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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Polistena, Galluzzo: “La Fortuna pertinenza di palazzo Avati” Sulla vicenda del comodato della "Fortuna" la risposta del legale della società proprietaria del palazzo nobiliare. Il documento? "L’apparenza di una legittimazione in capo al Comune per soddisfare le ambizioni personali del Sindaco"

Polistena, Galluzzo: “La Fortuna pertinenza di palazzo Avati” Sulla vicenda del comodato della "Fortuna" la risposta del legale della società proprietaria del palazzo nobiliare. Il documento? "L’apparenza di una legittimazione in capo al Comune per soddisfare le ambizioni personali del Sindaco"
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Di Giuseppe Campisi

“Nel comunicato a mia firma trasmesso alla stampa, NON si sostiene (contrariamente a quanto da Lei opinato) che la riproduzione in bronzo dell’Opera “La Fortuna” presente nella corte del Palazzo Avati sia un falso: si afferma l’esatto contrario”. E’ questo l’incipit della risposta dell’avvocato Salvatore Galluzzo indirizzata al collega Mastroianni ed, in copia, agli stessi soggetti della missiva precedente, con la quale la società Il Marchese srl si propone di fare definitiva chiarezza sulla vicenda del comodato dell’opera del prof. Renda, entrata a pieno titolo nel turbine delle polemiche, a seguito della volontà dell’amministrazione comunale di collocarla su piazza Bellavista. Una missiva puntigliosa nella quale si precisa, tra l’altro, che “la sola AUTENTICA riproduzione in bronzo, è quella che si trova nella corte del Palazzo Avati, di cui costituisce pertinenza (art. 817 c.c.); che il Palazzo Avati è stato acquistato dalla società “Il Marchese S.r.l.” insieme ad accessioni e pertinenze (art. 818 c.c.); che Banca MPS non ha la proprietà né il possesso della riproduzione bronzea in questione”. Una pertinenza, dunque, “La Fortuna”, imprescindibile dall’immobile e con esso ceduta agli attuali proprietari secondo legittimo contratto, è la tesi illustrata dal legale Galluzzo. Non quindi un bene pubblico ma un possedimento privato fruibile al pubblico, secondo le volontà degli eredi, che la stessa Monte dei Paschi, ex post, non avrebbe titolo alcuno a cedere in comodato. Il legale – che pure prospetta l’ipotesi di un falso ideologico in merito al contratto di comodato sottoscritto – argomenta trattarsi di “un documento destinato a null’altro che a creare l’apparenza di una legittimazione in capo al Comune di Polistena, per soddisfare le ambizioni personali del Sindaco”. Ci sarebbe, dunque, secondo Galluzzo e la società da lui rappresentata, non già un interesse pubblico quanto più un astio di natura politica – e lo riferisce apertamente nella missiva – dietro la volontà di spostare l’opera, azione quest’ultima che ha spinto il legale a sollecitare la stessa Monte dei Paschi chiarimenti e smentite circa presunte appropriazioni indebite dei suoi assistiti. Acredini e tensioni a cui la società proprietaria dell’immobile avrebbe intenzione di porre rimedio imboccando, impavida, la strada delle vie legali. Ma c’è di più. Il legale riferisce che la visitabilità dell’opera, già assicurata attraverso una parete vetrata, sarà implementata ed estesa anche a “TUTTE le opere del Prof. Renda presenti all’interno del Palazzo” attraverso la “sistemazione della annessa cappella gentilizia, con l’obiettivo di destinarla ad ospitare le opere in gesso dell’Artista” venendo “aperta al pubblico dei visitatori, che potranno così apprezzare la bellezza e l’armonia delle creazioni del Prof. Renda, orgoglio di Polistena e dell’Italia intera”. In definitiva, l’idea balenata sarebbe quella di dar vita, brevi temporis, ad un piccolo museo Renda nel cuore di palazzo Avati mentre sullo sfondo si staglierebbe, viceversa, la prospettiva di assistere ad una sorta di pena del contrappasso giocata, addirittura in contropiede, per tempi e modi, rispetto alla materializzazione ventura della Casa della Cultura tanto cara a questa amministrazione comunale.