Multe notificate ai manifestanti “No Tap” Lo “Sportello dei Diritti”: "Un errore delle Autorità"
Una notizia che non dovrebbe sorprendere quella dei tanti manifestanti, di Melendugno e non solo, che che il 4 luglio scorso parteciparono alla protesta pacifica contro il trasferimento degli ulivi dal cantiere del gasdotto TAP e che si stanno vedendo notificare da parte della Questura di Lecce, decine di verbali amministrativi con sanzione ricompresa dal minimo edittale di 2mila fino ai 10mila euro. L’accusa è tanto banale e la sanzione ingiunta tanto dura e palesemente ingiusta. Sostanzialmente i pacifisti, perché di pacifisti si tratta, presenti sulle strade quella notte, avrebbero impedito e-o ostacolato la libera circolazione stradale, in concorso con altre persone. L’episodio riguarda il famigerato blitz delle forze dell’ordine che in quella notte consentì alla ditta appaltatrice incaricata dalla multinazionale TAP di spostare i 42 ulivi, rimasti nel cantiere di San Basilio, sino al sito di stoccaggio di Masseria Capitano.
E puntuali a seguito delle procedure d’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati redatti i verbali di accertamento, sottoscritti da sovrintendenti capo e agenti di polizia, nei quali viene contestato, fatto assai raro, l’impedimento alla circolazione stradale (ai sensi dell’articolo 1bis del Decreto legislativo 66 del 1948, inserito nel successivo articolo 17 del d.l. 507 del 1999). Impedimento che, è da rilevare, fu solo temporaneo perché alla fine i circa 200 manifestanti furono spostati di peso e furono concluse le operazioni senza alcuno scontro con le forze dell’ordine. I tanti sanzionati, per quanto è dato apprendere dai verbali, avrebbero impedito il transito dei veicoli delle forze dell’ordine e dei mezzi che lavoravano per conto di Tap. Le assunte violazioni riguarderebbero, a seconda dei casi, i blocchi di protesta lungo la Lecce-Melendugno, nei pressi della rotatoria di ingresso a Vernole, e all’altezza dell’intersezione semaforica fra la provinciale che collega Melendugno a San Foca e via Einaudi.
È ipotizzabile, quindi, che dopo le prime sanzioni notificate a far data di ieri, nei prossimi giorni arriveranno gli altri a carico di chi, inerme, protestò anche per le modalità con cui all’1 di notte si procedette alla chiusura degli ingressi del paese da parte delle forze dell’ordine, proprio nel periodo compreso da giugno a settembre, in cui era stato previsto il fermo dei lavori. Ciò, peraltro, in mancanza di comunicazioni da parte della Prefettura come tenne a precisare anche il sindaco di Melendugno Marco Potì. Non possiamo quindi, restare inermi, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, e non reagire a quest’ennesimo passo falso delle Autorità che riguarda implicitamente sia gli effetti di un’opera che un intero Territorio respinge fermamente come comunità, sia le modalità prescelte per violentare la Terra del Salento. Ecco perché rivolgiamo un appello al Questore per revocare in autotutuela gli ingiusti verbali che vanno a colpire tanti, tra cui molti giovani, che hanno scelto la via della protesta pacifica per difendere le amenità dei propri luoghi, perché si rischia che lo scopo della sanzione che dovrebbe essere principalmente preventivo, potrebbe essere frainteso come una forma malcelata e implicita d’intimidazione, in un momento in cui è importante che tutte le parti in causa tendano una mano all’altra per non inasprire il clima e trovare soluzioni pacifiche rispetto all’obbrobrio che si sta perpetrando.
Nel caso in cui si decida di perseverare nella linea della contestazione amministrativa a raffica, ci metteremo a disposizione con i nostri collaboratori e consulenti – come già fatto in altre occasioni quando c’era da difendere collettivamente i cittadini dai soprusi – per ricorrere a queste ingiuste e illegittime sanzioni che vanno a colpire tanti, e molti di questi giovani e senza reddito, colpevoli solamente di una protesta pacifica e non violenta.