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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Malattia vescicolare pone a rischio suinicoltura calabrese Coldiretti chiede la revoca del Decreto che danneggia gli allevatori e non controlla importatori e distributori della Malattia Vescicolare

Malattia vescicolare pone a rischio suinicoltura calabrese Coldiretti chiede la revoca del Decreto che danneggia gli allevatori e non controlla importatori e distributori della Malattia Vescicolare
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In una allarmata ma quanto mai circostanziata lettera , indirizzata al Commissario ad acta alla Sanità Massimo Scura al Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salutee Politiche Sanitarie e al Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio, la Coldiretti Calabria chiede la Revoca del Decreto Commissario ad Acta n.139 del 22.12.2015 – Piano Straordinario per l’acquisizione della qualifica di Regione accreditata per la Malattia Vescicolare dei suini”. Obiettivo SVET. Quella che si invia – si legge nella lettera a firma di Pietro Molinaro – è sia l’ennesima nota sull’argomento emarginato in oggetto e più in generale sulla eradicazione delle epizozie in Calabria. Sull’argomento Coldiretti esprime il totale disappunto nonché sconcerto, per come ancora nel 2016 si possano concepire o copiare “pseudo Piani Straordinari” che minano la credibilità delle Istituzioni e contribuiscono, in modo rilevante, a sperperare energie e risorse pubbliche: un mix micidiale che sta solo distruggendo la zootecnia impoverendo il territorio calabrese. Di fatto, si omette e si sottovaluta che il comparto zootecnico è radicato nella nostra regione con una valenza storico-culturale e ambientale – economica, riconosciuta e certificata dall’ Unione Europea con ben sei DOP e tanti prodotti tradizionali contenuti nell’elenco del Mi.P.A.A.F. . Così come – continua – non si considera che la “condizione” di Regione non accreditata per la filiera suinicola ed il circuito dei Salumi DOP Calabria, subiscono oltre al danno una vera e propria beffa. Ne consegue che: i salumifici che comprano carne suina extra regionale e la trasformano in Calabria possono vendere fuori dai confini europei (falsi salumi Made in Calabria) e i veri salumi DOP Calabria non possono essere esportati. Da una attenta lettura del Decreto e degli allegati, si ha la certezza che si continua a considerare la Calabria come fosse un territorio inesplorato con un Servizio Veterinario sottodimensionato e con allevatori fuorilegge e sconosciuti. Da ciò si fa derivare che c’è bisogno di una “inedita” azione straordinaria che affronti per la prima volta il problema. Coldiretti ricorda che il primo piano straordinario per l’eradicazione e la sorveglianza della Malattia Vescicolare suina nella Regione Calabria risale alla delibera della Giunta Regionale n. 546 del 18 giugno 2002 e a distanza di oltre 13 anni, abbiamo avuto svariati Piani. Negli ultimi cinque anni, dal 2010 al 2015, i dati ufficiali (fonte CERVES – Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Vescicolari) attestano che sono stati accertati 4 focolai con un totale di 126 maiali presenti e che ancora, dal 2010 al 2012, non ci sono stati focolai e quindi capi infetti. Nonostante questo, i Servizi Veterinari non hanno completato la documentazione per essere accreditati dal Ministero della Salute. Eppure, nel 2008 la Regione Calabria ha assunto ex novo 220 veterinari. Ed allora, perché non si ha il coraggio di evidenziare che in 13 anni e mezzo i Piani Straordinari si sono rivelati inefficienti, inutili, ed irrazionali comportando uno sperpero di risorse pubbliche e di fatto distruggendo il patrimonio suinicolo regionale compromettendo una delle filiere agroalimentari più importanti del vero “Made in Calabria” con salumi rinomati in tutto il mondo. Dal 2000 al 2010 i dati dicono che il patrimonio suinicolo è passato da 101.095 capi a 51.209 ( fonte censimenti ISTAT) e al 31.12.2015 l’Anagrafe Zootecnica registra in BDN un totale di possessori di suini in Calabria di 7122 di cui 6406 ad orientamento produttivo di tipo familiare, (cioè non più di 4 capi per possessore) con un totale di 49.074 suini (fonte BDN – Banca Dati Nazionale Anagrafe Suina), e quindi 716 allevamenti di suini con più di 4 capi, di cui n. 81 iscritti alla Camera di Commercio che detengono 19.553 capi compresi i 4000 capi della razza autoctona apulo-calabrese ( fonte ARA Calabria).
A fonte di tutto questo Coldiretti chiede altresì di rendere pubblici i dati L.E.A. veterinari (Livelli Essenziali Assistenza) relativi almeno agli ultimi 3/4 anni. Le fonti ufficiali richiamate confermano, – prosegue la lettera – per l’ennesima volta, che la Vescicolare Suina, non è mai stata presente negli allevamenti calabresi, bensì, l’abbiamo sempre IMPORTATA dall’esterno attraverso commercianti senza scrupoli che la DISTRIBUISCONO, consegnando animali già infetti ad ignari piccoli allevatori familiari o a macellatori. Queste nostre comprovate e concrete preoccupazioni, assumono un particolare ed ulteriore rilievo all’avvio della nuova Programmazione 2014-2020 poiché sono seriamente a rischio l’utilizzo dei fondi Comunitari da parte degli allevatori, non solo suinicoli, visto che siamo la Regione d’Italia non accreditata a nessuna epizozia. E – suggerisce Coldiretti – considerato che i commercianti sono pochi e noti (quindi facilmente identificabili), che le stalle di sosta sono poche e conosciute con chiara localizzazione (perché autorizzate), che mezzi di trasporto degli animali (esclusivamente autocarri) sono anch’essi conosciuti e facilmente identificabili e che i suini entrano in Calabria, dal Nord e Nord-Est, l’unica cosa razionale da fare (a costi bassissimi e con tempi veloci) è quella di concentrare i controlli sui soggetti “Importatori e Distributori” di Malattia Vescicolare suina. Nei Servizi Veterinari occorre ad avviso di Coldiretti introdurre una metodologia organizzativa – gestionale prevedendo, la turnazione, almeno ogni sei mesi, degli operatori e dirigenti fino ad accreditamento ottenuto. Si impone per Coldiretti la revoca del Decreto al fine di non continuare a penalizzare solo gli allevatori calabresi facendo in modo altresì di eliminare l’enorme spreco di risorse pubbliche a vantaggio di pochi e di limitate strutture che giustificano la loro esistenza e fanno bilancio con il persistere di questi pseudo Piani Straordinari sfruttando lo status di regione non accreditata o come qualcuno in ambito nazionale ci definisce “Regione Canaglia”. L’occasione è propizia – conclude la lettera – per chiedere i costi sostenuti in questi oltre tredici anni di inutili Piani Straordinari al fine di valutare tutti insieme se conviene macellare in poche settimane gli esigui suini rimasti, licenziare i veterinari e chiudere quelle poche strutture mangia-soldi riconvertendo gli allevamenti con il “PSR” nella produzione di latte d’asina essendo l’unica specie non interessata da Piani di Eradicazione.