“Mamme per il futuro” e “Pro Condofuri” impegnati nella lotta contro la chiusura dell’ospedale di Melito
redazione | Il 08, Apr 2013
“Le tante promesse (ambulanza, riadeguamento del Pronto Soccorso e dei reparti con nuova strumentazione e attrezzature, la possibilità di effettuare i parti urgenti, etc.) si sono dissolte con il concludersi della consultazione elettorale e oggi vediamo i frutti di una scellerata politica sanitaria che hanno ormai condannato l’ospedale di Melito Porto Salvo ad una lenta agonia”
“Mamme per il futuro” e “Pro Condofuri” impegnati nella lotta contro la chiusura dell’ospedale di Melito
“Le tante promesse (ambulanza, riadeguamento del Pronto Soccorso e dei reparti con nuova strumentazione e attrezzature, la possibilità di effettuare i parti urgenti, etc.) si sono dissolte con il concludersi della consultazione elettorale e oggi vediamo i frutti di una scellerata politica sanitaria che hanno ormai condannato l’ospedale di Melito Porto Salvo ad una lenta agonia”
Riceviamo e pubblichiamo:
Cari amici,
ci eravamo lasciati qualche tempo fa sulle parole del presidente della regione Calabria che, venuto presso l’Ospedale di Melito il 19 febbraio c.a. per comunicare ed illustrare, assieme ai suoi manager, l’atto di Accorpamento del “Tiberio Evoli” agli ospedali di Reggio Calabria, aveva dato ampio respiro alle esigenze denunciate dalla comunità civile del territorio grecanico all’indomani della protesta.
Sin da allora consapevoli che, in massima parte, si trattava di proclami politici – visto anche l’incombere della consultazione elettorale -, siamo stati attenti nell’ascoltare le proposte e gli impegni, ritenendo doveroso dare la possibilità di adoperarsi fattivamente per il territorio a chi già in un’altra occasione, non molto tempo fa, sempre a Melito e sempre per illustrare le sorti dell’ospedale aveva fatto identiche promesse.
La storia, purtroppo, si ripete; alle promesse seguono i provvedimenti amministrativi di questi giorni con cui si è decretata la chiusura dell’O.B.I. (Osservazione Breve Intensiva) di Pediatria e quella di Pronto Soccorso; a breve seguirà la chiusura del servizio di Analisi e Radiologia.
Con questo abbiamo, quindi, ben compreso in cosa consiste l'”accorpamento funzionale” cui intendeva riferirsi il super commissario per il piano di rientro sanitario della regione e presidente della regione Calabria. L’ennesima BUGIA, di cui non vi è nemmeno traccia.
La VERITÀ e che la terapia che ha in mente il presidente della regione è di quelle classiche, di quelle politico-sanitaria: “compari miei … vi do io la soluzione per liberarci dell’ospedale di Melito … piano, piano al malato (ospedale) leviamo l’ossigeno (ostetricia, neonatologia, psichiatria), poi, sospendiamo le cure (OBI pediatria, OBI pronto Soccorso), finirà che le condizioni diverranno irrecuperabili ed il malato verrà abbandonato al proprio destino anche dalla compassionevole comunità civile che avrà modo di esclamare: così non poteva tirare … tanto vale … Dopo faremo una seconda INAM e ci gestiremo tutte le poltrone con tutti i nostri amici dirigenti … e si, è proprio così che faremo … “. VERGOGNA !
In termini medici questa terapia la chiameremmo EUTANASIA (SOCIALE), in termini umani è un atto di “CRIMINALE CINISMO”.
Vogliamo essere concreti e non scadere nella polemica spicciola di questi giorni, ma in tutto questo, ancora una volta, assistiamo alla silenziosa inettitudine della nostra classe politica, chiaramente incapace di dare soluzioni ai bisogni delle loro stesse comunità, impegnata com’è a fare insensata e irrazionale cassa sulla pelle delle persone (tagli lineari e senza una funzione di rilancio economico-sociale) e, poi, spendere i soldi dei contribuenti onesti in qualcosa di vergognosamente disonesto e criminale.
Per dovere di cronaca, e non ce ne vogliano per l’ardita irriverenza, le istanze rivolte, all’indomani della petizione popolare, sembra non abbiano destato alcun interesse presso gli organi istituzionali locali e nazionali a cui le abbiamo rivolte, forse in ciò sbagliando, dal momento che alle esigenze del popolo bisogna dare sempre ascolto e riscontro. Ed allora ci rimane, parafrasando il titolo di un famoso dramma pirandelliano (sei personaggi in cerca d’autore), di diventare “70.000 abitanti in cerca di uno Stato …”.
In tutto questo, mentre da una parte si chiude l’Ospedale di Melito, dall’altra si assiste al collasso dei servizi sanitari degli ospedali di Reggio. Di questo cosa ne pensano i reggini ? !
È chiaro che ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, noi per primi come cittadini e comunità di questo territorio che ciò abbiamo permesso e permettiamo tutt’oggi senza nulla aver mai denunciato. La gestione politica della sanità è fatta da uomini che dovrebbero avere come missione quella di creare le condizioni di benessere e tutela sociale per tutti, non certo quello di costruire delle “baronie” occupando i posti di potere all’interno dell’amministrazione pubblica allo scopo di garantirsi i frutti del proselitismo politico; giusto quello che continua ad accadere all’Ospedale di Melito, divenuto negli ultimi decenni l’agognato e comodo collocamento politico-dirigenziale per molti uomini di partito che, disinteressandosi delle sorti dell’inesistente utenza in cerca di salute, hanno continuato ad ingrassare, tanto da giungere ai gesti criminali di cui si è detto durante la manifestazione popolare. Tutto ciò pagato, per amor del vero, a caro prezzo dagli operatori e dai professionisti che tutt’oggi, con grande responsabilità civico-professionale e spirito di sacrificio, animano gli ultimi respiri del T. Evoli.
Sicuramente, il presidente della regione ha ben individuato e denunciato la problematica che da anni affligge l’Ospedale di Melito, ma come amministratore quali strumenti ha sinora utilizzato per “correggere” le “derive personalistiche” ? non ha forse lui stesso continuato ad alimentare questi personalismi a discapito di un servizio sanitario efficiente e razionale ? Non è certo attraverso la chiusura dei reparti e degli ospedali che risanerà il bilancio sanitario, soprattutto se i vincoli nazionali, è stato dimostrato, non sono poi così stringenti.
È giusto di questi giorni, infatti, la notizia che la Regione Sicilia – per la quale vige anche il piano nazionale di rientro dal deficit sanitario – ha riaperto numerosi dei punti nascita precedentemente dismessi, giusto nell’ambito di un “Piano di OTTIMIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA SANITARIA NELLE LOCALITÀ DISAGIATE”. Ciò significa che NON VI È LA VOLONTÀ POLITICA di prendersi le responsabilità dinanzi ad una scelta che darebbe speranza ad una comunità intera, preferendo fare notizia con i declamati ed insussistenti risparmi sanitari. Non è forse l’area Grecanica, per conformazione orografica e criticità viaria, una località disagiata.
Non deve dimenticare l’OGGI presidente della regione Calabria, però, che mentre si chiudeva a Melito il punto nascita (giusto perché obbligati dal piano di rientro dal debito sanitario), a Soverato lo si lasciava aperto, pur trovandosi nelle medesime condizioni del “T. Evoli” (meno di 500 parti annui), anzi ottenendo il trasferimento “necessario” di numerose partorienti dagli ospedali di Catanzaro, pur di garantire il numero minimo legale.
Non siamo politici, non abbiamo tessere, ma siamo dotati di una intelligenza critica per capire che la politica dei tagli lineari e irrazionali possono fare – e, poi, non più di tanto, come dimostrano le statistiche – di una persona un bravo manager, ma non certo un politico che sa fare buona gestione delle risorse e delle necessità del proprio territorio. Non è con le convenzioni di chirurgia, ortopedia e radiologia che si sana il bilancio sanitario; non è questo il tanto declamato “accorpamento funzionale”; non è questa la buona amministrazione o la buona politica dei servizi, ma un modo per continuare a prendersi in giro con proclami di momentanea ed effimera esultanza. I vincoli di bilancio, la legge regionale, il decreto Balduzzi e tutte le altre trovate non sono altro che delle scusanti per NON FARE. Di certo vi è che la legge regionale che prevede che gli ospedali generali non abbiano reparti quali pediatria, ostetricia, etc. è una norma fatta dagli uomini per gli uomini, non certo immutabile o migliorabile; ragion per cui, è evidente che non c’è la volontà di fare POLITICA del TERRITORIO. Se non altro, bisognerebbe avere il coraggio e l’onestà personale – non ci aspettiamo certo quella politica – di dire chiaramente e direttamente, non con silenti e mortali agguati normativi – come quello di questi giorni -, quale sarà il futuro per l’Ospedale di Melito.
Con la protesta civile avevamo chiesto agli organi istituzionali locali e nazionali:
1. “Un impegno immediato a non sopprimere ulteriori strutture e/o servizi attualmente forniti dal Presidio Ospedaliero di Melito di Porto Salvo, come pediatria, otorino, oculistica, dermatologia, etc.”;
2. “per quanto riguarda l’assistenza pediatrica, in sostituzione del soppresso reparto e in base a quanto previsto dallo stesso D.L. n. 106/10, che venga definitivamente strutturato il servizio attualmente svolto di PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO h 24 CON OBI”;
3. “di dotare il Presidio Ospedaliero di tutte le STRUTTURE COMPLESSE previste per gli Ospedali Generali, almeno i settori chirurgico e servizi”;
4. “il potenziamento del PRESIDIO DI EMERGENZA MEDICA, che sia in grado di intervenire sul territorio in tempi rapidi, aumentando il numero delle ambulanze con relative equipe”;
5. “che venissero attivate con urgenza le PROCEDURE DI VRQ (Verifica e Revisione delle Qualità) per tutte le strutture dell’ASP e dell’Azienda Ospedaliera, al fine di assicurare che esse siano in grado di fornire adeguata assistenza ai pazienti che, a seguito della soppressione delle strutture periferiche, pervengono in numero sempre maggiore. In assenza di tale verifica, si incorre nel grave rischio, già in atto, di sospensione o riduzione dell’assistenza medica in settori delicati, come per esempio quello materno-infantile;
6. “che, anche alla luce della VRQ, venga RIAPERTO IL PUNTO NASCITA DI MELITO DI PORTO SALVO CON ANNESSA NEONATOLOGIA in funzione di supporto e nello spirito dell’attuata integrazione funzionale a quello dell’A.O. di Reggio Calabria, sovraccaricato. Nelle more, venga data attuazione all’ambulatorio Ostetrico h 12, restituendo il personale attualmente utilizzato presso l’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria; ciò al fine di garantire un alto livello di assistenza ed un basso rischio clinico alle gravidanze fisiologiche, considerato che la struttura di Ostetricia degli Ospedali Riuniti risulta, allo stato, strutturalmente e per numero di personale, inadeguata a gestire il grande flusso di pazienti che vi confluisce”.
7. “l’istituzione di un congruo numero di posti letto per PAZIENTI PSICHIATRICI dell’area grecanica, in atto costretti a ricorrere a presidi distanti oltre 400 chilometri dal loro domicilio”;
8. “che il Direttore Generale dell’ASP Reggio Calabria ritorni sui propri passi REVOCANDO L’ATTO AZIENDALE, dando ascolto e confrontandosi con le esigenze del territorio e con la comunità”;
9. “che il Commissario ad Acta per la Sanità della Calabria istituisca un TAVOLO DI CONFRONTO per studiare insieme ai cittadini le soluzioni idonee a garantire i LIVELLI MINIMI DI ASSISTENZA come previsto dal Decreto Balduzzi, affrontando tutte le problematiche non esposte, per brevità, in questo appello, come, per esempio, Centro Trasfusionale, Anatomia Patologica, Servizio di Ecografia, etc.”
Abbiamo ottenuto: una pur apprezzabile ma temporalmente e temporaneamente non confacente convenzione sanitaria di 10 mesi con professionisti di primo livello e la chiusura dell’OBI pediatrico e dell’OBI di Pronto Soccorso; il trasferimento di parte del personale ostetrico ed infermieristico, togliendo alla radice anche la possibilità di gestire i parti di urgenza che il presidente della regione ha garantito si potessero praticare; la promessa della istituzione a breve di quattro posti letto in OBI (Osservazione Breve Intensiva di 24, max 48 ore) per Psichiatria.
Praticamente, abbiamo ottenuto che le tante promesse (ambulanza, riadeguamento del Pronto Soccorso e dei reparti con nuova strumentazione e attrezzature, la possibilità di effettuare i parti urgenti, etc.) si sono dissolte con il concludersi della consultazione elettorale e oggi vediamo i frutti di una scellerata politica sanitaria che hanno ormai condannato l’Ospedale di Melito ad una lenta agonia.
Non è quello che vogliamo, non è quello che permetteremo che avvenga.
Pertanto, la protesta andrà avanti, invitando i cittadini, le associazioni e le organizzazioni sociali dell’area e che hanno a cuore le sorti dell’ospedale ad unirsi nella protesta per la tutela e la riattivazione dei servizi sanitari in precedenza offerti dal Tiberio Evoli.
Nell’attesa che gli organi istituzionali – a cui abbiamo fatto richiesta – ci recevano, abbiamo organizzato nei prossimi giorni un momento di partecipazione popolare di cui vi daremo notizia.
“MAMME PER UN FUTURO” E “PRO CONDOFURI”