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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Pasquale Motta, “Il mio addio a LaC: “Ecco perché vado via e chi mi ha voluto fuori” "Alessandro Russo è il marito del direttore strategico del gruppo Publiemme-Diemmecom, Paola Bottero, vera direzione occulta delle testate del gruppo e vera mandante della mia “epurazione”. Questa “signora” è probabile che starà brindando alla mia decisione di abbandonare il lavoro su LaC. Buon per Lei"

Pasquale Motta, “Il mio addio a LaC: “Ecco perché vado via e chi mi ha voluto fuori” "Alessandro Russo è il marito del direttore strategico del gruppo Publiemme-Diemmecom, Paola Bottero, vera direzione occulta delle testate del gruppo e vera mandante della mia “epurazione”. Questa “signora” è probabile che starà brindando alla mia decisione di abbandonare il lavoro su LaC.  Buon per Lei"

Dal 30 dicembre 2023 non sono più giornalista di LaC . Mi sono dimesso per giusta causa per la violazione dell’art. 6 del contratto Aeranti-Corallo e appellandomi all’art. 32 del contratto nazionale di lavoro giornalistico, perché sostanzialmente si è creata una situazione incompatibile con la mia dignità professionale. Invocando, dunque, la cosiddetta clausola di coscienza mi sono dimesso per giusta causa. Ciò è avvenuto dopo settimane burrascose e conflittuali come avete potuto leggere in precedenti post pubblici. A questo punto è giunto il momento di lasciare. Lascio perché radicalmente in dissenso con l’impostazione e la linea del nuovo direttore responsabile Alessandro Russo, già direttore editoriale. Il nuovo direttore responsabile, infatti, mi ha impedito di svolgere il lavoro che ho sempre svolto in libertà, autonomia e indipendenza. Da giorni ha fatto pressioni per un mio licenziamento che, alla fine, non è arrivato da parte dell’azienda editoriale. E, tuttavia, in poche settimane è stato cancellato il format che conducevo con grande successo di pubblico e, cosa ancor più grave, giorno 19 dicembre, allorquando il neodirettore responsabile ha illustrato all’assemblea dei giornalisti la linea della sua direzione e la distribuzione degli incarichi, lo stesso non si è degnato neanche formalmente di provare ad affidarmi un incarico lasciandomi, di fatto, senza mansione, senza sede e senza ufficio. Ho atteso fino al 30 dicembre 2023 un segnale da parte del nuovo responsabile della testata prima di decidere di rassegnare le dimissioni per giusta causa. Alessandro Russo è il marito del direttore strategico del gruppo Publiemme-Diemmecom, Paola Bottero, vera direzione occulta delle testate del gruppo e vera mandante della mia “epurazione”. Questa “signora” è probabile che starà brindando alla mia decisione di abbandonare il lavoro su LaC. Buon per Lei. Tuttavia, fossi in lei, rifletterei bene su questo suo esultare, non so quanto sarà un buon investimento per la signora Bottero e il suo ruolo il fatto che da oggi ho le mani libere. Nei prossimi giorni, infatti, ritorneremo sul ruolo di questa signora e sul suo millantare un rapporto speciale con l’ex procuratore della Repubblica di Catanzaro. Un presunto “rapporto speciale” che chiama direttamente in causa l’attuale Procuratore di Napoli. Sarebbe assai singolare, infatti, che una signora che di fatto svolge la professione di lobbista, si ritrovi a gestire una “relazione” con la quale potrebbe esercitare un qualche condizionamento su imprenditori, editori e non solo. La cosa sarebbe assai discutibile, soprattutto sul piano etico. Sorge spontaneo l’interrogativo, dunque: quanto è consapevole il dott. Nicola Gratteri di questo “millantare” del direttore strategico della Pubbliemme-Diemmecom? Nei prossimi giorni ritorneremo sul ruolo di questa signora e anche su alcune ambizioni che la lobbista Bottero non fa mistero di coltivare, utilizzando la sua funzione nel network di LaC, e cioè di un trasferimento di relazioni da Via Condotti verso piazza Dante a Roma.
Un ruolo di potere accresciuto il suo, considerato che oggi si è aggiunto il tassello della direzione di tutte le testate giornalistiche del gruppo da parte del consorte, Alessandro Russo. A questo punto mi sorge inevitabilmente una curiosità: è al corrente l’editore, Domenico Maduli, di questi movimenti del suo direttore strategico sul fronte della “viabilità” del potere nella Capitale? Mi fermo qua, il resto lo affronteremo nei prossimi giorni. Questa divagazione, tuttavia, serviva per far comprendere che in questi “temi” bisogna ricercare la chiave di lettura dei veri motivi della guerra al sottoscritto da parte di questa signora e del suo scudiero.

A ciò va aggiunto un’altra gravissima scelta da parte del “neodirettore”, quella di assumere due giornalisti del Corriere della Calabria, Pablo Petrasso e Alessia Truzzolillo che fino a qualche giorno fa descrivevano l’editore per il quale si sono messi a lavorare oggi come colluso con la mafia vibonese. Una scelta questa incomprensibile sul piano editoriale e che, per essere stato tra coloro che ha difeso l’editore dalla macchina del fango costruita anche da questi due “autorevoli e coerenti” cronisti di nera, non mi consente di condividerne la postazione, né tantomeno accettare il ruolo di “vice direttore” di Pablo Petrasso. A loro ripropongo la domanda fatta già in un altro post pubblico pochi giorni fa e che riproporrò come un mantra anche nei prossimi: ma l’editore di LaC e’ ancora in odor di mafia, come avete scritto per anni, oppure ha cambiato profumo? Non credete che prima di accettare qualsiasi ruolo in questa redazione avreste dovuto chiedere scusa ai colleghi che, invece, la vostra visione editoriale hanno contrastato? Questa domanda continuerò a farla a questi due eroi dell’antindrangheta fancazzista e dei pizzini allungati da certi Pm durante le conferenze stampa, ogni volta che parlerò di questa tragicommedia alla calabrese. Ai colleghi che, come me, hanno costruito la storia di LaC e che sono costretti a lavorare in posizione di inferiorità gerarchica a questi due “corpi estranei” sia culturalmente che professionalmente, va tutta la mia solidarietà.

Infine, sento anche il dovere di rivolgere un saluto a coloro con i quali ho lavorato in questi anni. Lascio dopo 10 anni una testata che ho contribuito a costruire nei contenuti. Dentro quella redazione lascio un pezzo di me stesso. 10 anni, di cui quasi sette passati da direttore delle varie testate del gruppo. Non rinnego nulla. Ho svolto il mio ruolo di direttore con lealtà verso l’editore. E, comunque, al netto delle scelte di oggi, lo ringrazio della fiducia che mi ha accordato per tanti anni. Ho esercitato il mio ruolo di direttore sempre proteggendo i miei giornalisti. Ho cercato di garantire la loro indipendenza e la loro libertà. Nessuno di loro ha mai avuto censure. Nessuno di loro si è mai visto rimuovere un pezzo. Neanche quando non condividevo nulla. Per garantire la loro libertà ho litigato con esponenti del potere. Ho archiviato amicizie. Ho sempre perseguito un solo obiettivo: tutelare la dignità del giornalista. Da questo punto di vista lascio con animo sereno. Il mio abbandono è burrascoso, molti mi hanno scritto in privato manifestandomi la loro solidarietà. Non mi aspettavo prese di posizioni pubbliche. Rispetto la loro prudenza e so bene che molti hanno famiglie da mantenere. Altri sono stati zitti. Rispetto quel silenzio. Altri ancora hanno esternato e potevano evitarselo. Alla fine, questi ultimi, hanno centrato un solo obiettivo: fare strame della loro residua dignità professionale e frantumare quel poco di spina dorsale che conservavano. Per tali motivi ho scelto di non congedarmi nella chat redazionale. In quella chat vi sono tanti che stimo, altri che rispetto ma altri che né stimo e ne’ rispetto e, non essendo un ipocrita, non mi va di scrivere un messaggio uguale per tutti. A coloro che stimo e che hanno avuto la sensibilità di scrivermi e manifestarmi la loro vicinanza, va tutto il mio affetto, e li porterò nel cuore. A coloro che hanno ritenuto di non farlo, va tutta la mia indifferenza. Da domani inizia un’altra vita professionale. Non è ancora tempo di fare il Cincinnato. A breve la nostra voce la rimetteremo a disposizione della Calabria e della causa della nostra regione, più squillante e più forte di prima. Abbiamo sempre condotto battaglie al servizio della società calabrese. Battaglie al servizio della nostra regione. Una terra che non abbiamo mai lasciato. Mai abbiamo interpretato questo “mestiere come vetrina, per avere centralità e ambizioni di carriera”, come incautamente ha scritto qualcuno, abbiamo l’età e la storia che ci consentono di non aver bisogno di una tale centralità, anche perché, ce l’abbiamo già, in qualsiasi ruolo che abbiamo svolto o svolgeremo. E tutto ciò, per un solo motivo: abbiamo camminato a schiena dritta, nella buona e nella cattiva sorte, senza guinzaglio e senza cavezza, sempre! Abbiamo condotto buone battaglie. “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes”. Buona vita a tutti.
Pasquale Motta