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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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“L’imprenditore che omette di denunciare non ha alibi né coraggio” Questa la posizione di Bruno Polifroni, figlio dell'imprenditore Nino, ucciso a Varapodio nel 1996, per non essersi piegato alle estorsioni dei clan

“L’imprenditore che omette di denunciare non ha alibi né coraggio” Questa la posizione di Bruno Polifroni, figlio dell'imprenditore Nino, ucciso a Varapodio nel 1996, per non essersi piegato alle estorsioni dei clan
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“E’ vero, sono stato destinatario di un’interdittiva antimafia, subito sospesa e poi annullata dall’On. TAR di RC, perché a mio fratello veniva contestata l’omessa denuncia di una presunta estorsione.

In tale occasione abbiamo scelto, coerentemente con gli insegnamenti ricevuti da nostro padre, di evitare sia in privato che in pubblico ogni facile polemica.

Per quanto ci riguarda, lo Stato, nel suo complesso, ha sempre dimostrato di funzionare.

Niente può cancellare il fatto che nel momento del vero bisogno, allorquando nostro padre fu ucciso, siamo stati aiutati e protetti e ci è stato consentito di poter continuare a lavorare con dignità.

Oggi le notizie di stampa ci inducono a rendere pubblico il nostro pensiero: l’imprenditore che omette di denunciare non ha alibi ….. né coraggio.

Se lasceremo questa terra lo faremo solo per il desiderio di nuove esperienze e per favorire una crescita imprenditoriale e professionale che, senza l’aiuto delle istituzioni alle quali ci siamo sempre rivolti con fiducia, non sarebbe mai stata possibile”.

Queste le dichiarazioni di Bruno Polifroni all’indomani della nota di Confindustria, attraverso la quale affermava di stare dalla parte del Procuratore di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, che proprio ieri ha sostenuto che c’è “scarsa collaborazione degli imprenditori calabresi nella denuncia delle estorsioni”.

Bruno Polifroni è il figlio di Nino, imprenditore di Varapodio che venne ucciso nel 1996, dopo una lunga scia di atti vandalici e attentati intimidatori, per non essersi piegato ai tentativi di estorsione mafiosa. L’impresa edilizia che aveva fondato e che faceva gola ai clan è ora gestita dai tre figli, che ogni anno ricordano il padre, vittima della criminalità organizzata, con un concorso rivolto agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado di Varapodio. Il concorso prevede il conferimento di 20 borse di studio ad altrettanti studenti.