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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Marcianò: “Il Governo Letta conferma il suo accanimento contro le Province”

Continua il consigliere provinciale: “Missione da perseguire calpestando anche i più elementari principi del nostro ordinamento”

Marcianò: “Il Governo Letta conferma il suo accanimento contro le Province”

Continua il consigliere provinciale: “Missione da perseguire calpestando anche i più elementari principi del nostro ordinamento”

 

 

Il Consiglio dei Ministri dello scorso 8 agosto “ha approvato di prorogare il commissariamento delle Province al 30 giugno 2014, tenendo conto dell’avvio del percorso di riforma di quest’ultime attraverso l’avvenuta approvazione del disegno di legge costituzionale che ne prevede la soppressione”.
Così il Governo Letta – commenta Marcianò – conferma per l’ ennesima volta in un lasso temporale brevissimo il suo accanimento contro le Province, dal momento che in tre consigli dei Ministri ha dedicato al tema un disegno di legge costituzionale, un disegno di legge ordinaria e una norma in un decreto legge che tra l’altro si occupa di tutt’altro.
Suddetta disposizione infatti è inserita in un decreto legge più ampio, contenente misure urgenti per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere, disposizioni in materia di sicurezza pubblica, Protezione Civile. Questo intervento del Governo appare dunque criticabile sotto diversi profili ed è in palese contrasto con la nostra Costituzione.
Primo: assenza dei requisiti di necessità ed urgenza richiesti dall’art. 77 della Costituzione. Secondo le disposizioni vigenti il commissariamento delle Province ha copertura normativa – seppure in contrasto con la Costituzione – fino al 31 dicembre 2013, e pertanto è evidente l’assenza di qualsivoglia requisito di urgenza che giustifichi la decretazione del Governo.
Secondo: mancanza di omogeneità nei contenuti del decreto legge. E’ evidente a tutti che la proroga dei commissari delle Province non ha alcuna omogeneità con la prevenzione e il contrasto della violenza di genere o con la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica che costituiscono l’oggetto del decreto legge e si pone quindi in contrasto con l’art. 77 della Costituzione.
Terzo: violazione della sentenza della Corte Costituzionale 220/2013. Sentenza che ha visto tra i “soggetti-promotori” proprio la Regione Calabria – sottolinea Marcianò – che già dallo scorso ottobre 2012 aveva presentato tramite l’ avvocatura Regionale apposito ricorso alla Corte Costituzionale. Sentenza che ha dichiarato, nel luglio scorso, l’incostituzionalità delle norme sul riordino delle Province volute dal Governo Monti, ha ribadito che i decreti -legge traggono la loro legittimazione generale da casi straordinari e sono destinati ad operare immediatamente, allo scopo di dare risposte normative rapide a situazioni bisognose di essere regolate in modo adatto a fronteggiare le sopravvenute e urgenti necessità e che non è utilizzabile un atto normativo, come il decreto-legge, per introdurre nuovi assetti ordinamentali che superino i limiti di misure meramente organizzative.
Vi è poi da non sottovalutare – prosegue Marcianò – anche una violazione sotto il profilo sostanziale della sentenza della Corte Costituzionale 220/2013. Infatti in assenza di qualsivoglia requisito di urgenza, appare chiaro l’intento del Governo: nell’incertezza sull’iter della riforma costituzionale, è assolutamente necessario evitare il rinnovo degli organi delle Province attraverso le elezioni. La proroga dei commissariamenti fino al 30 giugno 2014, infatti, impedisce la convocazione dei comizi elettorali per il turno elettorale primaverile del 2014 che, secondo le vigenti disposizioni, può svolgersi nel periodo dal 15 aprile al 15 giugno.
Quarto: violazione dei principi costituzionali che regolano le autonomie locali. Tra questi principi, vi è quello del riconoscimento e promozione delle realtà locali, proclamato all’art. 5 della Carta Costituzionale: “La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”. Se è vero dunque che le Province, al pari dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, nel disegno costituzionale hanno la comune essenza fondata sul principio democratico e sulla sovranità popolare, appare evidente che non può essere un semplice tratto di penna a cancellare le Province dall’ordinamento costituzionale.
Ulteriore e chiara conferma di tale disegno costituzionale è rinvenibile nella nostra Costituzione da cui si evince chiaramente, sin dalla sua entrata in vigore nel 1948, la natura elettiva e democratica delle Province che, come affermato dalla Consulta, è espressione del principio democratico e della sovranità popolare su cui si fonda il nostro ordinamento in virtù dell’art. 1 della Costituzione.
Non rimane che un interrogativo dunque: quando in questo Paese a democrazia sospesa si inizierà a parlare di riforme vere rispettando la legge e la Costituzione? Non si possono più sentire affermazioni di tal genere “occorre evitare che poi, nella transizione, rimanga ciò che invece deve terminare e cioè deve scomparire” come fatto dal Presidente Letta in conferenza stampa in occasione della presentazione del decreto legge.
A questo punto la conclusione appare palese – dichiara Marcianò – la missione del Governo Letta è una sola: far scomparire le Province a tutti costi, anche contro la Costituzione!

redazione@approdonews.it