“Da Niklon”, il libro di Vittoria Cirillo tra realtà e mito
redazione | Il 08, Set 2011
Edita da Ursini la nuova opera della scrittrice di Soverato
“Da Niklon”, il libro di Vittoria Cirillo tra realtà e mito
Edita da Ursini la nuova opera della scrittrice di Soverato
SOVERATO – Fresco di stampa per le Edizioni Ursini di Catanzaro il nuovo volume della scrittrice Nike Venusia Marziani, pseudonimo di Vittoria Cirillo, dal titolo “Da Niklon”: un viaggio letterario che ripercorre secoli di storia calabrese e arriva sino ai giorni nostri attraverso un’attenta analisi degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita sociale della regione.
Con tale pubblicazione, inserita dalle edizioni Ursini nella collana “I libri dell’Elefantino”, l’autrice di Soverato è riuscita a dare un tocco di poesia ai famosissimi Bronzi di Riace e al più giovane dei due in modo particolare, a quel Niklon che ha condotto l’io narrante (quello della scrittrice Nike) nel viaggio alla riscoperta delle sue origini greche, di una storia tra la realtà e il mito, di un carosello di intermittenze da cui è emerso in tutto il suo nitore il grande amore che Vittoria Cirillo ha per la Magna Graecia, per la terra di Calabria, per i personaggi che hanno marchiato di sé i vari capitoli delle vicende del Sud, lasciando delle impronte indelebili, tra i quali Marco Aurelio Cassiodoro.
Vittoria Cirillo usa le figure di Nike e di Niklon, poi di Zoeatlon e di Zoe (e non solo) per dire e suggerire, per navigare alla scoperta o riscoperta di Ramsete II e dei suoi figli, dell’Egitto, di Pompei, del museo di Reggio Calabria, della Grecia.
La sua scrittura privilegia il dialogo e sa intervallare presenze ed elementi che richiamano talvolta la poesia o, se preferiamo, la prosa d’arte. Valga, come esempio, la bellezza del sogno iniziale, il mediare tra la civiltà del passato e il presente abbastanza incolore, il suggerire che “proprio quando si sta cadendo, si cerca un appiglio, per salvarsi”.
Il suo, è un continuo stuzzicare l’attenzione del lettore che non può fare a meno di riflettere intorno ai perché che spingono l’io narrante a contestare il “padano” Umberto Bossi, a dialogare anche ironicamente con personaggi dello spettacolo avendo sempre presente la valorizzazione della Calabria, della sua gente, della sua incommensurabile storia e bellezza.
E’ un libro, davvero singolare sotto ogni punto di vista, suddiviso in tre parti tra di loro soltanto in apparenza non collegate. Sì, perché il sogno di Nike e l’incontro con il giovane bronzo di Riace (Niklon) proseguono, se non altro idealmente, anche nella seconda parte (dedicata principalmente alla lettura critica della realtà sociale in cui viviamo) in quanto le considerazioni e i suggerimenti di Nike partano da lontano, proprio dal sogno e dal dialogo, fitto fitto, avuto con Niklon e si concludono nella parte finale del racconto con l’incontro tra Niklola e il pastore Baldino in cui le difficoltà di inserimento dei giovani d’oggi nella società del “tutto e subito” trovano una lettura a dir poco esemplare: per profondità, per significati, per quella concretezza e quel coraggio che sono un po’ il manifesto più noto dei ragazzi di Locri, ossia che “nessuno può più fare a modo suo, dato che non siamo mai soli. Qualche occhio che vede c’è sempre, qualche testimone coraggioso si trova sempre più spesso anche in Calabria, dove d’ora in poi, sarà meglio che ci “ammazzino tutti… altrimenti…”.
A suo modo il libro è anche complesso, ma fotografa alla grande le attese della gente del Sud, le troppe promesse fatte dai potenti e regolarmente non mantenute, la gioia e l’orgoglio, comunque, di poter vantare un passato glorioso e un percorso storico che non teme confronti soprattutto perché “qui si capisce meglio cos’è davvero necessario e cos’è superfluo: cioè di più”.