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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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“Tiriolo, sito archeologico da rivalutare”

“Tiriolo, sito archeologico da rivalutare”

Lo chiede Antonio Montuoro, presidente dell’Associazione “Teura”

di VINCENZO URSINI

“Tiriolo, sito archeologico da rivalutare”

Lo chiede Antonio Montuoro, presidente dell’Associazione “Teura”

 

di Vincenzo Ursini

 

 

TIRIOLO – Quanti hanno avuto l’opportunità in queste settimane di salire su Monte Tiriolo, si sono trovati di fronte ad un “panorama” inconsueto. Accanto alla suggestiva veduta dell’Istimo tra i due mari – i golfi Napetinico e Scilletinico della tradizione classica – delle Isole Eolie e dello Stromboli, delle Serre e della Sila, l’incendio doloso che, purtroppo, ha distrutto una larga fascia della pineta e buona parte del sottobosco, ha disgelato, a quanti la sconoscessero, l’imponente cinta muraria che cinge tutta la cima del Monte e le numerose abitazioni che la vegetazione abitualmente nasconde alla vista.

Su tale improvviso disvelamento il presidente dell’Associazione “Teura”, dottor Antonio Montuoro, ha inviato nei giorni scorsi una dettagliata comunicazione all’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, e al Soprintendente archeologico della Calabria, Simonetta Bonomi, chiedendo maggiore attenzione verso questi siti che costituiscono indubbiamente una parte importante della storia della Calabria.

“Tra il VII e l’VIII secolo – ricorda Montuoro – l’amministrazione bizantina, al fine di proteggere la Calabria meridionale dalle incursioni del Longobardi prima e dei Saraceni dopo, fece costruire su Monte Tiriolo un kastron suddiviso in tre aree (quella militare, quella amministrativa-civile, ed una posta più a valle denominata la Giudecca), protetta da una cinta muraria che in alcuni punti raggiunge anche i due metri di ampiezza, con torri, cisterne per la raccolta dell’acqua e numerose abitazioni.

Sulla base delle poche fonti superstiti, sappiamo che nel 929-930 il condottiero Sabìr “assalì in persona la Calabria per la terza volta e prese una rocca chiamata T.r.wl.h (Tariwlah) e raccolse dodicimila prigioni”. Nel 1992 il sito è stato interessato da una breve campagna di scavi (su progetto del Comune di Tiriolo finanziato dalla Regione Calabria) che ha visto la collaborazione della Soprintendenza Archeologica della Calabria (Roberto Spadea coadiuvato da Alfredo Ruga) e dell’École Française de Rome. Poi più nulla, se si escludono brevi ricognizioni effettuate da appassionati locali e dell’Associazione “Teura” la quale, oltre ad un rilievo della fortezza, in corso di esecuzione, ha portato nei giorni scorsi al rinvenimento di un denaro di Enrico IV e Costanza d’Altavilla (1194-1197) emesso dalla zecca di Messina e depositato all’Antiquarium Civico.

Insomma, Tiriolo, per l’associazione “Teura”, necessità di una nuova campagna di scavi, ma soprattutto di maggiore attenzione da parte delle Istituzioni.

“E’ tempo – conclude Montuoro – che gli uomini migliori, quelli che vogliono davvero bene alla Calabria, presenti in tutti gli schieramenti politici, nelle istituzioni, nella scuola, nella società civile, producano ogni sforzo per dare una speranza ed un futuro alla terra di Italo, degli Enotri, dei Brettii, della Magna Graecia, dei Bizantini e di tutti gli altri popoli che qui lasciarono tracce del loro passaggio.