Ponte sullo Stretto, Versace: “Servono opere complementari utili ad unire il territorio al resto del Paese” Il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana ha preso parte al seminario "Il Ponte sullo Stretto di Messina - Un'opportunità per i territori dello Stretto e per l'area Euro-Mediterranea", organizzato dal Lions club nell'ambito del meeting "Forum Permanente del Mediterraneo e Mar Nero" che unisce circa quaranta club del Multidistretto Italy
Il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, è intervenuto al seminario “Il Ponte sullo Stretto di Messina – Un’opportunità per i territori dello Stretto e per l’area Euro-Mediterranea”, organizzato dal Lions club nell’ambito del meeting “Forum Permanente del Mediterraneo e Mar Nero” che unisce circa quaranta club del Multidistretto Italy.
«Il Ponte servirà a poco se non si realizzeranno tutte le opere complementari utili ad unire il nostro territorio al resto del Paese». Così, il sindaco facente funzioni Versace, nel corso del suo intervento, ha aperto uno squarcio «sulle criticità di sistema che ruotano intorno all’idea di realizzazione di un’opera faraonica».
«Non capisco – ha continuato il sindaco facente funzioni rivolgendosi, fra gli altri, ai vertici di Rfi – come sia possibile che, nel 2017, da Reggio Calabria si arrivava a Roma in poco più di quattro 4 ore e, adesso, la stessa tratta, nonostante i forti investimenti sulla rete, si percorra con un’ora in più di viaggio. Cosa dovrebbe collegare il Ponte se questo è lo scenario che siano costretti a vivere ed analizzare? Siamo davanti ad una mega-opera che, da possibile risorsa, rischia di trasformarsi in una cattedrale nel deserto». Per Versace, infatti, «servono opere complementari che sono cosa ben diversa dalle opere di compensazione di cui non avvertiamo alcun bisogno».
Il problema, infatti, secondo l’inquilino di Palazzo Alvaro «non è la realizzazione di infrastrutture, ma la loro messa in rete con quelle già esistenti». «Non vedo come le nostre imprese – ha aggiunto – possano continuare ad investire qui se queste sono le condizioni di partenza». Nel ripercorrere il dibattito che, in queste settimane, sta interessando il ponte sullo Stretto, il sindaco facente funzioni ha detto di «aver apprezzato le parole del ministro Matteo Salvini quando, in passato, ha assicurato la presenza delle Città Metropolitane di Reggio e Messina al tavolo della “Società Stretto di Messina spa”, così da poter supportare le legittime richieste che arrivano dei territori».
«Se si parla di Ponte – ha proseguito – non possiamo non pensare al sistema di portualità ed a quello aeroportuale, temi sui quali la Città Metropolitana non può operare fintanto che la Regione non trasferirà al nostro Ente le funzioni che le spettano per legge. E se immagino che interverrà prima il Parlamento a risolvere una questione che, ancora oggi, la Regione, unica in Italia, non ha risolto, gradirei, comunque, una presa di posizione netta e chiara da parte delle autorevoli ed importanti cariche istituzionali su una faccenda che interessa direttamente le nostre comunità».
Il sindaco metropolitano facente funzioni ha, quindi, concentrato la propria attenzione sulla questione della continuità territoriale: «Se ne continua a discutere, ma anche in questo caso servono azioni concrete. Negli uffici del ministero per le Infrastrutture giace un protocollo d’intesa che aspetta la firma di Anas per acquisire la competenza, come giusto che sia, sulle vecchie Strade provinciali di interconnessione che, fino al 2011, venivano finanziate dallo Stato con 19 milioni di euro e che, oggi, vengono gestite dalla Città Metropolitana con trasferimenti per 1,5 milioni su 1800 chilometri di viabilità».
«Servirebbe un po’ di buona volontà da parte di Anas – ha concluso Versace – per firmare, come del resto ha fatto in tutta Italia, questo accordo per liberare delle risorse e per poter fare il minimo indispensabile nei confronti dei nostri territori. Sono piccole richieste, risolvibili in appena 10 minuti, ma in grado di infondere un segnale diverso ad un territorio marginalizzato come il nostro».