La presenza continua di esponenti della malavita calabrese nelle sale di Piemonte e Liguria è emersa nella relazione al Parlamento della Direzione nazionale antimafia
‘Ndranghetisti ai tavoli da gioco di Sain Vincent e Sanremo
La presenza continua di esponenti della malavita calabrese nelle sale di Piemonte e Liguria è emersa nella relazione al Parlamento della Direzione nazionale antimafia. Non solo un semplice “vizio”, ma l’occasione per riciclare denaro, entrare nella gestione di strutture similari e appropriarsi dei servizi e degli indotti
ROMA – Casinò e criminalità organizzata, un’attrazione fatale. Sono tante le indagini che rivelano le ombre delle mafie dietro il luccichio di fiches e roulettes. Ne parla anche l’ultima relazione al Parlamento della Direzione nazionale antimafia. Le case da gioco, osserva la Dna, rappresentano tradizionalmente per la criminalità organizzata una forma di riconversione di denaro con risultati immediati. Possono infatti essere utilizzati a scopo di riciclaggio o attraverso l’acquisizione diretta del controllo della casa da gioco, con importanti effetti indotti quali, tra l’altro, l’acquisizione delle strutture legate al casinò (alberghi, ristoranti, locali notturni); o mediante l’abusiva concessione di prestiti ad alti tassi di interesse da parte dei cosiddetti ‘cambisti’ per finanziare i clienti in perdita e ormai invisi all’ufficio fidi del casinò; o infine (con la complicità dei cassieri) ricorrendo a giocate fittizie, cambiando rilevanti somme di denaro (in più tranche per sfuggire alle segnalazioni di legge), ed ottenendo poi a fine serata un assegno emesso dalla casa da gioco che attribuisce la liceità di una vincita alle somme provenienti da attività delittuose. Le case da gioco possono dunque costituire un efficace strumento per le attività di riciclaggio, sia per l’eventuale mancato rispetto delle normative in materia, sia per carenze del sistema, rilevatesi in occasione dell’acquisto delle fiches e del loro successivo cambio. E’ infatti consentito al giocatore di effettuare ripetuti cambi di denaro contante in fiches, per importi inferiori alle soglie di 5mila in ciascuna sessione di gioco, senza necessità di procedere al cambio delle stesse al termine della sessione e potendo presentare le fiches non cambiate all’incasso anche a distanza di tempo. La ‘ndrangheta, segnala la relazione, sfruttando in particolare le potenzialita’ offerte dal casinò di Sanremo, ha storicamente svolto attività di usura ed estorsione e, attraverso i relativi profitti, ha anche sviluppato una imponente attività di riciclaggio.