Omicidio Amendola: la Corte d’Assise di Catanzaro si pronuncia per due ergastoli e una assoluzione
redazione | Il 22, Giu 2012
Carcere a vita per Aldo Notarianni e Domenico Giampà. Assolto Aurelio Notarianni
DI ANTONIETTA BRUNO
Omicidio Amendola: la Corte d’Assise di Catanzaro si pronuncia per due ergastoli e una assoluzione
Carcere a vita per Aldo Notarianni e Domenico Giampà. Assolto Aurelio Notarianni
Di Antonietta Bruno
Condannati all’ergastolo Aldo Notarianni di 44 anni e Domenico Giampà di 29. E’ stata questa la sentenza definitiva con la quale la Corte d’Assise di Catanzaro ha chiuso il procedimento contro quelli che sono stati riconosciuti gli autori materiali dell’omicidio del ventitreenne lametino Roberto Amendola ucciso eil suo corpo dato alle fiamme nel novembre del 2008 nelle campagne di Lamezia Terme. Un terzo uomo implicato nelle indagini, Aurelio Notarianni di 46 e fratello di Aldo, è stato invece assolto dai giudici.
Si chiude così, dopo quattro anni di indagini condotte dai Carabinieri dalla Compagnia di Lamezia Terme diretta dal capitano Stefano Bove, la terribile esecuzione mortale compiuta ai danni dell’Amendola che, secondo quanto dichiarato dagli organi inquirenti anche nelle precedenti conferenze stampa, sarebbe stato ucciso “perché voleva sfidare i clan, mettendosi in proprio in affari criminali”. Un atteggiamento di “sfida” che gli costò la vita in una fredda notte d’inverno in cui doveva incontrare degli amici per acquistare un’arma che gli avrebbe aperto la strada verso nuovi orizzonti malavitosi.
L’appuntamento però, si rivelò un tranello e l’arma che doveva acquistare ha realmente sparato, ma contro di lui. Due colpi mortali alla testa per essere finirlo all’interno della vettura, una Lancia Y intestata alla madre e con la quale il giovane si era portato nel luogo dell’appuntamento, dalle fiamme appiccate all’interno dell’abitacolo.
Sin da subito, le indagini dei Carabinieri non hanno escluso nessuna traccia e grazie alle intercettazioni, si è in breve tempo risaliti agli autori dell’omicidio e in quell’inchiesta denominata “Quinto comandamento”, sono entrati a pieno titolo Domenico Giampà, amico di Roberto Amendola e definito poi dall’allora procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Vitello “il traditore” , e i fratelli Aldo e Aurelio Notarianni che dovevano invece procurargli l’arma. Una pistola, che come dicevamo, che ha colpito mortalmente il suo presunto acquirente e che in segno di spregio, fu fatta ritrovare nel luogo dell’uccisione.
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