Presentato il libro “L’aquila e il condor” di Stefano Delle Chiaie
redazione | Il 21, Ott 2012
Reggio Calabria, grande partecipazione di pubblico presso la Sala Giuditta Levato
Presentato il libro “L’aquila e il condor” di Stefano Delle Chiaie
Reggio Calabria, grande partecipazione di pubblico presso la Sala Giuditta Levato
Reggio Calabria ha accolto Stefano Delle Chiaie con una straordinaria partecipazione! È rimasta tanta gente in piedi ieri, sabato 20 ottobre, a riempire sala Giuditta Levato di palazzo Campanella, sede del Consiglio della Regione Calabria, dove il MSI-Fiamma Tricolore reggino ha organizzato la presentazione del libro autobiografico “L’aquila e il condor” con la presenza dell’autore Stefano Delle Chiaie. L’evento si è aperto con un lungo ed emozionante applauso alla memoria del marchese Fefè Zerbi, uno dei principali animatori del neofascismo reggino e dei movimenti Avanguardia e Fronte Nazionale, nonché della Rivolta di Reggio. Subito dopo si è dato inizio ai lavori della presentazione moderati da Giuseppe Minnella, giovane segretario provinciale della Fiamma, il quale ha subito dichiarato quale disaggio, quale emozione e quale onore fosse per lui poter stare affianco ad una persona che ha davvero vissuto una vita da militante a servizio di un’idea e di un sogno. Stefano Delle Chiaie, infatti, può vantare nel suo curriculum l’amicizia, o comunque di aver avuto rapporti importanti con personaggi come Francisco Franco, il comandante Junio Valerio Borghese, e tante altre autorità politiche che hanno fatto la storia di numerose rivoluzioni terziste ed alternative ai blocchi sovietico-comunista e capitalista-statunitense. E Stefano Delle Chiaie le racconta anche in sala le sue avventure rivoluzionarie in Cile, in Costa Rica, in Angola, e soprattutto l’esperienza della Bolivia nel 1980, chiamata da Minnella come esempio straordinariamente attuale della pressione dell’alta finanza internazionale per sottomettere le libertà e la determinazione dei Popoli.
Dopo un breve intervento di Pino Terranova, presidente dell’associazione “Fare Cultura” ed ex militante di Ordine Nuovo, la parola passa Stefano Delle Chiaie, il quale spiega le ragioni del suo libro il quale “non vuole essere una biografia eroica della battaglia di Avanguardia Nazionale, ma vuole essere soltanto il racconto di quello che abbiamo fatto, di quello che abbiamo tentato, e delle sconfitte che abbiamo subito. E questo libro tratta momenti essenziali della nostra battaglia. Prima di tutto – continua l’autore – risponde ai tanti teoremi, vigliacchi o sciocchi, che, anche nell’area, hanno gettato infamia sul nostro conto e sull’esperienza di Avanguardia Nazionale. E in tutte le presentazioni del libro ho chiesto di farsi avanti a tutti quelli che hanno dubbi, a quelli che avevano gettato infamia sul nostro conto, a quelli che dicevano che avevamo contatti con il Ministero degli Interni e con i Servizi. Badate bene, è possibile dubitare, ma dubitare ignorando i fatti concreti che esistono e che hanno bruciato la nostra pelle, allora si, è vile. Non c’è velina, non c’è informativa dei Servizi che non sia deviante nei nostri confronti. Vi prego e vi invito a leggere oltre che i giornali, gli atti processuali. Voi vedrete un’infinità di informative dei Servizi e del Ministero che puntavano soltanto alla nostra distruzione ed alla nostra incriminazione.”
“Il secondo punto – continua Delle Chiaie – le stragi. Noi non abbiamo avuto nel nostro percorso politico nemmeno la remota idea di una strage. Mai avremmo partecipato, ideato, agito per uccidere come è stato fatto a piazza Fontana, come è stato fatto per l’Italicus, come a Bologna. Vedete io nel processo di Bologna ero nella gabbia. Ero accusato di azione sovversiva insieme ai Servizi, signori che avevano scritto veline contro di me. Addirittura Belmonte aveva costruito la falsa informativa con un certo maresciallo Sarapo [nella registrazione il nome di questo maresciallo non è scandito bene quindi potrebbe essere riportato non esattamente] al quale aveva detto se il magistrato ti chiede chi ha fatto la strage di Bologna devi dire che è stato Delle Chiaie insieme a dei camerati tedeschi venuti con un camper ed appartenenti al gruppo di Hoffman. Questo per dirvi come era assurdo associarmi a simili figure. Bene io ero nella gabbia, e davanti a me passarono i parenti delle vittime. Qualcuno mi guardava e io ho sentito in quel momento che alcuni di loro pensavano che io fossi il boia dei loro parenti. Ed è stato uno dei pochi momenti in cui ho sentito il dolore di stare dentro quella gabbia. E questa era la seconda accusa che dovevamo respingere.”
“La terza – sempre l’autore – era chiarire il Golpe Borghese. Molti soggetti, individui da quattro soldi o salottieri si sono permessi di fare illazioni sul comandante Borghese, indicando alle sue spalle registi di sistema tentando di infangare l’opera del comandante. Allora era necessario rispondere e far capire che non c’era stato nessun Gelli, non c’era stato nessun Andreotti a dare l’ordine di ritirata, ma era stata una decisione autonoma presa dal comandante Borghese e con responsabilità per fatti accaduti in quel momento.”
“L’altro aspetto – e conclude Delle Chiaie – era spiegare, soprattutto ai più giovani, che la nostra battaglia politica in America Latina in appoggio ad alcuni governi che avevano preso il potere a seguito di una rivoluzione, non erano governi a servizio dei nordamericani. E che la nostra politica in Angola o in America del Sud non era stata al servizio degli Stati Uniti d’America come si diceva, ma era stata al servizio di Popoli che in quel momento si erano espressi attraverso anche un potere politico civico-militare. Questo mi premeva di dirlo e mi premeva di dirlo dando a chiunque la possibilità di ribattere, di smentirmi.”
Subito dopo è stato aperto il dibattito ed il confronto con la gente, e tante sono state le domande alla quale Stefano Delle Chiaie ha risposto con piacere. Fra queste il suo invito ai giovani di oggi a non abbandonare il sogno. “Io sono convinto che si ricomporrà un mondo giovanile, perché sento la volontà. Tenete unito il gruppo a cui appartenete, esercitare una lealtà verso il gruppo a cui appartenete, e tentate rapporti con altri gruppi su problemi reali che circondano la vostra vita quotidiana. Mettete sul tavolo le vostre opinioni e le vostre idee, e chissà che dal confronto e dallo scontro fra queste non nasca uno scalino di quel progetto politico che auspicate. Io so che è un lavoro lento, io forse non ci riuscirei oggi. Ed evitate gli scontri, perché dobbiamo lasciare ad una certa sinistra istituzionale l’iniziativa dello scontro antifascista per recuperare un’altra parte della sinistra, rivoluzionaria, che non è più d’accordo con questo scontro sull’antifascismo. Sono molte le cose che si possono fare in questo momento, ma non abbandonate il sogno perché il sogno c’è e si può realizzare. Io sono convinto che noi abbiamo ancora una riserva incredibile di energie giovanili, ma che non vanno bruciate in questo momento. Perché in questo momento sarebbe inutile, sarebbe suicida e va preparato lentamente. Lentamente nascerà il movimento perché le condizioni interne e esterne lo fanno pensare. Non amareggiatevi, non perdere l’entusiasmo. Noi abbiamo sognato la rivoluzione, abbiamo anche tentato di farla. Io sostengo che il Golpe Borghese, la Rivolta di Reggio, ed altri momenti furono momenti importanti dopo la guerra. Ma noi non nascemmo guardando al passato, noi nascemmo pensando di ideare e sognare un futuro. Voi giovani ora non guardate al passato, ma costruite un futuro con le vostre intelligenze e con le vostre capacità. E io vi ringrazio oggi, perché il fatto che io sia qui insieme a voi vuol dire che quel sogno non fu invano.”
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