Lavori sulla 106 nelle mani della ‘ndrangheta. Cinque arresti e un imprenditore colluso
redazione | Il 23, Lug 2012
Appartengono al clan Cataldo di Locri e alle cosche di Grotteria e San Procopio
Lavori sulla 106 nelle mani della ‘ndrangheta. Cinque arresti e un imprenditore colluso
Appartengono al clan Cataldo di Locri e alle cosche di Grotteria e San Procopio
Antonio Cataldo
Francesco Salvatore Fuda
Alle prime ore della mattinata odierna, personale della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Siderno (RC), ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa in data 19 luglio u.s. dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, in accoglimento della richiesta avanzata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di CATALDO Antonio , FUDA Massimiliano , FUDA Francesco Salvatore MUSOLINO Roberto e LICARI Natale , ritenuti responsabili, a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di PS di Siderno hanno consentito di evidenziare un inquietante spaccato della realtà economico imprenditoriale della Locride in cui opera anche la cosca CATALDO, intesa quale articolazione criminale territoriale attiva in Locri e paesi limitrofi in adesione alla più ampia associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta.
Massimiliano Fuda
Le indagini prendevano le mosse da un episodio di danneggiamento posto in essere mediante incendio in data 21.02.2008 ai danni di alcuni mezzi d’opera dell’imprenditore PARASPORO Carlo titolare della ditta “Ing. Carlo PARASPORO srl Costruzioni”, sedente in Locri, impegnato nella realizzazione dei lavori della nuova S.S. 106 (da cui prende il nome l’operazione di polizia), appaltati dalla società “Astaldi spa” nel tratto Ardore (RC) – Marina di Gioiosa Ionica (RC), dal momento che pochi giorni prima aveva stipulato un contratto di fornitura di calcestruzzi e che proprio il giorno successivo all’incendio avrebbe dovuto effettuare una prima fornitura al cantiere di Locri.
L’analisi dei fatti consentiva agli investigatori di individuare immediatamente il contesto intimidatorio ed estorsivo riferibile alla criminalità organizzata, entro il quale andava ricondotta la causale che aveva determinato l’evento delittuoso.
Roberto Musolino
Le attività investigative disposte a verifica mediante lo svolgimento di molteplici servizi di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, consentivano di ricondurre il grave danneggiamento patito dal PARASPORO all’operato delle cosche di ‘ndrangheta operanti sia a Locri (RC) che a Siderno (RC), nonché al “gioco” degli equilibri vigenti da tempo in quell’area, ben noti alla vittima da sempre ritenuto “amico” della cosca CATALDO.
Invero, dalle indagini emergeva come lo stesso imprenditore vittima del danneggiamento fosse consapevole che nonostante egli avesse pagato il pizzo “per la sicurezza del cantiere” nella misura di seimila euro, l’attentato da lui subito dovesse essere ricondotto, nel quadro della realizzazione dei lavori per l’ammodernamento della SS 106, all’opera di esponenti della cosca CORDÌ, parimenti operante a Locri in contrapposizione a quella dei CATALDO.
Il verificarsi dell’attentato induceva quindi il PARASPORO a rivolgersi a CATALDO Antonio alias “papuzzella”, vertice dell’omonima cosca di Locri (RC) per trovare “protezione” anche in forza della conoscenza della famiglia CATALDO risalente negli anni ed originata peraltro dall’esistenza di un rapporto di parentela.
Tuttavia le indagini hanno dimostrato come nonostante il PARASPORO godesse dell’appoggio e dei favori di importanti esponenti della cosche operanti nella fascia ionica della provincia di Reggio Calabria (CATALDO Antonio classe 1956 di Locri e COMMISSO Giuseppe alias “u mastru” di Siderno), egli abbia dovuto ugualmente sottostare e cedere alle richieste estorsive provenienti da organizzazioni mafiose attive in altri territori dove effettuava lavori, come ad esempio quelle riconducibili alle famiglie degli ALVARO-LICARI presenti in San Procopio (fascia tirrenica) e BRUZZESE-ANDRIANO’-FUDA nella zona di Grotteria.
Quanto ai ruoli rivestiti nello specifico dagli indagati, le indagini hanno consentito di accertare che:
• CATALDO Antonio alias “papuzzella” classe 1956, indagato per associazione mafiosa, continua ad essere il capo indiscusso della cosca CATALDO di Locri (RC) e pertanto in grado di assicurare la “protezione” a PARASPORO, di risolvere le problematiche che lo riguardavano, relazionandosi con rappresentanti di altre consorterie criminali. Dunque un soggetto collocato in posizione apicale in seno alla cosca di appartenenza, capace di imporre le sue volontà ed esercitare il suo ruolo criminale anche durante la detenzione carceraria;
• FUDA Massimiliano e FUDA Francesco Salvatore (indagati per estorsione aggravata ed illecita concorrenza con violenza e minaccia), al fine di partecipare a titolo estorsivo alla spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione dei lavori di realizzazione della nuova SS 106, – tratto Grotteria – contrada Marcinà, pianificavano un attentato ai danni di beni e/o persone riconducibili alla ditta di PARASPORO Carlo, che veniva avvisato del progetto criminoso da una terza persona, per costringerlo, tra il mese di agosto e quello di ottobre 2008, ad accettare il patto voluto dalla criminalità organizzata di Grotteria (BRUZZESE-FUDA-ANDRIANO’) che prevedeva la stipulazione di un contratto di nolo a freddo di un escavatore con la ditta di MUSOLINO Roberto, nonché la loro assunzione e di altri soggetti ad essi vicini;
• FUDA Massimiliano e MUSOLINO Roberto (indagati per intestazione fittizia di beni), in quanto il primo, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed in particolare per operare nel campo dei pubblici appalti inerenti alla costruenda S.S. 106, nel mese di luglio 2006 attribuiva al MUSOLINO, che accettava, l’esclusiva titolarità dell’impresa edile e movimento terra “MUSOLINO “Roberto”, con sede in Grotteria (RC), di fatto gestita da FUDA Massimiliano;
Licari Natale
• LICARI Natale (in concorso con il padre LICARI Carmelo e con altri soggetti non identificati), al fine di partecipare a titolo estorsivo alla spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria e regimentazione delle acque lungo la strada provinciale di San Procopio – Castellace tratto bivio Buggè, mediante violenza e minaccia derivante dalla forza di intimidazione determinata dall’appartenenza alla famiglia ALVARO di Sinopoli (RC) ed espressa attraverso l’intercessione nella vicenda di un boss della ‘ndrangheta della Locride del calibro di COMMISSO Giuseppe inteso “u mastru”, costringeva l’imprenditore PARASPORO Carlo a consegnargli, nel mese di ottobre 2008, una somma di denaro pari a 5 mila euro
Contestualmente alle catture, sono state eseguite perquisizioni personali e locali disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria anche nei confronti delle sotto indicate persone:
• PARASPORO Carlo , indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto, pur vittima di estorsione, è risultato colluso con la ‘ndrangheta, dal momento che nella sua veste di imprenditore edile aveva instaurato con la ‘ndrangheta (segnatamente con la cosca CATALDO di Locri e la cosca COMMISSO di Siderno, anche mediante relazioni di carattere personale con i boss CATALDO Antonio classe 1956 e COMMISSIO Giuseppe classe 1947) uno stabile rapporto in forza del quale egli – pur riconoscendo e versando all’organizzazione criminale di riferimento somme di denaro a titolo estorsivo sui lavori eseguiti, consentendo al contempo a tali organizzazioni di infiltrarsi nei pubblici appalti per mezzo dell’impresa edile – otteneva, oltre alla “protezione mafiosa”, una serie di vantaggi ingiusti, quali la possibilità di un’interlocuzione privilegiata con altri esponenti della ‘ndrangheta attivi in altre aree della provincia di Reggio Calabria, la possibilità di contrattare termini e condizioni più convenienti in relazione alla protezione mafiosa sui cantieri, la possibilità di effettuare, grazie all’intervento mafioso degli esponenti dell’organizzazione a lui vicini, importanti lavori sia nella zona di provenienza (Locride) sia in altre aree della provincia (Piana di Gioia Tauro);
• LICARI Carmelo, indagato per estorsione aggravata in concorso con il fratello LICARI Natale (colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere) e altri soggetti non identificati.
Nel corso delle operazioni, è stato altresì eseguito il sequestro preventivo dell’impresa edile e movimento terra “Musolino Roberto” costituita il 24 luglio 2006 a Grotteria (RC), fittiziamente intestata a MUSOLINO Roberto per eludere le misure di prevenzione patrimoniali, ma di fatto gestita da FUDA Massimiliano al fine di partecipare ai pubblici appalti.
redazione@approdonews.it