Palmi, inaugurato a Capo Barbi monumento caduti mare Si tratta di un pannello artistico in ceramica realizzato dal maestro seminarese Enzo Ferraro
di Francesco Lovecchio
PALMI – Nella mattinata di domenica, alla presenza di Autorità civili, militari e religiose, delle più importanti associazioni di volontariato, dei rappresentanti dei quartieri della città e di un numeroso pubblico, si è svolta a Palmi la cerimonia di inaugurazione di un artistico pannello in ceramica che rappresenta l’antica caccia del pescespada, realizzato dall’artigiano seminarese Enzo Ferraro. L’opera è stata voluta dall’associazione “Prometeus” e dal suo dinamico presidente, Saverio Petitto che si aggiunge a tante altre apprezzabili iniziative artistiche e sociali, a dimostrazione di come il volontariato diventa parte attiva e protagonista della crescita culturale e sociale della la città.
Dopo la benedizione impartita dal parroco del Soccorso, Don Emanule Leuzzi, il sindaco di Seminara, Giovanni Piccolo ha voluto ricordare il legame storico che lega la sua città con Palmi avendo avuto le stesse origini dall’antica Tauriana. La manifestazione è proseguita con la recita di Peppe Cricrì di una poesia sulla caccia del Pescespada composta dal Palmese Antonio Trimboli, emigrato in Argentina agli inizi del ‘900 e la consegna di attestati di benemerenza all’artigiano Ferraro e all’infaticabile Mastro d’Opera, Nino Genovese. Il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati col suo intervento, ha poi affascinato gli astanti raccontando di quel luogo che fu testimone degli sbarchi dei Saraceni di Dragut, dello scontro navale tra Cassio e Ottaviano, di Ulisse errante per far ritorno nella sua Itaca e, soprattutto, dei suoi ricordi di gioventù trascorsi tra costa di Capo Barbi e i secolari uliveti che incorniciavano d’argento la cinquecentesca Torre.
Ha concluso la cerimonia il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio complimentandosi con Saverio Petitto e con tutti i soci della “Prometeus” per tutto quello che da anni stanno facendo a favore della città. Il monumento collocato in località Capo Barbi tra la Motta e la Torre Saracena di avvistamento di S.Francesco, vuole ricordare l’antica tradizione del tempo in cui la caccia del Pescepada si praticava col “Luntru” e nello stesso tempo onorare nello stesso luogo i caduti del mare rappresentati simbolicamente da una enorme ancora. Davanti a Capo Barbi, fin dall’antichità, si praticava la caccia al Pescespada così come riportata da Strabone nella descrizione scritta da Polibio nel II secolo A.C.. “Una vedetta comune dirige tutti i pescatori, che, a due a due, stazionano su imbarcazioni biremi, nelle quali uno voga e l’atro si tiene pronto, esplorando, a prua, armato di fiocina. La vedetta annuncia l’apparire del pescespada (Galeota), che nuotando emerge di un terzo del suo spessore, al di sopra del livello del mare. E allorché l’imbarcazione ne ha raggiunto la portata, il pescatore armato gli lancia la fiocina nel corpo, dal quale non la ritira, lasciandovi l’arpione di ferro di cui essa è provvista alla sua estremità.
Questo arpione, agganciato in maniera da staccarsi agevolmente dalla fiocina, è legato ad una lunga fune che si lascia filare fino a quando il pesce, ferito, è in grado di fare ancora dei conati e degli sforzi per sfuggire. Quando è esausto di forze, a mezzo della fune, lo si trae a riva e, se non è di gran mole, nella stessa barca. Allorché la fiocina cade in mare, essa non viene smarrita, essendo costituita per metà di quercia e per l’altra metà di pino. La quercia, affondando per il suo peso specifico, fa galleggiare il pino e così la si rintraccia facilmente. Talvolta il rematore resta ferito, anche stando dentro la barca, tanto è lunga la spada di questi pesci, e tanto questa pesca, data la vigoria dell’animale, rassomiglia (per il pericolo) alla caccia del cinghiale”.