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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Maxi sequestro a imprenditore oleario di Gioia. Sigilli ad alberghi e aziende per 325 mln

Maxi sequestro a imprenditore oleario di Gioia. Sigilli ad alberghi e aziende per 325 mln

Un maxi sequestro di beni mobili e immobili tra cui rientrano anche numerosi alberghi a 4 stelle dislocati in Calabria, Emilia Romagna e Abruzzo, è stato messo a segno dalla Dia di Reggio Calabria 

Maxi sequestro ad imprenditore oleario di Gioia Tauro. Sigilli ad alberghi e aziende per 325 mln

Un maxi sequestro di beni mobili e immobili tra cui rientrano anche numerosi alberghi a 4 stelle dislocati in Calabria, Emilia Romagna e Abruzzo, è stato messo a segno dalla Dia di Reggio Calabria nei confronti di un imprenditore il cui patrimonio sarebbe sproporzionato rispetto al reddito. Capo Dia Reggio: “Sequestrato metà di quanto richiesto”

 

REGGIO CALABRIA – Beni per 325 milioni di euro sono stato sequestrati dalla Dia di Reggio Calabria ad un imprenditore della Piana impegnato nel settore oleario. L’imprenditore, Vincenzo Oliveri, 59enne di Gioia Tauro, con proiezioni di rilievo sia nel comparto alberghiero che in quello della ristorazione, era stato arrestato nel 2010 per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in relazione alla indebita percezione di contributi erogati ai sensi della legge 488/1992. Il patrimonio dell’imprenditore è dislocato fra Calabria, Abruzzo ed Emilia Romagna e l’operazione di sequestro coinvolge anche e il Centro Operativo Dia di Napoli e le Sezioni di Catanzaro e Bologna. Il sequestro preventivo di beni per un valore di 325 milioni di euro è stato disposto dal Tribunale di Reggio Calabria sia perchè il loro ammontare sarebbe vistosamente sproporzionato, secondo gli accertamenti svolti dalla Dia, rispetto alle capacità reddituali dell’imprenditore e sia perchè i beni aziendali e personali sono stati considerati provento del reimpiego di capitali illeciti. Vincenzo Oliveri ed il fratello Antonio, insieme al padre Matteo Giuseppe, nel frattempo deceduto, furono arrestati con altre tre persone nel luglio del 2010, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palmi, con l’accusa di associazione per delinquere e truffa in relazione all’indebita percezione di contributi erogati in base alla legge 488. Nell’ambito del procedimento penale che è scaturito dagli arresti il gip di Palmi ha disposto il rinvio a giudizio dei fratelli Oliveri. Il relativo processo è ancora in corso. Dalle indagini che avevano portato agli arresti erano emerse condotte penalmente rilevanti da parte di Vincenzo ed Antonio Oliveri attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Tra i beni societari oggetto del provvedimento di sequestro preventivo figurano il 50 per cento delle quote sociali e il patrimonio aziendale dell’albergo a 4 stelle “Grand hotel Don Juan”, ubicato sul lungomare di Giulianova (Teramo); l’intero capitale sociale e il patrimonio aziendale dell’albergo “Villa Fiorita”, anche questo ubicato a Giulianova; il resort-ristorante “Il feudo degli ulivi” a Borgia (Catanzaro) e l’intero capitale sociale e il patrimonio della società “Borgia eolica”, con sede a Ravenna, titolare dell’attività di realizzazione, gestione e manutenzione di un parco eolico a Borgia. Sequestrati, infine, l’intero capitale sociale ed il patrimonio di alcune aziende del settore della lavorazione dell’olio.

Capo Dia Reggio: “Sequestrato metà di quanto richiesto”
“Il sequestro di beni disposto dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Oliveri rappresenta, in termini di importo, la metà di quanto la Dia aveva richiesto”. Lo ha detto, incontrando i giornalisti, il capo centro della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone. ”Aspettiamo dunque di conoscere – ha aggiunto – la determinazione della Corte d’Appello della’Aquila in merito alla richiesta di sequestro che è stata fatta per il resto dell’ammontare del capitale mobiliare ed immobiliare in capo all’intera famiglia Oliveri”. La parte di beni che è stata sequestrata è intestata, oltre che a Vincenzo Oliveri, ai figli Matteo e Giovanni, di 32 e 28 anni. “Il resto del patrimonio, di cui abbiamo chiesto anche il sequestro – ha detto ancora Ardizzone – appartiene ad Antonio Oliveri, di 48 anni, fratello di Vincenzo, da tempo residente a Giulianova, in provincia di Teramo. Il Tribunale di quella città non ha ritenuto di accogliere la nostra proposta e adesso attendiamo la pronuncia dei giudici d’appello”. Il gruppo Oliveri, secondo quanto riferito dagli inquirenti, detiene un patrimonio complessivo stimato prossimo ai 700 milioni di euro. “In questa occasione – ha detto ancora Ardizzone – il Centro Dia di Reggio Calabria ha applicato per la prima volta il codice antimafia novellato, che prevede il sequestro preventivo dei beni che appartengono a persone che vivono abitualmente di proventi illeciti”. ”La famiglia Oliveri, che opera essenzialmente nel settore olivicolo – ha detto Sebastiano Lentini, capo settore investigazioni preventive della Dia di Reggio – si è resa responsabile di artifizi contabili, evasione di imposta e indebite percezioni di contributi europei, operazioni che non potevano sfuggirci. Abbiamo così deciso di monitorare la movimentazione dei beni e dei capitali del gruppo dal 1978 al 2011, facendo emergere la vera realtà contabile del gruppo Oliveri”.