Lo schiaffo. La storia di una “scaligera” in un giorno di ordinaria dignità Come una Mona Lisa indiavolata esce dalla sua cornice e fulmina con sguardi, tuoni, saette e ceffoni
Quando le giornate hanno il significato dell’uggiosa vita dentro lo stagno alimentato dalla pioggia battente e si lascia trascinare in un fiume in piena, como di vigorosa bellezza e prorompente audacia, ma soave nobile di scaligera provenienza, si presenta in un luogo simile al sepolcro imbiancato ornato da pensieri stantii.
Lei, la scaligera di provenienza nobiliare, si presenta davanti al “sepolcro”, un titolare di un’azienda circondato da scribi e farisei, con galoppini d’antan con contratto Co.co.co in progresso decadente.
Una donna così amabile ed amata, dove i confini degli orizzonti si abbracciano nel sapere dentro il sapere, dotata di nobili intenzioni come dell’entusiasmo di donare la laboriosa sapienza e al contempo donare di lucentezza e di colori quel sepolcro imbiancato ed attaccato dalla spocchiosa muffa caratteriale di energumeni di coscienza con la pietà di una iena sopra una carogna.
La proposta era di pochi spiccioli che non avevano nulla a che fare con la dignità di una civiltà né con la maestosa presenza della scaligera, monumentale e di sguardi pericolosi.
Nove ore di lavoro, solo nove ore di lavoro in cui la distanza aumentava come un vortice di inconcludenze e di effimeri vantaggi, dove le ore vengono conteggiate in molliche di pane per piccioni.
Ma lei presa d’assalto e da orgoglio scaligero di fresca provenienza, audace nelle sue idee come nelle azioni di un’amazzone, guerriera coraggiosa di un combattimento ordinato dagli dei, in un attimo con un abile spadaccino, e notandosi al contempo uno spostamento d’aria nel fragore di un rumore che le persone nelle vicinanze avevano scambiato come un’eruzione vulcanica, ma è stato lo schiaffo dalle note roboanti della scaligera in veste di amazzone al titolare d’azienda, lasciando così il ricordo rosso vivo, e facendo dono di un colore a quel sepolcro imbiancato dove una scrivania solitaria diviene una cattedrale di un deserto di emozioni e …dolori!
(GiLar)