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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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“Sì al reddito minimo garantito se accompagnato da politiche attive del lavoro e se non è una misura assistenziale”

“Sì al reddito minimo garantito se accompagnato da politiche attive del lavoro e se non è una misura assistenziale”

E’ quanto affermano i Giovani democratici della Federazione di Cosenza

“Sì al reddito minimo garantito se accompagnato da politiche attive del lavoro e se non è una misura assistenziale”

E’ quanto affermano i Giovani democratici della Federazione di Cosenza

 

 

I Giovani Democratici della Federazione di Cosenza dichiarano di essere d’accordo con l’istituzione del reddito minimo garantito. “Siamo fermemente convinti che lo Stato debba garantire, ora più di prima vista la crisi che attanaglia la nostra economia, un reddito minimo a chi non lavora o a chi è precariamente occupato. La proposta – spiega il Segretario Provinciale dei GD di Cosenza, Michele Rizzuti – ha lo scopo di contrastare il rischio marginalità e garantire la dignità della persona. Il reddito minimo garantito e’ un argine contro la ricattabilità, il lavoro nero, il lavoro sottopagato e la negazione delle professionalità acquisite. Siamo tra i pochissimi paesi europei, oltre a noi ricordo solo la Grecia, a non avere nessun forma di tutela. Va sottolineato che il SI al reddito minimo garantito è frutto però della nostra convinzione che esso debba essere accompagnato da politiche attive del lavoro. Siamo convinti che non bisogna continuare a convivere con l’idea che il provvedimento sia una misura puramente assistenziale, ma ne dobbiamo sottolineare un fine di alta rilevanza: il reddito minimo significa non vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. Molti giovani si rifiuterebbero di accettare posti di lavoro non in regola, con il rischio di perdere il beneficio. Inevitabilmente, dunque, si innescherebbe un circolo virtuoso, con retribuzioni più eque e minore evasione fiscale e contributiva. Senza considerare che ai disoccupati verrebbe risparmiato quell’inutile rituale di rivolgersi agli uffici pubblici, e ai politicanti di turno, perché magari non si riesce a pagare una bolletta o a fare la spesa”.