“Nuovi sentieri web” intervista Giovanni Nucera
redazione | Il 30, Ott 2012
Ecco le risposte del segretario questore del Consiglio regionale della Calabria
“Nuovi sentieri web” intervista Giovanni Nucera
Ecco le risposte del segretario questore del Consiglio regionale della Calabria
La politica italiana sta vivendo un periodo di grande fibrillazione. Tutti affermano di voler cambiare la politica, migliorarla, rinnovarla. Qual è la sua idea in proposito?
La politica oggi paga lo scotto di aver liquidato la Prima Repubblica aprendo una fase di transizione che dura ormai da circa vent’anni, la storia di questi giorni dimostra che la profonda crisi iniziata negli anni ’80 ancora non si è chiusa. La politica serva soprattutto a coltivare sogni, alimentare speranze, organizzare e canalizzare progetti frutto di un’idea, di una cultura, di un confronto con i bisogni delle comunità. La politica non è estranea all’idea di costruire una società che ponga l’uomo e i suoi bisogni al centro dell’agire sociale. La crisi di oggi, che è una crisi strutturale e valoriale, spinge le menti più sensibili, proprio perché consapevoli dell’odierna difficoltà a coltivare l’idea di vedere crescere un’area politica di ispirazione cattolica che sia fortemente ancorato alle esigenze dei tempi moderni. Vi sono già tutte le condizioni per una rivoluzionaria ventata di rinnovamento.
Quando si parla di rottamazione non bisogna considerarla come la semplice applicazione di un dato anagrafico, ma di gente che ha il dovere, dopo anni di opaco impegno politico, di tornare alla sua abituale attività lasciando incarichi istituzionali e anche partitici. Un regola che vale soprattutto per quelli che hanno subito condanne, sono stati eccessivamente chiacchierati e che della loro esperienza politica non hanno lasciato traccia, proprio perché inadatti, fannulloni e assenti sul territorio. Bisogna, invece, fare spazio a persone per bene che hanno le migliori qualità morali, sociali e culturali per servire il Paese e fare il “bene comune”.
C’è già un esempio concreto da cui partire per favorire l’affermarsi di nuovi partiti?
Si! Il PPE, il Partito Popolare Europeo. Un’aggregazione che raccoglie variegate, ma sempre attuali esperienze anche di livello europeo. Un partito che dopo sessant’anni, declina ancora parole forti che hanno unito e formato lo Stato Europeo: da De Gasperi e Don Luigi Sturzo, da Konrad Adenauer a Jean Monnet fino a Robert Schuman e Altiero Spinelli. L’onestà, i valori della persona, la difesa della famigli e della vita, l’economia sociale di mercato e l’integrazione dei popoli europei e non. Non sono parole che rappresentano il ‘refrain’ di un ritornello, ma valori che devono essere custoditi e tutelati tutti i giorni. Ora per ora. Mi dispiace constatare, però, che il mondo cattolico, in politica, non è coeso. Ci sono troppi personalismi, eccessivi egoismi, poca tolleranza. C’è, dunque, tanta autocritica da fare, non solo nel Pdl, ma soprattutto nell’Udc, e tra i cattolici del Pd. Eppure, nonostante questo, i giudizi non devono mai essere eccessivamente severi, perché l’unità dei cattolici in politica ha permesso, e la storia lo ha dimostrato, di raggiungere alcuni importanti risultati, mentre derive secolariste, nichiliste e relativiste sono state bloccate.
Chi sono i conservatori di oggi?
Coloro che bloccano un sereno processo di aggregazione delle diverse anime cattoliche per costituire il popolarismo europeo in Italia? Tutti coloro che pensano che stando fuori dal grande progetto europeo possono lucrare posizioni di potere e guadagnare consensi elettorali. Penso, primo fra questi, sia gente come Pierferdinando Casini, leader nazionale Udc. Che non solo pone continui ostacoli ai processi ed al percorso che si spiana in Italia con gli incontri di Todi, Santi Vincent, Verona, Norcia, Rimini, Orvieto e tanti altri, ma si estranea rispetto ad un processo che potrebbe essere unitario e che si apra a figure nobili del centro sinistra che sono animate dal nostro stesso sentimento di valori.
Cosa serve?
Generosità, lungimiranza e tanto spirito di servizio che questa classe politica nazionale non può più avere, per la maggior parte, perché non ha mai reso servizio e non conosce il grande valore di adoperarsi per bene comune, ma se ne è servito vergognosamente, come purtroppo leggiamo giornalmente sulla stampa nazionale.
E’ dunque necessario un nuovo partito?
No! Non c’è tempo per creare un nuovo partito politico. Dobbiamo essere solerti e concreti. C’è però il tempo per chiudere un “patto federativo” fra le tante realtà che guardano al popolarismo europeo. Un passo in avanti fra uomini di buona volontà che sappiano coniugare in un progetto il lavoro di tanti laboratori già aperti e trasformare in programma una piattaforma che acceleri lo scioglimento di vecchi partiti, il superamento di culture effimere ed edoniste ed avvii una stagione diversa per la cultura e la politica. Il nostro Paese ne ha bisogno, ma ancora di più i nostri figli.