Marziale: “Giustizia nel pallone e indegna gazzarra”
redazione | Il 04, Ott 2011
Caso Meredith
Marziale: “Giustizia nel pallone e indegna gazzarra”
Caso Meredith
“Per individuare l’assassino di Yara Gambirasio, gli inquirenti hanno sottoposto migliaia di persone alla prova del DNA. La famiglia Misseri, nel cui ambito è maturato l’omicidio di Sarah Scazzi, tiene letteralmente in scacco gli investigatori. Della povera Chiara Poggi da Garlasco non si sente nemmeno più parlare. A Perugia, la sentenza di primo grado per la morte di Meredith Kercher è stata ribaltata a beneficio di due accusati, che se davvero innocenti hanno fatto ben 4 anni di carcere o se davvero colpevoli sono stati decisamente graziati. Se questa è giustizia”: è il comento del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, a proposito dell’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox.
Per Marziale: “E’ del tutto evidente che il sistema giudiziario italiano versa in uno stato di coma profondo, aggravato dall’evidente groviglio di falli commessi da quanti sono preposti ai rilievi scientifici. A Perugia sembra che alcuni indumenti siano stati toccati con gli stessi guanti che pochi secondi prima avevano prelevato altri campioni. A Garlasco sangue animale sarebbe stato scambiato per sangue umano. Ad Avetrana non si riesce a stabilire con che cosa Sarah sia stata strangolata. A Chignolo il luogo dove è stato rinvenuto il corpo esanime di Yara è stato lasciato aperto ad un pellegrinaggio per poi essere chiuso per i rilievi. Senza dimenticare che l’arma con la quale è stato ucciso Samuele Lorenzi a Cogne non è stata mai individuata. Un insieme di vizi che – secondo il parere del sociologo – rendono il quadro d’insieme a dir poco stucchevole”.
A parere del presidente dell’Osservatorio: “Non è possibile che gli assassini della contemporaneità siano divenuti di colpo scienziati esperti in occultamento delle prove. Una possibilità che nemmeno nella finzione cinematografica potrebbe essere riconosciuta ad Arsene Lupin”.
Il sociologo conclude: “Anche i media dovrebbero rivedere il modo di trattare questi eventi di cronaca nera, perché buona parte della responsabilità di indegne gazzarre, come quella inscenata a Perugia fuori dal palazzo di giustizia e davanti al carcere, sono da attribuirsi all’eccessiva risonanza mediatica dei casi. Certo è – dice infine Marziale – che occorre rivedere in fretta i protocolli d’indagine perché stanti così le cose è davvero difficile suggerire alle giovani generazioni di avere fiducia nella giustizia”.