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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Pannelli solari cinesi in Ue dannosi per l’ambiente

Pannelli solari cinesi in Ue dannosi per l’ambiente

Lo segnala uno studio condotto dalla Northwestern University e dall’Argonne National Laboratory del Dipartimento dell’energia statunitense

Pannelli solari cinesi in Ue dannosi per l’ambiente

Lo segnala uno studio condotto dalla Northwestern University e dall’Argonne National Laboratory del Dipartimento dell’energia statunitense

 

 

Importare in Europa pannelli solari fabbricati in Cina non fa bene all’ambiente.
Lo segnala uno studio condotto dalla Northwestern University e dall’Argonne National
Laboratory del Dipartimento dell’energia statunitense.Tutto ciò è dovuto all’aumento
della produzione di pannelli fotovoltaici e solari termici, per cui le aziende produttive
del settore europeo si sono viste sorpassare dalle aziende cinesi, molto competitive
nel prezzo, ma non sempre garanti di maggiore qualità. La Cina, infatti, esporta
il 90% dei suoi pannelli fotovoltaici in Europa e negli Stati Uniti, detenendo il
mercato globale del fotovoltaico per oltre il 60%. Basti pensare che in Italia sono
presenti 5 collossi industriali del fotovoltaico cinese, 10 aziende costruttrici
cinesi producono più di 1GW ciascuna e che la città di Pechino ha finanziato con
30 miliardi dollari le sue industrie produttrici del settore delle energie rinnovabili.
Secondo lo studio americano se nel Vecchio Continente si installano i pannelli cinesi,
si ha un’impronta di carbonio doppia rispetto all’impiego di pannelli prodotti localmente.I
ricercatori americani hanno conteggiato tutta l’energia usata per produrre i moduli
fotovoltaici. Supponendo che un pannello cinese sia fatto in silicio e installato
nel sud dell’Europa, dovrebbe lavorare dal 20 al 30% più a lungo, rispetto a un
pannello europeo, per produrre lo stesso quantitativo di energia utilizzato per la
sua produzione. Questo perché, spiegano gli esperti, nelle fabbriche cinesi sono
in vigore standard ambientali e di efficienza più bassi, e l’energia viene prodotta
in misura superiore da fonti fossili come il carbone e minore da fonti rinnovabili.Lo
studio, inoltre, non tiene conto dell’energia necessaria al trasporto dei pannelli
dalla Cina all’Europa, che accentua ulteriormente la differenza tra le due aree di
fabbricazione. “Spostare la produzione dei pannelli dall’Europa alla Cina può essere
un’opzione interessante da un punto di vista economico, ma è meno sostenibile dal
punto di vista ambientale”, sottolineano gli autori. Il discorso vale “soprattutto
se l’impiego dei pannelli è motivato dalla volontà di creare un futuro più sostenibile”.
Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, necessarie
quindi delle misure o leggi anti-dumping cioè l’inserimento di una tassa doganale
nell’importazione dei pannelli fotovoltaici cinesi per ridurre la concorrenza sleale
che sta apportando dei gravi danni all’aziende produttrici di fotovoltaico italiane.
Tali misure non sono ancora in vigore.