Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Polistena, Anna Giancotta passa ad Art. 1 – Mdp Con lei, nella lista dei cento firmatari che hanno sposato nel reggino il progetto politico del neo movimento di Bersani, Speranza e D'Alema, anche suo padre

Polistena, Anna Giancotta passa ad Art. 1 – Mdp Con lei, nella lista dei cento firmatari che hanno sposato nel reggino il progetto politico del neo movimento di Bersani, Speranza e D'Alema, anche suo padre
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

di Giuseppe Campisi

Polistena – Da Bagnara a Bagaladi, da Cittanova a Grotteria passando per Reggio e Polistena è un fuggi fuggi dal Pd. Si è ufficialmente aperta la stagione delle migrazioni ed in tanti, davvero in tanti, stanno preferendo cambiare aria e casacca approdando alla neo formazione di Bersani, Speranza e D’Alema che nel reggino si starebbe organizzando per serrare le fila sotto la guida dell’ex consigliere regionale Nino De Gaetano. Un appello iniziatico, una sorta di chiamata alla riscossa, a cui ben in cento esponenti hanno dato seguito ingrossando la truppa di Art. 1 – Mdp. Tra questi, a Polistena, anche Peppe ed Anna Giancotta, padre e figlia, esponenti di una storica famiglia di sinistra. Una parabola similare ha legato i trascorsi politici di Giuseppe Giancotta, già consigliere comunale ed assessore per molti anni sotto la guida di Girolamo Tripodi (PCI) e, più recentemente, con Giovanni Laruffa (DS-PD) e la figlia Anna, rappresentante di punta dell’area vendoliana già candidata a sindaco, nel 2015, in una formazione che aveva visto la reunion tra alcune anime di SEL ed i maggiorenti dell’area allora bersaniana dei democratici polistenesi per tentare la corsa alla poltrona di sindaco conclusasi per la lista di “Polistena Amministriamo Insieme” con l’elezione della sola Anna Giancotta alla carica di consigliere di minoranza. Da quell’esperienza, la collocazione politica dei due è apparsa sempre abbastanza incerta. Il tumultuoso Partito Democratico polistenese, già alle prese nel 2015 con una lotta intestina, aveva contrapposto la corrente renziana rappresentata da Michele Spanò a quella, allora prevalente nel circolo, dei bersaniani, provocando in quell’occasione una profonda spaccatura – sfociata finanche nel commissariamento della sezione – con la conseguente creazione di ben due liste nel campo della sinistra moderata che, sempre in quella specifica campagna elettorale, si erano viste costrette a contrapporsi e dalla cui pesa era erano uscite entrambe con le ossa abbastanza rotte decretando, oltre all’elezione di cinque rappresentanti per minoranza, la netta riconferma a primo cittadino di Michele Tripodi che con il 57% aveva fatto il pieno di preferenze. Una sorta di coabitazione forzata, quello tra i Giancotta ed i maggiorenti del Partito Democratico polistenese, esauritasi nel breve volgere di uno spoglio e che aveva lasciato andare ciascuno per la propria strada; Anna a fare la consigliera di minoranza, Peppe a guardarsi politicamente intorno e l’enclave del partito a continuare a perseverare in noiose dispute sul “celolunghismo politico” prima di decidere da che parte stare. Fino all’irresistibile richiamo di Art. 1 – Mdp visto come antagonista più probabile al Partito Democratico reggino e movimento catalizzatore capace di convogliare, nella indistricabile galassia di sigle alla sua sinistra, speranze (e magari voti) di profughi e transfughi poggiati su un terreno metamorfico, instabile ed in continua ebollizione, riferibile ad un’area riottosa quanto litigiosa sul territorio che, come diceva Pirandello, è ancora in cerca d’autore (e di consensi) tanto più ora che l’attuale legge elettorale, in vista delle prossime politiche del 2018, li costringerà ad una coalizzazione forzata fatta anche di quotature e ponderazioni al limite, strumentali però alla ricerca anche di quel solo voto in più che, paradossalmente, potrebbe valere un’elezione. Siamo approdati a pieno titolo ma abbastanza controvoglia nell’era della politica liquida, quella del 2.0, l’equivalente funzionale di quella sociale già mirabilmente racchiusa nell’espressione “Il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza” dell’illuminato sociologo Zygmunt Bauman.