Nuovo appello dei vincitori del concorso a dirigente scolastico della Calabria
redazione | Il 14, Ott 2012
Al Presidente della Regione Calabria e all’Assessore Regionale Caligiuri e al Direttore Regionale dell’U.S.R. Calabria
Nuovo appello dei vincitori del concorso a dirigente scolastico della Calabria
Al Presidente della Regione Calabria e all’Assessore Regionale Caligiuri e al Direttore Regionale dell’U.S.R. Calabria
Con la lettera aperta del 20 settembre 2012, il comitato dei vincitori del
concorso a Dirigente Scolastico della Regione Calabria aveva ricostruito e
chiarito, rispettando la cronologia degli eventi, l’impatto negativo delle
disposizioni contenute sia nella legge n. 111/2011 (art. 19 comma 4 e 5) di
conversione del D.L. n. 98/2011, sia nelle successive disposizioni della
legge n. 183/2011 di stabilità per il 2012.
Si ritiene pertanto superfluo ritornare sui punti esaustivamente esposti
nella sopra citata comunicazione, ad eccezione di alcuni importanti
chiarimenti.
E’ utile infatti evidenziare meglio che la pubblicazione del D.L n.
98/2011, datata 6 luglio,precede, sia pure di poco, quella del bando di
concorso per il reclutamento di Dirigenti Scolastici indetto ai sensi del
D.D.G. 13 luglio 2011, pubblicato sulla G.U. n. 56 del 15 luglio 2011.
In data 13 luglio quindi gli “addetti ai lavori” avevano già contezza dei
“nuovi” parametri di dimensionamento della rete scolastica e pertanto la
stima dei 108 posti messi a bando per la Regione Calabria aveva (certamente
non con precisione millimetrica, trattandosi appunto di una
previsione-proiezione) tenuto ponderatamente conto dell’impatto dei nuovi
criteri dimensionali.
Eppure, i 108 posti – come già evidenziato nella precedente lettera aperta
– sembrano essere letteralmente e completamente “evaporati” ad inizio
dell’anno scolastico 2011/2012. E questo con gli effetti già ampiamente
evidenziati sia in termini di garanzia effettiva del diritto costituzionale
allo studio (oggi, più correttamente, in epoca di autonomia “diritto al
successo formativo”) sia di chance occupazionali qualificate e strategiche
in una regione “povera” anche culturalmente (che proprio alla
risorsa-scuola dovrebbe affidare “in primis” il compito del riscatto e
della qualificazione culturale e formativa delle nuove generazioni) sia di
presidio della legalità in ambiti diffusamente contaminati da culture
deviate e devianti.
Troppo spesso, nell’articolato mondo della scuola – e non solo – la logica
della frammentazione degli interessi ha portato a contrapposizioni
disgreganti. Le attuali richieste dei vincitori del concorso, svincolandosi
da questa ratio, intendono invece puntare i riflettori su interessi sociali
più ampi, che privilegiano anzitutto la garanzia dei diritti dello studente
e delle famiglie, ampiamente riconosciuti dal nostro ordinamento, anche se
talvolta tutelati solo in astratto.
Abbiamo continuato a seguire, pertanto, con vivo interesse tutte le notizie
che gravitano intorno al pianeta-scuola, in particolare: il recente
incontro sul dimensionamento scolastico dell’Assessore regionale On.
Caligiuri con gli assessori alla P.I. delle province calabresi e, sempre
sullo stesso tema, il comunicato della DIR-PRESIDI-SCUOLA del 30 settembre
2012, sul nuovo dimensionamento scolastico nella Regione Puglia.
Dalla lettura di tali documenti si evidenzia che:
il dialogo istituzionale avviato nella Regione Calabria si propone di
aggiornare le linee guida regionali e, in particolare, di definire il
numero massimo degli alunni per scuola, da porre alla base del
dimensionamento scolastico, mentre dalla Conferenza Stato-Regioni si
determinerà il numero delle dirigenze assegnate alla Calabria;
i lavori avviati nella Regione Puglia, a seguito delle indicazioni della
Conferenza Stato-Regioni, puntano al completo recupero delle istituzioni
sottodimensionate e quindi prive, al momento ,sia di dirigente scolastico
sia di direttore dei servizi generali e amministrativi.
In attesa di conoscere i parametri e gli orientamenti del nuovo
dimensionamento scolastico per la Regione Calabria, abbiamo cercato di
comprendere meglio quali dinamiche incidano (concretamente) sulla
razionalizzazione della rete scolastica, a partire dalla dialettica
Stato-Regioni.
Proprio questo punto sembra essere più di tutti gli altri lo snodo critico
su cui concentrare la nostra attenzione.
Dalla lettura della sentenza n. 147/2012 della Corte Costituzionale si
evince con chiarezza che:
– i parametri del dimensionamento scolastico (limiti ottimali per il
riconoscimento dell’autonomia e decurtazioni in deroga) sono di competenza
regionale;
– i parametri per la definizione degli organici (nello specifico numero
delle dirigenze assegnate alle diverse regioni) sono di competenza statale.
L’intreccio di competenze evidenziato dovrebbe, evidentemente, privilegiare
la prioritaria esigenza (locale) di “adattare” e “ottimizzare”
funzionalmente la rete scolastica alle oggettive e comprovate esigenze:
orografiche, culturali, linguistiche, sociali, del territorio, ovviamente
nei limiti in cui ciò è previsto e tutelato dalla vigente legislazione e
nella logica di deroghe concesse anche “per compensazione numerica” tra
diversi istituti.
La dialettica Stato – Regioni dovrebbe dunque, a nostro giudizio, seguire
la dinamica che dal dimensionamento provinciale e regionale approda alla
conseguente individuazione delle dirigenze, nella logica (ex lege)
dell’endiadi autonomia-dirigenza scolastica.
Un’opposta logica consequenziale, dettata da pure esigenze di contenimento
della spesa pubblica, porterebbe a mutilare (e in modo sostanziale) proprio
quell’autonomia nella governance locale che il Titolo V della Costituzione
intende promuovere e garantire.
Se, infatti, fosse in primis lo Stato ad assegnare (“calare dall’alto”) il
contingente organico dei dirigenti scolastici alle Regioni, con ratio
unilaterale, e se la politica scolastica di queste ultime fosse costretta
ad “appiattirsi” sulla logica delle risorse disponibili, l’intero impianto
delle garanzie costituzionali potrebbe collassare. Il condizionale è
(purtroppo, nel nostro caso) un puro esercizio di ortodossia grammaticale,
poiché l’attuale sofferenza dell’intera scuola calabrese è il frutto di un
dialogo Stato-Regioni che fatica a trovare occasioni di armonico raccordo e
di funzionale equilibrio tra esigenze diverse, nonché di condivisa
individuazione delle legittime priorità.
Le 88 istituzioni scolastiche calabresi affidate alla reggenza di dirigenti
scolastici, già impegnati nella gestione di altri istituti autonomi, in
tempi in cui la scure della spending-review elimina anche la figura del
docente vicario, oggi semplicemente “collaboratore” del dirigente, sembrano
essere il risultato di una politica di “livellamento” dei bisogni
istituzionali e locali alle esigenze statali di contenimento della spesa
pubblica che, di fatto, pregiudicano i diritti costituzionalmente tutelati.
L’attuale forte disagio del 22% delle scuole calabresi potrebbe ripetersi,
in astratto, anche nei futuri anni scolastici, se non cambia la politica di
gestione del settore scolastico e se Stato e Regioni non recuperano una
diversa modalità di confronto e di dialogo, più sensibile alla prospettiva
dell’immateriale e irrinunciabile “capitale umano” che del puro “risparmio
economico”.
Come vincitori di un concorso altamente selettivo e come futuri dirigenti
sentiamo dunque il dovere di impegnarci, fino in fondo, in un compito che
non punta soltanto a recuperare nei tempi necessari i posti messi a bando.
L’intento più alto è quello di ridare ossigeno al diritto costituzionale
allo studio, particolarmente in ambiti territoriali, come quello calabrese,
in cui il valore aggiunto dell’istruzione può fare concretamente la
differenza tra una vita sprecata nel vortice distruttivo dell’illegalità o
ai margini della società produttiva e la valorizzazione della persona,
finalizzata al benessere individuale e sociale.
Per questi motivi, chiediamo all’Assessore alla Cultura, Istruzione e
Ricerca della Regione Calabria, On. Prof. Mario Caligiuri e agli Assessori
delle cinque Province calabresi di adoperarsi fattivamente, per quanto di
loro competenza nel:
– favorire il recupero di autonomie e dirigenze, ipotizzando
accorpamenti non solo in verticale ma anche in orizzontale, direzione in
cui opera già la Regione Puglia;
– superare le criticità del dimensionamento, nel passaggio tra organici
di diritto e di fatto, operando ad esempio compensazioni tra le flessioni
dei singoli istituti e prevedendo un’adeguata fascia di tolleranza per le
contrazioni;
– prevedere, oltre al limite minimo, anche un limite massimo di alunni,
oltre al quale non è più assicurata (di fatto) la qualità del servizio,
tenendo anche in debita considerazione le criticità rappresentate dalla
mancanza sia di un middle-managment, stabilmente assegnato all’istituzione
scolastica, sia di un docente vicario;
– rendere effettivo il diritto all’assunzione dei 98 vincitori del
concorso a dirigente scolastico nella Regione Calabria, assicurando,
nell’anno in corso, l’espletamento delle residue attività di formazione, al
fine di consentire un più razionale utilizzo delle competenze professionali
acquisite;
– assicurare la validità della graduatoria di merito per l’arco di tempo
necessario ad assicurare l’immissione in ruolo di tutti i vincitori,
considerando le criticità contingenti.
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