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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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M5S denuncia “scandalo” timbrature strutture speciali Le parole di Dalila Nesci: "Mi congratulo con il Consiglio regionale della Calabria che ha dimostrato di essere la casta più all'avanguardia del mondo"

M5S denuncia “scandalo” timbrature strutture speciali Le parole di Dalila Nesci: "Mi congratulo con il Consiglio regionale della Calabria che ha dimostrato di essere la casta più all'avanguardia del mondo"
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«Mi congratulo con il Consiglio regionale della Calabria, che ha dimostrato di essere la casta più all’avanguardia del mondo». Lo afferma, in una nota, la deputata M5s Dalila Nesci, con riferimento alla recente approvazione del Protocollo di gestione della presenza del personale dipendente o di altre pubbliche amministrazioni assegnato alle strutture speciali del Consiglio regionale. «In sostanza – afferma la parlamentare 5stelle – il Consiglio regionale ha certificato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le centinaia di dipendenti delle strutture speciali non hanno finora avuto l’obbligo di timbrare, potendo agire in tutta libertà, magari per la campagna elettorale dei consiglieri regionali danti causa». «Si tratta – incalza la parlamentare – di uno scandalo nazionale a cielo aperto, anche perché sulla presenza in ufficio dei dipendenti in questione pende a Reggio Calabria un’inchiesta su esposto del Movimento 5stelle. Adesso c’è la prova madre, che arriva da una deliberazione inequivocabile, con cui il Consiglio regionale ammette il costume e l’andazzo datati, circa la gestione di quel personale». «Nel Protocollo approvato – precisa la parlamentare – si introduce l’obbligo di timbratura e il sistema per aggirarlo sino ai prossimi mesi. È un capolavoro d’alta scuola, al solito a spese dei contribuenti. Il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, dica quanti sono i dipendenti in argomento, come sono stati finora controllati e quanto sono costati ai calabresi. Sollecito la Procura di Reggio Calabria a procedere in proposito, perché la politica non ha ritegno, per cui la magistratura è costretta ogni volta a supplire».