Processo “Re Artù”, Tribunale Bologna assolve imputati Alla sbarra c'erano gli imprenditori Carmelo e Giuseppe Sposato
Si è arrivati dopo un lunghissimo dibattimento alla definizione del processo relativo all’operazione ” Re Artù ” avviata nel 2011 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, in corso di svolgimento davanti alla prima sezione penale del Tribunale collegiale di Bologna, presieduto dalla d.ssa Valentina Tecilla. Come detto il processo ha avuto avvio da una indagine inizialmente svolta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che culminò nell’applicazione di diverse misure della custodia cautelare in carcere per molti indagati calabresi ed emiliani.
I fatti contestati riguardavano la presunta violazione dei reati di truffa, falsificazione , associazione a delinquere e riciclaggio, e si riferivano al tentativo di tutti gli imputati di smobilizzare un certificato di credito per il valore di 870 milioni di dollari, emesso dal Credito Suisse in favore del dittatore indonesiano Sukarno e poi finito indirettamente nella loro disponibilità . Da qui, poi i diversi ma inutili tentativi di monetizzare l’ingente somma utilizzando i normali canali bancari.
A seguito della declaratoria di incompetenza territoriale in favore dell’autorità giudiziaria di Bologna sancita dal Tribunale del riesame di Reggio Calabria , adito da tutti gli imputati all’esito dell’applicazione delle ordinanze cautelari , il processo aveva avuto avvio davanti alla prima sezione del Tribunale Collegiale di Bologna , davanti alla quale, dopo le prime battute,il ben nutrito collegio dei difensori degli imputati ha sollevato una eccezione di nullità del capo di imputazione relativo al contestato reato di riciclaggio che , stante la richiesta di rigetto da parte del PM. e del difensore della costituita parte civile Unicredit, già Banco di Sicilia, veniva accolta dal Tribunale con restituzione degli atti al Giudice della fase precedente. Avverso tale decisione, come si ricorderà , si opponeva il PM proponendo ricorso per cassazione con cui denunciava l’abnormità del provvedimento impugnato, chiedendo che la S.C. lo annullasse .
Davanti ai Supremi Giudici, veniva fissata l’udienza camerale del 24 novembre ed in tale circostanza l’avv Antonio Romeo , difensore di alcuni imputati , depositava una articolata memoria difensiva eccependo l’inammissibilità del ricorso del P M evidenziando altresì che le censure della parte ricorrente erano prive di qualsiasi fondatezza giuridica ed inoltre, del tutto contrastanti con l’indirizzo giurisprudenziale prevalente della Suprema Corte e soprattutto della stessa sezione decidente.
Da qui la pronuncia della seconda sezione, che accogliendo tutte le argomentazione difensive del penalista taurianovese ha declarato l’inammissibilità del ricorso del pubblico ministero Adesso, invece, è intervenuta la sentenza di assoluzione nel merito per gli altri reati che erano rimasti al giudizio del Tribunale bolognese , quindi per il reato di associazione a delinquere, di falso e di tentata truffa.
Il collegio difensivo era composto dagli Avvocati Antonio Romeo, Guido Contestabile, Antonino Napoli, Giuseppe e Alessandro Zofrea, Carmen Pisanello,Luca Sirotti, Lorenzo Mariucci,Enrico Tignini, Alfredo Niro,Angelo Sorace,Antonio Cimino, Andrea Pascerini, Luigi Pirozzi, Girolamo Fazzari, Armando Veneto, Angelo Mastromatteo, Lorenzo Fasci, Giuseppe Milicia, Pietro Ottavio Di Leo, Andrea Pascerini e Leone Fonti.
All’ultima udienza di oggi pomeriggio prima della decisione, sono intervenuti gli avvocati Romeo, Zofrea, Pirozzi, Mariucci e Fontanesi i quali, per come avevano già sostenuto gli altri difensori nella precedente udienza , si sono soffermati particolarmente sul punto relativo alla insussistenza del reato associativo contestato a tutti gli imputati, evidenziando come la prospettazione accusatoria fosse completamente priva di qualsiasi elemento probatorio preciso, specifico e concordante e non rispettasse i principi fissati dalla Cassazione per l’esatta individuazione della fattispecie contestata. Il Tribunale di Bologna, dopo la rituale camera di consiglio , ha dato lettura del dispositivo mandando assolti con formula ampia tutti gli imputati per insussistenza del fatto relativamente al reato associativo, ritenendo, invece, per gli altri reati, non doversi procedere per intervenuta prescrizione , dal momento che i fatti risalivano al 2009.