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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Nel 2015 315 animali seviziati da minorenni A lanciare l'allarme l'Aidaa

Nel 2015 315 animali seviziati da minorenni A lanciare l'allarme l'Aidaa
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Roma – Sono 315, secondo le stime raccolte dagli
appelli pubblicati sui social e le segnalazioni arrivate alle varie
sezioni di AIDAA gli animali randagi in particolare cani (165) e
gatti (89) che nel corso del 2015 sarebbero stati seviziati e uccisi
da ragazzi minorenni, in molti casi le violenze hanno anche portato
alla morte degli animali stessi,mentre in altri casi gli animali si
sono salvati grazie agli interventi dei volontari delle diverse
associazioni che sono riusciti a recuperarli e porli in salvo.
Secondo quanto raccolto,molti di queste violenze che vanno
dall’impiccagione di cani fino al rivestimento di calce e vernice di
un gatto sono compiuti da ragazzini sotto i 14 anni e quindi non
punibili. Secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana Difesa
Animali ed Ambiente – AIDAA le regioni dove vi sarebbero state il
maggior numero di violenza sarebbero la Sicilia, seguita a ruota di
Puglia, Lazio e Calabria. “Gli atti di crudeltà sono all’ordine
del giorno – ci dice Antonella Brunetti pro presidente di AIDAA – e
nella maggior parte dei casi coinvolgono giovanissimi compresi
ragazzi sotto i 14 anni dove il nostro sistema legislativo si ferma
senza assicurare alla giustizia futuri adulti socialmente pericolosi.
Studi che coinvolgono gruppi di psicologi evidenziano una stretta
correlazione fra crimini commessi su animali e persone. La recente
cronaca nel Brindisino, ha visto un ragazzo di terza media della
scuola Kennedy, impalare un gatto adulto già agonizzante a seguito
di un investimento, altri a S. Vito dei normanni, legare un laccio
di scarpe attorno al collo di un piccolo gatto rosso per poi
trascinarlo in piazza fino a soffocarlo, altri, rasare un gatto
bianco appartenente ad una colonia felina, poi ci sono gli
inseguimenti come per la caccia alle streghe con gatti che finiscono
schiacciati sotto le auto, o le prese a calci e il lancio di
petardi, tutto questo non più come ‘campanello d’allarme’ quanto
drammatica realtà sociale tradotta in dolore e sofferenza. Una
questione di mancata sensibilità e senso di civiltà in continuo
rinnovamento, una malattia cronica che non trova pace perché in un
territorio privo di elementi basilari alla promozione della cultura
del rispetto”.

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