LietoColle presenta ai suoi lettori una nuova collana che accoglierà sempre due poeti alla volta per la creazione di un libro-cartolina legato all’immagine e alla poesia.
Le cartoline, volendo, possono essere staccate, affrancate e spedite.
In questa prima pubblicazione “due poeti nati negli Settanta, Pietro Berra e Francesco Osti, rileggono il cambiamento dell’Italia attraverso 30 cartoline simboliche, cui si sono ispirati per scrivere altrettante poesie. Osti ha scelto il periodo del boom economico: l’epoca dell’emigrazione dal Sud al Nord e di palazzoni, che oggi non rispondono più al gusto estetico medio, mentre allora venivano riportati sulle cartoline come segno di progresso. Il poeta si è lasciato suggestionare da queste immagini e le ha passate attraverso la lente della sua esperienza e sensibilità. Berra ha optato per un periodo più ampio, dalla Belle Époque agli anni Ottanta del Novecento, circoscritto a un microcosmo, Brunate, villaggio di contadini trasformato in piccola Ville Lumière con il sudore degli operai (effigiati sulle cartoline, come quelli che costruivano i grattacieli in America) fino a quando è tramontata la Festa del narciso e “i narcisisi sono tornati uomini”. Le pagine del libro si possono staccare e spedire: così il lettore diventa parte della performance poetica.
La prima parte è abitata dal paesaggio di Brunate tra fine ottocento e primi del novecento, affiancate ai testi di Pietro Berra … Molto bella Proprietà privata con vista legata ad una vecchia cartolina: Brunate – Dal Grand Hotel Milan: “I cani marcano il territorio/ con il piscio, i ricchi con le ville./Cancellate di ferro imprigionano/ il panorama dove Giuditta Pasta/ issò il tricolore nell’861./ Il Grand Hotel Brunate è sfiorito/ con l’Epoca Bella. Il cartello/ “Vendesi” attira il viandante/ che sogna una finestra sospesa/oltre il crepuscolo della modernità./ Una voce lo chiama da sotto/ l’asfalto: “Io sono stato prato, voi/ preparatevi a diventarlo””
La seconda parte, invece, si apre con cartoline di varie città italiane, con prospettive urbanistiche dei primi anni sessanta, affiancati ai testi di Francesco Osti … A tal proposito, molto bella la poesia legata alla cartolina Piacenza, piazzale della stazione:
“Abbiamo seguito da una radio transistor/ la cronaca dell’arcobaleno sparito/ sulla pianura: c’è stato chi ha enunciato/ la sequenza dei colori come in un gioco/ di memoria, invertiti per sfidare la cameriera/ che rideva/ chi li ha sfumati attraverso/ il bicchiere di vino. Qualcuno/ che mi somiglia ha ripulito il piatto con/ il cucchiaio e poi ha mosso il tacco appena/ pronunciato sul pavimento duro:/ a bruciapelo mi sono visto riflesso in/ uno specchio a muro scambiandomi per/ un conoscente, la mia mano chiusa mi/ ha sorpreso per tutta la forma caricata/ senza sostanza… Adesso è tutto un passato/ storico, c’è una grande quiete che/ abbraccia: un treno aspetta fuori stazione/ il momento buono per passare …”