paesi confinanti, come Turchia e Giordania.

Ma le preoccupazioni dell’esecutivo riguardano anche la situazione interna. La visita del premier Matteo Renzi a Baghdad ed Erbil e la decisione di inviare le armi ai peshmerga curdi, hanno inevitabilmente esposto l’Italia a rischi maggiori. Rischi che hanno spinto il Dipartimento della pubblica sicurezza ad inviare nei giorni scorsi una circolare a prefetti e questori con cui si chiede di innalzare la vigilanza sugli obiettivi sensibili, di attivare tutte le fonti sul territorio e di monitorare con particolare attenzione i circuiti dell’estremismo islamico. A preoccupare sono in particolare i cosiddetti “foreign fighters”, vale a dire gli europei che dopo aver combattuto in Siria e in Iraq tornano nei loro paesi d’appartenenza, e quelli che il ministro dell’interno Angelino Alfano ha definito “lupi solitari”, jihadisti individuali radicalizzatisi soprattutto sul web che potrebbero dar vita a eventuali iniziative estemporanee. Stando alle ultime informazioni dell’antiterrorismo e dell’intelligence, sarebbero una trentina i combattenti partiti dall’Italia per andare in Siria.